Comitato Centrale: cosa manca a questa categoria?
Sheraton Roma, 20 aprile 2012, ore 10.30: si apre il sipario sul tanto atteso, quanto discusso, Comitato Centrale. Presidente dello stesso Lucio Modestini, e sua Vice Paola Cobbe, ambedue votati per acclamazione.
Comitato Centrale che è stato anticipato da varie “ diatribe” che si sono accavallate, su e giù per l’Italia, a colpi di “mozioni”, alcune al vetriolo e parecchio faziose, soprattutto quando le stesse sono rivolte a un gruppo dirigente insediato al vertice da soli tre mesi. Critiche e sostegno, tutte provenienti dai Comitati Regionali, che si devono riunire “obbligatoriamente” ante Comitato. Gli stessi sono frequentati dai Presidenti Provinciali della Regione di appartenenza e dai loro Vice. Proprio per la “bagarre” innescata pochi giorni prima del Comitato Centrale, si è alimentata l’attesa per la relazione del Presidente Demozzi. L’aspettativa non è andata delusa: l’intervento del Presidente ha toccato tutte le “corde” con mano sicura, sia quelle positive che quelle negative, ma anche estremamente critiche verso ciò che era stato fatto e quello che si poteva fare. Con chiara onestà intellettuale.
Come Presidente, ha avuto il coraggio di proiettare all’Assemblea un’immagine vera, equilibrata, priva di demagogia di questo Sindacato Nazionale Agenti. Si è percepita chiaramente la fatica profusa in questo breve lasso di tempo che lo vede al vertice, ma anche l’entusiasmo e il desiderio di voler dare il meglio di sé alla categoria, in tandem con la sua squadra. E’ cosciente che deve dare seguito a quanto promesso in fase elettiva. Chiude la relazione morale mandando un messaggio chiaro: “il dibattito che seguirà potrà essere anche un confronto duro ma, usciti da questa sala, diamo, a chi ci osserva, controparti e colleghi, una sembianza di unità”. Sentiti applausi. Segue l’approvazione del bilancio 2011, che viene illustrato dal Presidente Vicario Giancarlo Guidolin e che è stato certificato dallo studio Frera & Borboni, proprio perché, essendo Sna un ente “no profit”, grazie alle nuove disposizioni legislative, ha necessità di massima trasparenza. Il Sindaco revisore Carfagna legge la relazione del Collegio Sindacale, nella quale si dichiara corretto quanto sottoposto alla loro vigilanza. Malgrado ciò, c’è stato qualche momento di tensione provocato da componenti dell’Esecutivo “uscente” ma, alla fine, è stato approvato a grande maggioranza.
Segue dibattito sulla relazione. Molti interventi hanno toccato un medesimo tema, l’art.34. Su questo argomento gli oratori si sono sbizzarriti con critiche feroci e consigli realmente fantasiosi. Da più parti se ne chiede l’abrogazione, altri chiedono solo “modifiche”. Infine, il fatto che sia tuttora “legge”… è ragione sufficiente per tentare di “delegittimare” l’Esecutivo Nazionale. Alcuni commentano il tentativo, portato avanti da Demozzi, di ottenere dall’Isvap la collaborazione di “A con A” per i rami elementari. Anche in questo caso si è ascoltato “tutto” e il suo esatto contrario: chi vedrebbe l’intervento come concreta possibilità di maggior lavoro, chi come la “fine” della categoria…
In altre parole, questa Assemblea pare non abbia apprezzato il dialogo “fortemente” ricercato da questo Esecutivo con il potere politico che, come sappiamo, non ha prodotto risultati concreti. Purtroppo. A mio parere, rifletterei maggiormente sulle potenti “lobby” messe in pista dalla Confindustria assicurativa. Nessuno ha spiegato ai convenuti quali armi avrebbe potuto usare l’Esecutivo per bloccare questi meccanismi di intervento sul D.L., la successiva modifica, ma anche, e soprattutto, il “sistema” Italia, gli “intrecci” tra finanza e potere politico, gli appoggi vari… in altre parole il “malcostume” nostrano! Di più: ho ascoltato interventi che accusano questo vertice di aver frammentato la categoria, di NON aver ascoltato la voce espressa dall’opposizione che voleva sfogare la propria impotenza persuasiva, portando tutti in piazza: una grande manifestazione, sullo stile dei tassisti. Con buona pace degli ultimi scioperi… andati deserti! Alta dose di populismo. Si percepisce una critica fine a se stessa, quasi il desiderio di seminare zizzania. Sono, per fortuna, casi isolati, forse una possibile ricerca di un passato che non si è riusciti a “fermare”.
Ovviamente, altri colleghi hanno espresso la propria sicura approvazione per la strategia portata avanti da questa squadra, composta da giovani pieni di entusiasmo, competenza e volontà di ottenere risultati per tutti: mono e plurimandatari.
Resta infine la curiosità di chiedersi a cosa sia servito l’incontro dell’11 aprile a Milano, tra i maggiori esponenti dei Gruppi Aziendali, Esecutivo Nazionale e l’Unapass, recato in porto con ferrea volontà dal Presidente del “Comitato dei Gruppi“ Tonino Rosato. Certamente molti colleghi avevano capito che la riunione tra i “grandi” di questo sindacato, il leale apporto di Rosato verso l’Esecutivo Nazionale, sempre equilibrato e rispettoso dei ruoli, avrebbe potuto coinvolgere le diverse anime con un “trattato” di pace. La concreta speranza di fermare quello che a molti appare non una legittima battaglia ideologica tra i vari leader, ma una vera e propria “resa dei conti”. Questa percezione è stata avallata dai molti commenti uditi tra i corridoi. Non belli.
Le ore sono trascorse veloci e gli animi si sono acquetati. Alle 19 molti agenti erano andati via: treni e aerei non potevano aspettare.
Il Presidente Demozzi, proprio sulla scia delle critiche incassate, chiede consigli sul “come” argomentare l’incontro che si dovrà svolgere, lunedì 23 aprile, presso l’Isvap, unitamente a Unapass: primo colloquio con i vertici dell’Istituto di Vigilanza, che è incaricato dal Governo a trovare soluzioni attuative all’art. 34, quasi ingestibile. Mancando il numero legale, il Presidente Modestini non può chiedere una votazione, ma ripiega su “un’espressione di volontà“. L’unanimità dell’assemblea ancora presente, per alzata di mano, (opposizione compresa) dà incarico al Presidente Demozzi di fare il possibile per richiedere all’Isvap una possibile abrogazione dell’art.34, e la tanto discussa collaborazione di A con A, anche per i rami elementari.
Dispiace dover sottolineare che, in un’intera giornata di dibattito, quasi nessuno ha sentito il desiderio di suggerire qualcosa di fattibile. Cosa manca a questa categoria?
A mio parere, è carente l’obiettivo di motivare la categoria migliore su un tema di sostanza: la cultura associativa, il gioco di squadra. Non come vezzo o parola né, tantomeno, in tempi di duro confronto con la realtà, come appannaggio di una ristretta fascia di persone.
La “cultura associativa”, insisto, è un alimento da assicurare a tutti, perché tutti siano liberi di scegliere.
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