E’ possibile, oggi, arrivare sereni alla terza età?
L’intera Europa sta attraversando un momento decisamente grave. Non siamo solo noi europei ad attraversare la più terribile crisi economica dopo quella del 1929. Le Borse sono in fibrillazione e fuori controllo, lo spread oscilla paurosamente e la sofferenza dei debiti pubblici angoscia intere nazioni.
Volgendo lo sguardo al nostro “ stivale “, ci rendiamo conto che tra le cose più serie che gli italiani devono affrontare c’è, indubitabilmente, quello della longevità. L’indice di sopravvivenza si è elevato notevolmente , certamente grazie anche ad un diverso modo di consumare l’esistenza dell’ultimo cinquantennio (migliore alimentazione, maggiore igiene, prevenzione ). Viviamo molto di più, le aspettative di vita sono maggiori, meno timore per una “vecchiaia” che vediamo sempre più lontana e che preferiamo definire “terza età”.
Dunque la vita si è allungata parecchio.
Un’indagine elaborata dalla società “EPISTEME”, commissionata da un importante Gruppo assicurativo, lo conferma. Nel XXI secolo gli over 65 erano 1 su 3. 1 su 10 negli anni post bellici (1950), e oggi, 1 su 5. Noi donne ci avviamo decisamente verso il traguardo degli 85 anni….. E sono tanti.
Dovremmo essere contenti di vivere di più?
Mica tanto.
Il timore degli intervistati, un vasto campione, dichiara soddisfazione nel sapere che si vive maggiormente ma…. esiste un… ma! Il 25% afferma che tutto andrebbe bene, sempre che nel proseguo dello scorrere degli anni, la qualità della vita sia “decente”. Il 65% è letteralmente terrorizzato dalla eventuale possibile “perdita” dell’autosufficienza, con sempre maggiore angoscia per la possibilità che non sia l’interessato a poter “decidere” sulla propria esistenza.
Questa paura s u p e r a anche coloro che hanno timori per il sostentamento futuro, nella ragionevole apprensione di una pensione poco dignitosa.
A questa indagine, fa eco il Ministro della Sanità, Renato Balduzzi, che afferma (dal “ Il Giornale” - 13/4/2012) ,” dopo aver ampiamente esplicitato la mancanza di fondi per il suo Ministero, e le gravissime difficoltà nelle quali si dibatte l’intera popolazione, sarebbe utile una “ riformulazione” dei ticket; indica le ampie zone di spreco dove necessariamente è obbligatorio intervenire… (ma quando?); chiede inoltre : “ una forma di assicurazione sociale o b b l i g a t o r i a per coloro che non sono autosufficienti. Continua comunque convinto, che non sarà possibile “obbligare” il cittadino a versare una somma per c o p r i r e l’eventuale futura non autosufficienza. La riterrebbe una ulteriore tassa. Prosegue: oltre tutto, già ora, sulla non autosufficienza , si misurano le ingiustizie più evidenti, visto che ci sono Regioni con o t t i m i servizi e altre che non offrono n u l l a ! “ . Questo afferma il Ministro.
Attenuare la sensazione di incertezza sul futuro di tutti, è p o s s b i l e ? A mio parere, si.
Insisto ad esplicitare il mio pensiero sulle gravi latitanze e responsabilità delle imprese di assicurazione italiane che, dagli anni ’50 ad oggi, non hanno creato cultura assicurativa, innovazione, ricerca; non sono state capaci di offrire prodotti utili alla collettività, se non quelli che finanziariamente hanno reso molto e poco inciso sulle loro riserve. Il ramo RCAuto, seguendo il ragionamento, fa luce sull’argomento. Conosciamo tutti la solita litania sulla malavita organizzata , sui sinistri falsi che costano, sui pezzi di ricambio che aumentano sistematicamente, ecc., ecc.…. Le compagnie, in questo caso “u n i t e” , rappresentano la “ rca “ come la causa delle loro perdite economiche, però…., malgrado le dichiarazioni pubbliche, è difficile credere e comprendere come, su un settore in così forte … “perdita”… si possano costantemente investire milioni di euro in pubblicità, per magnificare agli italiani le c.d. compagnie telefoniche, che vendono sempre polizze auto, ovviamente con prodotti scontatissimi (dai quali “battage”, però, vengono rigorosamente escluse, le “garanzie” prestate, zoccolo duro di un contratto assicurativo, e tutti ne valutiamo le possibili conseguenze). Ancora una volta non si da la giusta informazione e quel poco che si fa, è “viziato” dagli interessi di bottega!
Solo recentemente hanno fatto capolino, nel mercato italiano, alcuni prodotti determinanti per la nostra collettività; ad esempio, la “long term care”, copertura assicurativa che si attaglia, come un abito su misura, alle “paure” degli esseri umani che possono anche ipotizzare una vita media più lunga ma… non è dato sapere in che stato di salute ci si arrivi. Questo prodotto, che valuto estremamente utile nel corso della vita, garantisce una rendita mensile, il cui importo della stessa, viene stabilito tra le parti e poggia ovviamente su quanto l’assicurato è disponibile a versare annualmente e non solo su questo. La polizza aiuterebbe a coprire il fabbisogno, in caso di perdita dell’autosufficienza e delle più elementari esigenze della vita quotidiana. Nelle garanzie prestate sono “ incluse” le malattie mentali o cause organiche, come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer, ambedue irreversibili, con risvolti realmente tragici per chi ne è colpito e per la famiglia: assistenza, accompagnamento, cure mediche e farmaci costosissimi.
L’argomento “welfare”, oggi di moda, pare non tocchi più di tanto le compagnie di assicurazione. Dalle stesse si impongono risposte esaustive sul ruolo sociale che vogliono assumere. Potrebbero diventare i “veri attori” del terzo millennio e struttura portante della società civile. Infine, se le imprese assicuratrici si relazionassero maggiormente con Regioni , Province e Comuni , stipulando “convenzioni” ad hoc, spalmando quindi su grandi numeri i costi delle garanzie, ne ricaveremmo prezzi decisamente inferiori e gli eventuali sinistri inciderebbero meno, grazie all’incidenza di un maggior numero di teste assicurate.
Sempre le compagnie, è il mio pensiero, dovrebbero saper comunicare agli italiani il loro vero, insostituibile ruolo sociale, prendendo in considerazione la possibilità di vere e proprie campagne pubblicitarie, queste sì, sulla valenza insostituibile del settore e di alcune particolari polizze, che potrebbero allontanare i timori di coloro che si avvicinano alla terza età, di chi teme una malattia alla quale non si può far fronte per mancanza di mezzi , alla perdita repentina della vera “entità economica “ di una famiglia: marito o moglie che sia.
La qualità del servizio, la professionalità dell’intermediario e la sua consumata esperienza sul campo, potrebbero garantire quelle protezioni sociali , nelle varie fasi dell’esistenza, che nessun Governo, ad oggi, ha saputo donare a questa tanto bistrattata nazione.
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