Prudential: la migliore dell’intero pianeta!
Così ha sentenziato nel mese di marzo la rivista “Fortune”, che ha reso noto ai propri lettori la classifica di “World’s Most Admiral Companies “ di quest’anno: al primo posto, tra le più grandi compagnie assicurative per la categoria “life and health” c’è Prudential!
Seconda, terza e quarta – rispettivamente - AFLAC, NEW YORK LIFE e NORTHWESTERN MUTUAL.
La scalata al primo posto, dal 2009 ad oggi, è stata progressiva, voluta e mirata .
Così ha confermato il “Chief Comunication Officier “ Bob De Filippo. Un riconoscimento, questo, che ha gratificato tutti coloro che al risultato hanno partecipato.
“Fortune” elabora la graduatoria sulle compagnie, approfondendo ben nove fattori: reputazione, innovazione, gestione del personale, utilizzo degli asset aziendali, responsabilità sociale, qualità del managemant, solidità finanziaria, investimenti a lungo termine, qualità prodotti/servizi e competitività a livello globale.
Le compagnie prese in considerazione sono state 698 che operano in 32 diversi Paesi. Praticamente l’intero pianeta!
Dando uno sguardo al mercato italiano vita (e non solo), ci si rende subito conto di quanto lontani siamo da questo scenario.
I nove parametri presi in considerazione da “Fortune” sono, per le associate Ania, pressochè irraggiungibili. Sarebbe difficile individuare tra le nostre imprese, operanti nel ramo, anche solo tre o quattro di quei criteri che hanno magnificato lo standard di Prudential.
Non ci sorprende più del dovuto questa situazione. In una Italia devastata dalla crisi economica, con un welfare massacrato in ogni suo aspetto, nulla sarebbe più necessario alla nazione di una “previdenza integrativa” eccellente. Non è proprio così. Ancora oggi i prodotti lasciano a desiderare, la tecnica attuariale viene sacrificata, non di rado, alle esigenze di “cassa” delle compagnie, la trasparenza di chi vende il contratto vita, mi riferisco essenzialmente agli sportellisti degli istituti di credito e uffici postali, lasciano molto a desiderare. Anzi moltissimo, nell’assoluto tacito assenso di coloro che “dovrebbero” controllare, su un ramo tanto delicato quanto lo può essere il ramo vita, terzo o quarto “pilastro” del futuro di molti italiani.
Ad avallare l’opinione personale di quanto arretrate siano le imprese del Bel paese, leggiamo una nota negativa di Federico Faccio, senior director degli analisti assicurativi di Fitch, che stigmatizzando la serissima crisi dell’Eurozona, rimane convinto che questa situazione sarà la maggior “sfida” per le compagnie italiane, alla quale si deve aggiungere il grave problema di Solvency II. Questo particolare momento è presumibile vada ad aggravare il rating di molte imprese, che resterà sotto pressione per almeno altri due anni.
Fitch ribadisce che per il ramo vita, le compagnie nostrane ancora una volta hanno messo in evidenza un serio indebolimento dell’adeguatezza patrimoniale che potrebbe anche diventare volatile, ma anche e, soprattutto, della redditività stessa.
Non possiamo vedere “rosa” in questa situazione né – oggi come oggi- ci possono consolare speranze di miglioramento: i bilanci 2010, anche nel ramo vita, sono condizionati da un “profondo rosso”!
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