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La disoccupazione, una piaga tra diritti e doveri

Cifre terribili della crisi: 273.000 posti di lavoro persi nell'ultimo anno in Italia; 3.307.000 il numero dei disoccupati raggiunti nel 2011 (ultimo dato certo); 46% il tasso dei giovani a spasso" nel 1° trimestre 2014 (Istat).
Sono cifre che fanno riflettere e a questi dati - per voler essere maggiormente precisi - devono essere aggiunti anche i numeri pubblicati dall'Istituto Europeo di Statistica (Eurostat) del febbraio 2014, secondo il quale, il nostro Paese può tristemente vantare, si fa per dire, uno dei tassi più alti di crescita in pejus rispetto al 2013: ben il 13%, contro un dato medio europeo del 10,6%.
Quanto emerge dall'indagine è già ai più conosciuto: sono i giovani ad essere i più colpiti da questa economia disastrata. Un ragazzo su due cerca un lavoro senza riuscirvi.
Questo non vuol dire che sia più facile per i meno giovani, la "mezza età".
E' un segnale di forte stagnazione per tutti i settori merceologici, professioni comprese.
A questo quadro, non certo idilliaco, si deve aggiungere anche la valutazione di un paese spaccato a metà: per il Nord vale quanto sopra detto (occupazione per un giovane su due), al Sud una persona su quattro.
Dove indirizzare, come consigliare chi è in cerca di lavoro?
Per questo scopo, reputo Internet fondamentale, strumento insostituibile. Sapersi muovere sui social network, però non basta. Se si hanno competenze specifiche, ma non si sanno "evidenziare", la presenza sul web non sarà di grande aiuto.
Questo mezzo è solo un pezzo di un grande "puzzle" da comporre e scomporre in base alle necessità. Si deve evidenziare in Rete la propria esperienza e settore di competenza, mettere poi in rilievo caratteristiche che vadano ad attrarre l'interesse delle aziende alle quali è indirizzato il messaggio. In altre parole mettere in luce i punti di forza. Quindi, prima di dare il via alla ricerca di lavoro , utile sarebbe mettere a fuoco ciò che veramente sappiamo far bene ma anche "allenarci" a raccontare le nostre reali esperienze e capacità.
Le aziende oggi per ridurre il rischio precipuo della "selezione", puntano sul passaparola, su chi magari hanno già visto all'opera come consulenti o stagisti. Sia ben chiaro, non stiamo parlando di "raccomandati".
Certo i tempi sono cambiati, ahimè, ed è utile sapersi adattare all'evoluzione di un mercato in continua perenne metamorfosi.
Sottolineo quanto sia indispensabile mandare in soffitta l'atteggiamento mentale del "posto fisso". Oggi tutto si è trasformato e nessuno più garantisce di poterlo trovare e saperlo conservare.
L'unico vero patrimonio di chi cerca un lavoro è il proprio bagaglio di competenze specifiche, che nella sostanza rappresentano la "dote" di ogni singolo individuo.
Certo nel mondo del lavoro è utile avere coraggio, essere attivi, possedere magari una idea che si considera vincente, per avere un'alternativa utile per mettersi in proprio, nonostante la crisi, ponderando con cura i vari rischi, ma anche le aspettative!
Come possiamo constatare dal 2011, c'è stato un grande balzo all'indietro di ben cinque punti: il tasso di disoccupazione era l'8%.
Non c'è speranza, allora?
No, le speranze ci sono.
La "nostra" Italia ha dimostrato sufficientemente, in varie occasioni, di sapersi riprendere, farsi rivalutare da tutti, Germania compresa, sino a diventare il terzo Paese industrializzato! In questa situazione c'è quasi tutta l'Europa, chi più e chi meno.
Certo, lo abbiamo detto: il mondo è cambiato.
Le ultime decisioni del Governo Renzi sono in dirittura di arrivo e hanno l'obiettivo di aiutare il mondo del lavoro ma anche di andare incontro alle imprese, strangolate dalla deflazione, sostenute da ben poca fiducia e con l'unico obiettivo di ridurre le spese, comprese quelle dell'assunzione di nuovo personale.
I giovani faticano tanto nel trovare qualcosa su cui poter contare.
Forse, dico forse, in alcuni casi manca la specializzazione in un determinato settore e questo aggrava la situazione. Le aziende vorrebbero trovare personale con specifiche competenze che, non di rado, mancano. Non si trovano.
Illo tempore si andava, senza problemi, a fare il ragazzetto di bottega dall'artigiano o commerciante che aveva il compito, la pazienza e la capacità di far crescere professionalmente il cosiddetto "capitale umano" che transitava nella sua orbita. Insegnava un lavoro, a volte difficile, creando così personale specializzato. Esisteva anche l'apprendistato, scomparso nell'alveo dei tanti "diritti", che a volte hanno fatto perdere di vista i conseguenti "doveri".
In chiusura, mi sento di consigliare a chiunque di utilizzare la Rete con grande prudenza, perché la condotta on line (web reputation) come viene chiamata dai "cacciatori di teste", potrebbe andare a compromettere il miglior curriculum vitae.
Dal web emergono miriadi di indicazioni, pubblicate dall'interessato sul suo modo di essere e di pensare.
Una foto sbagliata, un commento eccessivo o poco ortodosso, un'opinione politica esposta male, unitamente ad altri dati pubblicizzati per "apparire", spesso, troppo spesso, come poi non si è, sono campanelli di allarme che vanno solo a discapito dell'interessato.
Una ricerca attraverso Google o sui social network è semplice, velocissima e, qualche volta, può rivelarsi dannosa.
Questo non vuol dire che ci si deve togliere dalla Rete! Internet è, e resta, un formidabile mezzo di espressione che va usato al meglio. A queste semplici regole dettate solo dal buon senso, va spalmata una buona dose di cautela nella "condivisione", ormai tanto diffusa: l'audience a cui ci si rivolge, non è né piccola né controllabile. E' bene riflettere, sempre, prima di cliccar su "mi piace" o simili.
La mia generazione vantava sogni e speranze: proprio ciò che viene a mancare oggi.
Forse le vecchie "lotte" per una migliore distribuzione dei diritti, spalmati con maggiore equità, hanno certamente avuto successo.
Forse troppo.
Le conquiste del passato, che oggi appaiono come straordinarie e che da quelle generazioni vennero date come "acquisite", hanno fatto spesso dimenticare quel senso del dovere ma anche dell'etica, che doveva servire ad una gestione del potere equilibrata, dando spessore anche morale nei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro.
Potrebbe essere che questa società non ha saputo gestire, o non è stata in grado di gestire, tanto "ben di Dio"?
Credo, penso che la libertà e il senso di " onnipotenza" che ha regnato nell'ultimo cinquantennio, un po' su tutti, siano state materie delicate e difficili, forse troppo difficili da amministrare.
Così come la storia ci ha insegnato, esistono i corsi e i ricorsi!!
Vedremo cosa ci riserva il futuro!!

Carla Barin

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