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Ritorna in voga la bicicletta… di necessità virtù…

La mobilità urbana cerca alternative concrete al caos, allo smog, ai costi. Una di queste è certamente lei, la bicicletta!

Questo mezzo di trasporto, la cui origine quasi rudimentale nasce nel 1817, è attribuito a un barone tedesco, certo Karl Drais, che voleva evitare di andare a cavallo. La stampa di allora battezzò la sua invenzione draisine", così anche in Italia. Nel corso dei decenni successivi l'invenzione venne migliorata parecchio. Le prime "draisine" erano spinte in avanti facendo pressione per terra con i piedi. I pedali vennero aggiunti circa 40 anni dopo.
Questo velocipede ebbe la sua rinascita attorno al 1864 a Parigi. L'antesignana della moderna bicicletta fu la "Coventry" (1884), mezzo sicuro, con le due ruote di pari dimensione e trasmissione a catena.
Tanti i miglioramenti, sino al pneumatico sulle ruote che contribuì ad aumentarne il confort.
Durante gli ultimi 100 anni grazie alla tecnologia, allo sviluppo che ebbe in America, ma non solo, diciamo un po' tutto ha contribuito a farne un vero mezzo di trasporto serio.

E' evidente che in molte città (poche italiane) è sempre più sentito l'uso della stessa, in alternativa alle auto e ai mezzi pubblici. Diverso e più avanzato il pensiero di alcuni nostri Comuni, che si stanno attrezzando in questo senso: piste ciclabili, posteggi per biciclette, il tutto per alleggerire il traffico locale e trovare nuovi sistemi non inquinanti.
Ad esempio, gli assessori ai trasporti di Torino, Milano e Bologna hanno recentemente scritto al Ministro incaricato, per lamentare il ritardo nell'ambito di normative e interventi volti a favorire l'uso delle due ruote in città e auspicando inoltre una "revisione" della bocciatura, in sede di Commissione alla Camera, del fatidico e tanto discusso "senso unico", eccetto le bici.

La riforma del Codice della Strada è importante per colmare il divario tra il nostro Paese e il resto d'Europa in termini di nuova mobilità, nonché per rendere più efficaci e veloci, possibili interventi a favore della ciclabilità, ma anche per armonizzare la normativa italiana con quella di molte altre realtà europee.

Va inoltre tenuto presente che il "senso unico eccetto la bici, " le case avanzate, le zone 30, sono tutte azioni diffuse da tempo in quasi tutto il territorio europeo che hanno saputo dimostrare, con la pratica, la propria efficacia. Sarebbe giusto " n o n r i n u n c i a r e" anche solo a sperimentare come alleggerire il traffico e l'inquinamento che ne consegue.

Mentre il Governo pensa al modus operandi per riorganizzare i trasporti, aumentano le aree pedonali e si spinge verso il " bike-sharing ".
Purtroppo, da parte degli automobilisti non c'è grande attenzione nei confronti dei ciclisti e, non di rado, neppure dei pedoni. Coloro che scelgono di viaggiare su due ruote sono costretti sempre più spesso a subire le "disattenzioni" di coloro che stanno al volante di un'auto.

L'Istat ci informa che rispetto al 2012 gli incidenti nei confronti dei ciclisti hanno subito un'impennata del 2,5% e del 2,7% i feriti.
I rischi per coloro che percorrono le arterie cittadine sono tanti e spesso poco prevedibili. Un'ancora di salvezza c'è: usare il casco anche in bicicletta è una protezione fondamentale. La scelta non è difficile. Deve essere di buona qualità (in questo caso mai barattare "sicurezza" al risparmio di poche decine di euro). La scelta sui prodotti in vendita è abbastanza ampia. Sollevo il problema perché un casco fa la differenza e in una brutta caduta lo stesso può veramente salvare la vita. E' comunque indispensabile acquistare solo prodotti omologati (EN1078).

Il casco deve rispondere alle principali esigenze di sicurezza, soprattutto deve essere in grado di assorbire gli urti in caso di caduta ma "anche" deve avere un sistema di "aggancio" pratico ed efficace, che permetta di poterlo sganciare velocemente in caso di emergenza.
Va comunque sottolineato che, al di là del modello e marca, lo stesso è efficiente solo se indossato correttamente, ben posizionato in modo orizzontale e allacciato regolando il cinturino, al fine di attutire eventuali colpi.

Certo che, al di là dei mezzi di protezione basilari, i ciclisti devono osservare alcune elementari regole, comprese quelle che il Codice della Strada impone.

Prestare la massima attenzione alle luci elettriche, al campanello che deve sempre funzionare e farsi sentire, mettere sulla bici "catadiottri" omologati rossi posteriori, gialli sui pedali e sui lati di ciascuna ruota.
Nelle ore serali va indossato giubbotto o bretelle ad alta visibilità. Trasporto bimbi mai più di uno alla volta e lo stesso non deve avere più di otto anni.

Questo nuovo modo di affrontare la viabilità ha attirato l'attenzione anche degli uffici sviluppo/studi/marketing di alcune imprese di assicurazione, che hanno predisposto prodotti ad hoc, proprio per gli appassionati delle due ruote che crescono in modo esponenziale.
Polizze assicurative che sono, come sempre in qualsivoglia occasione, indispensabili per tutti coloro che affrontano il traffico infernale delle varie metropoli.

Garanzie ampie a un costo accessibile, ma comunque sempre rapportato a come il potenziale assicurato desidera proteggersi. Si parte dal furto della bicicletta, ovviamente non lasciata in strada con un catenaccio che si apre con una piccola forcina, ma solo se posteggiata in un box o cantina. Assistenza in caso di rottura o incidente, con soccorso medico e anche qualcuno che ritira la bici guasta e si preoccupa di riportare a casa il ciclista; responsabilità civile per la tutela in caso di danni arrecati a terzi mentre sei alla guida della tua bicicletta; garanzia infortuni per il guidatore sia in Italia sia all'estero.

Alcune compagnie garantiscono anche la tutela legale in caso di possibile controversia con il "terzo".

In altre parole un mercato nuovo si apre e tutto da scoprire, anche nei confronti delle due ruote, giusto per avvicinarsi anche ai ciclisti europei che mai monterebbero in sella alla propria biciletta, senza un'adeguata copertura assicurativa!

E i ciclisti italiani?

Speriamo siano più responsabili di quei quattro milioni di automobilisti che girano senza Rc auto ...

Carla Barin

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