Chi manipola i nostri dati?
Siamo ormai abituati, nel pieno della rivoluzione digitale, ad acquistare online la maggior parte dei prodotti e servizi. Ogni volta che effettuiamo una transazione digitale ci affidiamo a siti più o meno sicuri ai quali comunichiamo i nostri dati sensibili. Ma soprattutto apriamo le porte dei nostri risparmi, condividendo i numeri delle carte di credito e debito.
La preoccupazione maggiore è che i dati trasmessi online e conservati sui server non vengano criptati in maniera corretta. Con il rischio che questi possano essere rubati e riutilizzati fraudolentemente. Allo stesso tempo, però, non si fa così tanta attenzione quando i numeri magici vengono comunicati via telefono, confidando nell’onestà degli operatori, o nell’infallibilità del sistema.
Nel Regno Unito è stata lanciata a tal proposito un’indagine volta a monitorare il comportamento degli intermediari assicurativi che hanno a che fare con gli acquisti via telefono. Partendo dal presupposto che esistono dei protocolli ben precisi da seguire per minimizzare il rischio di furti, i risultati che sono emersi non possono lasciare tranquilli i clienti inglesi.
L’analisi ha preso a campione circa 200 intermediari assicurativi, che sono stati contattati da ipotetici acquirenti. Tra questi, solo l’1% adotta le misure necessarie per eliminare con certezza assoluta il rischio che i dati trasmessi entrino in contatto con membri dello staff o che vengano registrati su supporti informatici non sicuri.
In particolare, l’errore più comune è quello di richiedere ai clienti di comunicare a voce o di digitare sulla tastiera telefonica i propri codici, senza aver predisposto le necessarie misure crittografiche. Il risultato è che da un solo errore si generano due conseguenze altamente negative per il settore assicurativo: un calo della sicurezza dei clienti, ma allo stesso tempo della reputazione degli operatori.
Inoltre si prospettano per gli intermediari sanzioni di non poco conto da parte della Payment Card Industry Security Standards Council. Si dice nell’ordine delle 10.000 sterline. Una cifra considerevole, che con un colpo di spugna cancella la convinzione di migliaia di clienti, certi che i pagamenti online fossero ricchi di insidie, al contrario di quelli telefonici.
E’ infatti risaputo come la maggior parte degli acquisti “mezzo voce” avvenga perché le persone non si fidano ancora del tutto a comunicare i dati della propria carta attraverso internet. Ma spesso non si accorgono che i numeri trasmessi attraverso la cornetta possono essere facilmente copiati o registrati. Esponendoli a spiacevoli sorprese.
La ricerca, in conclusione, ha fatto emergere un nervo scoperto del sistema. Una falla che dovrà di certo, almeno nel Regno Unito, essere sistemata. Perché si parla sempre più spesso di intrusioni informatiche e di hacker, ma il rischio può celarsi anche nei mezzi di comunicazione più semplici. Sempre attenti, quindi, a divulgare i nostri dati. Non sappiamo chi ci sia oltre lo schermo, ma nemmeno dall’altro capo della cornetta.
La preoccupazione maggiore è che i dati trasmessi online e conservati sui server non vengano criptati in maniera corretta. Con il rischio che questi possano essere rubati e riutilizzati fraudolentemente. Allo stesso tempo, però, non si fa così tanta attenzione quando i numeri magici vengono comunicati via telefono, confidando nell’onestà degli operatori, o nell’infallibilità del sistema.
Nel Regno Unito è stata lanciata a tal proposito un’indagine volta a monitorare il comportamento degli intermediari assicurativi che hanno a che fare con gli acquisti via telefono. Partendo dal presupposto che esistono dei protocolli ben precisi da seguire per minimizzare il rischio di furti, i risultati che sono emersi non possono lasciare tranquilli i clienti inglesi.
L’analisi ha preso a campione circa 200 intermediari assicurativi, che sono stati contattati da ipotetici acquirenti. Tra questi, solo l’1% adotta le misure necessarie per eliminare con certezza assoluta il rischio che i dati trasmessi entrino in contatto con membri dello staff o che vengano registrati su supporti informatici non sicuri.
In particolare, l’errore più comune è quello di richiedere ai clienti di comunicare a voce o di digitare sulla tastiera telefonica i propri codici, senza aver predisposto le necessarie misure crittografiche. Il risultato è che da un solo errore si generano due conseguenze altamente negative per il settore assicurativo: un calo della sicurezza dei clienti, ma allo stesso tempo della reputazione degli operatori.
Inoltre si prospettano per gli intermediari sanzioni di non poco conto da parte della Payment Card Industry Security Standards Council. Si dice nell’ordine delle 10.000 sterline. Una cifra considerevole, che con un colpo di spugna cancella la convinzione di migliaia di clienti, certi che i pagamenti online fossero ricchi di insidie, al contrario di quelli telefonici.
E’ infatti risaputo come la maggior parte degli acquisti “mezzo voce” avvenga perché le persone non si fidano ancora del tutto a comunicare i dati della propria carta attraverso internet. Ma spesso non si accorgono che i numeri trasmessi attraverso la cornetta possono essere facilmente copiati o registrati. Esponendoli a spiacevoli sorprese.
La ricerca, in conclusione, ha fatto emergere un nervo scoperto del sistema. Una falla che dovrà di certo, almeno nel Regno Unito, essere sistemata. Perché si parla sempre più spesso di intrusioni informatiche e di hacker, ma il rischio può celarsi anche nei mezzi di comunicazione più semplici. Sempre attenti, quindi, a divulgare i nostri dati. Non sappiamo chi ci sia oltre lo schermo, ma nemmeno dall’altro capo della cornetta.
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