Ritorno al futuro: assicurare le automobili intelligenti
Che cos’è l’intelligenza artificiale? Una domanda difficile a cui rispondere, mentre il futuro avanza e le invenzioni, più o meno utili all’uomo, si susseguono giorno dopo giorno. Siamo ormai abituati a case ricche di domotica e a macchine che parcheggiano da sole. Ma all’orizzonte si prospettano scenari ancora più ampi. In cui la tecnologia soppianterà l’uomo nelle sue funzioni primarie. Con impatti non indifferenti anche sul settore assicurativo.
Pensiamo, per esempio, a tutte le implicazioni nel comparto dell’Rc auto. Abbiamo già, di fronte agli occhi, casi di veicoli semi-autonomi: con sistemi di controllo per evitare le collisioni. Capaci di mantenersi nella giusta corsia se il guidatore accidentalmente si distrae. Piccoli accorgimenti, che tolgono una percentuale di autonomia all’essere umano e la mettono nelle mani della macchina.
Negli Stati Uniti si è già cominciato a classificare le automobili in base al grado di automatismo raggiunto. L’ente preposto alla sicurezza del traffico ha infatti emanato un documento in cui divide i veicoli in 5 gruppi: a livello 0 ci sino le macchine senza nessuno strumento automatico. Per fare un esempio, una FIAT Panda degli anni ’80. All’estremo opposto, già a livello 4, si trovano tutte quelle macchina con un elevatissimo grado di automazione. Senza volante e senza pedali, nelle quali il guidatore può trasmettere gli input solo in casi di grave emergenza.
Ma, allo stato attuale, a quale gradino della scala siamo giunti? I veicoli del 2015 arrivano solo al livello 1. A livello 2 ci sono macchine che riescono a gestire molte delle funzioni di guida, ma sempre con la supervisione umana. Al 3 l’uomo può ormai dedicarsi ad altro durante la guida, permettendo un multitasking completo.
Percorrendo questo schema è facile cominciare a farsi alcune domande. In particolare, a livello assicurativo, come si farà, nel caso di una collisione, a distribuire le responsabilità tra guidatori? O tra guidatori e macchine? Bisognerà inoltre considerare che, per calibrare traiettorie e velocità, i veicoli avranno bisogno di comunicare tra di loro… Andando a creare situazioni di responsabilità tra macchina e macchina.
Altro punto da considerare è quello relativo alle analisi statistiche che le compagnie dovranno effettuare per quotare i rischi. Senza dati certi e storici sull’effettiva utilità, in termini di sicurezza, di questi sistemi, sarà pressoché impossibile calcolare premi equi. Almeno per i primi anni. Sarà quindi compito dei Regolatori trovare un sistema che permetta alle compagnie di mantenere una certa flessibilità.
Ultimo ma non ultimo. L’azzardo morale. Uno dei concetti chiave della teoria delle assicurazioni. Come si porranno gli assicurati di fronte al rischio di una guida poco prudente, quando sapranno che potranno fare totale affidamento sui sistemi di autocontrollo del veicolo? Un problema psicologico, più che numerico. Ma che influirà secondo me notevolmente sull’approccio che le compagnie dovranno mantenere nei confronti dei clienti.
Come detto, però, siamo ancora al livello 1. La strada da fare, con o senza le ruote intelligenti, è ancora lunga. Ma quello che le compagnie possono fare, assieme agli organismi preposti, alle case automobilistiche e ai Regolatori, è anticipare i tempi. Studiare. Analizzare. Confrontarsi. Per non arrivare tardi all’appuntamento con il futuro.
Pensiamo, per esempio, a tutte le implicazioni nel comparto dell’Rc auto. Abbiamo già, di fronte agli occhi, casi di veicoli semi-autonomi: con sistemi di controllo per evitare le collisioni. Capaci di mantenersi nella giusta corsia se il guidatore accidentalmente si distrae. Piccoli accorgimenti, che tolgono una percentuale di autonomia all’essere umano e la mettono nelle mani della macchina.
Negli Stati Uniti si è già cominciato a classificare le automobili in base al grado di automatismo raggiunto. L’ente preposto alla sicurezza del traffico ha infatti emanato un documento in cui divide i veicoli in 5 gruppi: a livello 0 ci sino le macchine senza nessuno strumento automatico. Per fare un esempio, una FIAT Panda degli anni ’80. All’estremo opposto, già a livello 4, si trovano tutte quelle macchina con un elevatissimo grado di automazione. Senza volante e senza pedali, nelle quali il guidatore può trasmettere gli input solo in casi di grave emergenza.
Ma, allo stato attuale, a quale gradino della scala siamo giunti? I veicoli del 2015 arrivano solo al livello 1. A livello 2 ci sono macchine che riescono a gestire molte delle funzioni di guida, ma sempre con la supervisione umana. Al 3 l’uomo può ormai dedicarsi ad altro durante la guida, permettendo un multitasking completo.
Percorrendo questo schema è facile cominciare a farsi alcune domande. In particolare, a livello assicurativo, come si farà, nel caso di una collisione, a distribuire le responsabilità tra guidatori? O tra guidatori e macchine? Bisognerà inoltre considerare che, per calibrare traiettorie e velocità, i veicoli avranno bisogno di comunicare tra di loro… Andando a creare situazioni di responsabilità tra macchina e macchina.
Altro punto da considerare è quello relativo alle analisi statistiche che le compagnie dovranno effettuare per quotare i rischi. Senza dati certi e storici sull’effettiva utilità, in termini di sicurezza, di questi sistemi, sarà pressoché impossibile calcolare premi equi. Almeno per i primi anni. Sarà quindi compito dei Regolatori trovare un sistema che permetta alle compagnie di mantenere una certa flessibilità.
Ultimo ma non ultimo. L’azzardo morale. Uno dei concetti chiave della teoria delle assicurazioni. Come si porranno gli assicurati di fronte al rischio di una guida poco prudente, quando sapranno che potranno fare totale affidamento sui sistemi di autocontrollo del veicolo? Un problema psicologico, più che numerico. Ma che influirà secondo me notevolmente sull’approccio che le compagnie dovranno mantenere nei confronti dei clienti.
Come detto, però, siamo ancora al livello 1. La strada da fare, con o senza le ruote intelligenti, è ancora lunga. Ma quello che le compagnie possono fare, assieme agli organismi preposti, alle case automobilistiche e ai Regolatori, è anticipare i tempi. Studiare. Analizzare. Confrontarsi. Per non arrivare tardi all’appuntamento con il futuro.
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