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Polizze rivalutabili e tassi zero

Molte imprese di assicurazione, nei loro portafogli, hanno un’abbondante riserva di Btp.
L’attuale situazione finanziaria dei “tassi zero”, in parte va a spiazzare i risparmiatori e in parte si sta rivelando una situazione non idilliaca per le compagnie che, con Solvency II, soffrono la tensione da molto tempo.
Le compagnie italiane hanno molto investito in titoli di Stato e ne hanno goduto risultati veramente generosi.
Non credo che questi acquisti siano avvenuti solo per venalità ma anche per aiutare i conti italiani alle aste dei titoli pubblici: cosa utilissima ai vari governi.
Molte delle nostre compagnie hanno tuttora in portafoglio grossi stock di titoli di Stato italiani, soprattutto le imprese vita, come Poste Vita e Intesa Sanpaolo Vita, mentre il portafoglio di Generali Italia ha un modello diverso sul fronte del rischio sovrano.

Comunque si sta facendo strada il concetto che anche le imprese assicurative, con rendimenti al minimo per Bot e Btp, stanno modificando il loro modo di investire la nuova liquidità.
Gli investimenti finanziari degli assicuratori italiani sono stati circa 693 miliardi nel 2015. Una parte importante è stata impiegata sempre in titoli di Stato, ma le primarie compagnie sono sempre più spinte a diversificare l’asset allocation, investendo gradualmente verso altre forze alternative (cartolarizzazioni, finanziamenti diretti all’economia reale, ecc.), come ben spiegato dalla presidente di Ania, Maria Binaca Farina,  nella relazione dell’assemblea del luglio scorso.
Parrebbe che l’ampliamento dei progetti della presidente Ania, per il prossimo futuro, sia stato accolto con grande interesse, proprio per la volontà di svecchiare la Confindustria assicurativa, così come aveva detto alla sua elezione.

Va tenuto presente che, grazie alla garanzia del capitale (al netto dei costi), alla rivalutazione annuale legata a una gestione separata, all’assenza di bollo sugli investimenti, alla vera immunizzazione dalla volatilità, il portafoglio delle imprese è contabilizzato al costo storico e non al reale valore di mercato.
Tutto è gradito agli assicurati e ai consulenti che non apprezzano il rischio, soprattutto in questo momento di deflazione generale.
Va comunque considerato che le polizze vita di ramo primo, nella gestione separata, hanno dato un rendimento lordo che oscilla dal 3,5% al 4%, sempre  migliore, negli ultimi anni, dei titoli di Stato.
È evidente che si tratta di valori lordi ma l’investitore non gradisce far perdere valore ai propri risparmi e così continua a investire sulle rivalutabili. Queste polizze potrebbero avere ancora risultati generosi, in quanto  alcune gestioni separate sono ancor dotate di titoli con cedole appetibili, che potrebbero garantire al nostro assicurando soddisfazioni migliori.
Sappiamo che le plusvalenze presenti nel portafoglio delle gestioni sono, come abbiamo detto, ancora redditizie.
È vero altresì che la nuova produzione vita, per le ragioni suddette, rischia di annacquare questi risparmi assicurativi, importanti o modesti che siano.

Quindi, mai attuare il fai da te: al consiglio, serio, di un buon consulente sarete sempre grati.



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