Cgpa, nuovi rischi e responsabilità nel decennale dell’Osservatorio
Quello che si è celebrato all’Hotel Principe di Savoia a Milano è stato un anniversario importante per la compagnia specializzata in Rc professionale per agenti e broker. Ma è stata anche l’occasione per guardare al futuro e affrontare i temi caldi all’ordine del giorno della distribuzione assicurativa
L’Osservatorio europeo degli intermediari assicurativi di Cgpa Europe è arrivato quest’anno all'undicesima edizione: dieci anni di attività che, come ha ricordato in apertura dell’evento di Milano Lorenzo Sapigni, rappresentante generale per l’Italia ed european underwriting & claims director, sono stati raggiunti grazie alla fiducia che agenti e broker hanno dimostrato negli anni verso la compagnia, ma anche grazie a realtà accademiche e professionisti che hanno collaborato con Cgpa.
Durante il convegno, quindi, sono state mostrate quattro interviste video realizzate da Maria Rosa Alaggio, direttore di questa testata, a quattro “amici di Cgpa”: Jean-François Mossino, presidente della commissione agenti del Bipar; Massimo Michaud, presidente di Cineas e coordinatore del Cesia; Patrizia Contaldo, direttore dell’Osservatorio sul mercato assicurativo dell’Università Bocconi e David Morganti, avvocato dello studio legale Morganti e Associati.
I temi dell'Osservatorio
“Proprio Mossino – ha detto Sapigni – fu tra i primi a cogliere il valore che poteva dare Cgpa all’intermediazione italiana”, tanto che da cinque anni l’Osservatorio è stato adottato dal Bipar tra gli studi di rifermento sull’intermediazione in Europa. Quest’anno l’Osservatorio, oltre alla consueta analisi delle sentenze più importanti in tema di responsabilità professionale, affronta i temi dell’obbligo di consiglio e consulenza durante il ciclo di vita della polizza; il dovere di diligenza nell’era digitale e un confronto europeo sullo status dei collaboratori degli intermediari.
“Proprio quest’ultimo punto – ha spiegato Sapigni – è parso particolarmente interessante perché una buona parte dei sinistri deriva dall’operato del collaboratore”. Per quanto riguarda la consulenza, è utile menzionare una recente norma francese che prescrive “l’obbligo di frequenza di consulenza al cliente” per gli intermediari che vendono prodotti di risparmio.
AI: è questo il momento di agire
“In questo scenario – ha chiosato Sapigni – che comprende le prossime novità nell’Rca, i rischi catastrofali e di responsabilità sanitaria, cui si aggiunge l’evoluzione tecnologica, le minacce per l’intermediario aumentano di pari passo con le opportunità”.
Proprio sulla tecnologia, in particolare sull’intelligenza artificiale, si è concentrato l’intervento di Patrizia Contaldo. Secondo lo studio presentato dalla docente della Bocconi, l’AI potrà essere una risposta per la prevenzione dei rischi dell’intermediario, la riduzione dei costi e il miglioramento della consulenza.
“L’AI – ha sottolineato – potrà aiutare a sistematizzare le attività, fare analisi del rischio e anche controllare meglio le reti, ma l’attività sui clienti resterà l’asset intangibile dell’intermediario”.
Ma è questo il momento di agire e investire sui dati e sull’AI: “l’80% dei manager – ha rivelato Contaldo – ha già dichiarato che investe o investirà certamente in intelligenza artificiale”.
Meccanismi che aumentano la responsabilità
E quindi occorre ripensare già oggi i modelli di agenzia nell’ottica di organizzazione e gestione coerente, in grado di affrontare i rischi più pericolosi. Nella tavola rotonda moderata da Maria Rosa Alaggio, tante testimonianze di agenti e broker, per capire se gli intermediari hanno realmente consapevolezza dell’evoluzione delle responsabilità e di come far evolvere la propria tutela.
“Ho bisogno di una polizza di Rc professionale perché devo dare sicurezza ai clienti e ai collaboratori che il mio rischio sarà trasferito a una compagnia e non su di loro”, ha precisato Enzo Sivori, presidente di Aua. Secondo Sivori, sono in atto “meccanismi che aumentano la responsabilità dell’agente ma dovrebbe essere così anche per le compagnie, sebbene non sempre accada”.
Ecco perché è essenziale un gruppo agenti forte che aiuti gli intermediari a “diventare autonomi, il che non vuol dire essere plurimandatari, ma saper gestire una realtà che ha sì ricavi, ma anche costi”, ha sottolineato Sivori.
Modelli aziendali e passaggi culturali
Discorso leggermente diverso per Jacopo Speranza, vice presidente di Anagina, che rappresenta un modello di agenzia imprenditoriale, con diversi livelli di governance ed esposta a rischi industriali simili a quelli di una compagnia: “oggi – ha detto – la questione più sentita da noi è la compliance aziendale, l’agente deve essere sempre aggiornato sull’evolversi della struttura normativa e aggiornare tutta la propria rete”.
Senza dimenticare i nuovi rischi portati dall’emergenza cat nat che ha causato “una movimentazione enorme sul portafoglio”, ha raccontato Speranza.
Nel mondo Zurich, il vice presidente del Gaz, Fabio Vetrugno, ha ricordato che “la responsabilità dev’essere soprattutto un’opportunità”. La chiusura del canale diretto ha dato ancora più responsabilità, ma anche importanza, alla rete: “è stata la manifestazione concreta della sinergia tra compagnie e agenti che il Gaz ha cercato negli ultimi anni”, ha detto Vetrugno. Il gruppo agenti sta spingendo affinché si faccia “il vero passaggio culturale”, cioè “essere imprenditori, prendersi dei rischi in proprio”.
Come gestire i subagenti
Ma già oggi i rischi per gli intermediari non mancano, come ha sottolineato Gaetano Vicinanza, presidente del gruppo agenti Sara. I rischi si riflettono sui sinistri la cui “gestione è sinergica con Cgpa”. Vicinanza ha ripreso il tema delle sottoreti, dalle quali arriva spesso il problema per gli agenti: “formiamo i collaboratori ma forse non li controlliamo abbastanza”, ha detto, aggiungendo che “c’è bisogno di una gestione dell’agenzia chiara e organizzata”, soprattutto ora che Sara sta intraprendendo un rapidissimo percorso di digitalizzazione.
“Più si amplia la rete di collaboratori più aumentano le responsabilità”, gli ha fatto eco Giuseppe Sutera, numero uno degli agenti di Italiana Assicurazioni. “Cerchiamo di gestire l’infedeltà del collaboratore – ha spiegato – facendolo sentire parte dell’agenzia, attraverso formazione, eventi istituzionali, così speriamo siano più consapevoli dei rischi che corriamo”. Invece, in tema di digitalizzazione, il gruppo agenti dispone di un hardware di proprietà su cui ha attivato con Cgpa una copertura di Rc professionale che comprende anche il rischio cyber.
I broker e i rischi dell'indipendenza
Uno sguardo, infine, anche al mondo dei broker, che affronta rischi peculiari. Per esempio quelli legati alle collaborazioni con le agenzie, i cui imprevisti, ha detto Luigi Viganotti, presidente di Acb, sono “poco conosciuti” anche per colpa di una normativa da interpretare e spesso lontana dalla realtà delle cose.
“In una collaborazione complessa tra più soggetti – ha ricordato –, vietata dalla normativa ma che nella pratica quotidiana è normale, e Ivass lo sa, è molto complesso stabilire le responsabilità in caso di sinistro: occorre interpretare la norma, poi insistere su formazione e informazione, sono anni che lo diciamo”.
Flavio Sestilli, presidente di Aiba, ha invece spostato l’attenzione sulla responsabilità a suo avviso più grande del broker: l’analisi delle esigenze del cliente per la ricerca del prodotto giusto sul mercato.
“Il broker – ha raccontato Sestilli – ha da sempre sviluppato la propria società in modo indipendente e per farlo ora occorre usare la tecnologia che abbiamo e avremo a disposizione. Il futuro del mercato assicurativo – ha concluso – sarà molto promettente ma dovremo essere pratici e funzionali. La tecnologia, che non si può né rallentare né fermare, sarà un aiuto immenso che dovremo saper usare con intelligenza”.
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