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Le strategie di Axa per competere oggi, ma anche nel 2050

In un incontro a Bordeaux, il chiarman e ceo, Henri de Castries, insieme a buona parte del top management, ha spiegato come la compagnia crescerà all'insegna della flessibilità nelle economie emergenti

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L'auto sarà una commodity tra 20 o 30 anni: viviamo in una fase di cambiamenti talmente veloci da sembrare rivoluzionari. Se guardiamo alle maggiori organizzazioni in tempi di profonde trasformazioni, come questa, vedremo che tutte sono accumunate dall'essere molto strutturate, ma anche integrate e agili: perché oggi è necessario saper reagire rapidamente a ciò che potrebbe accedere domani, ma capire profondamente come cambierà la società nel lungo periodo". Henri de Castries, il presidente e ceo di Axa, interviene a chiusura di un incontro internazionale con la stampa, a cui Insurance Connect ha partecipato, organizzato nelle campagne intorno a Bordeaux. Il numero uno della seconda compagnia di assicurazioni europea parla per quasi due ore, concedendosi poi alle domande dei giornalisti nello chateau di Suduiraut. Più che un top manager sembra un visionario docente di antropologia culturale: delinea scenari, prospettive e direzioni di un mondo che cambia. Snocciola pochi numeri (e li vedremo) ma dice comunque tanto: dove andrà un colosso che macina utili, soprattutto a Est, e che vuole essere sempre più agile e reattivo.

RIALLOCARE RISORSE IN MERCATI EMERGENTI

"Dobbiamo essere pronti - ha spiegato de Castries - a rimodulare il nostro business pensando a domani, ma anche a quello che succederà tra venti o trent'anni". E Axa, questo, lo sta facendo: anche da prima della crisi. È dal 2007 che i francesi stanno riallocando le risorse per farsi trovare pronti a cogliere l'opportunità quando questa si presenta, per anticiparla: "otto miliardi di euro sono stati disinvestiti dalle economie mature e ricollocati (al momento sei miliardi) in quelle emergenti". Il ceo si riferisce ai cinque Paesi chiave per il futuro della compagnia: Cina, India, Turchia, Messico e Indonesia, senza dimenticare i Paesi dell'Area del Golfo, dove Axa sta già ora ottenendo consistenti margini e prevede, contestualmente, una forte crescita della raccolta. "Ma questo non vuol dire che le economie mature - ha ricordato de Castries - non siano ancora profittevoli e che il business si sia esaurito. Stiamo ridisegnando i prodotti con la consapevolezza che il nostro obiettivo è capire il rischio, comprendere dov'è oggi il rischio".
Axa non sta abbandonando l'Europa, che comunque resta uno dei mercati più importanti. Tuttavia nel vecchio continente permangono i problemi. "La crisi europea a questo stadio - ha sottolineato il ceo - è soprattutto una crisi dei governi politici, e pone problemi funzionali. Ma io sono convinto che il processo di riforme che sta investendo l'Europa, e quindi anche l'Italia, sia positivo: la cura per l'economia europea è rappresentata solo dalle riforme strutturali". Intanto, comunque, il rischio Italia per de Castries sembra, se non superato, comunque sovrastimato. Ragion per cui dalla fine del 2012, Axa ha ripreso l'acquisto di titoli del debito italiano.

UNA STRUTTURA A BANCO DI PESCI
Il core business di Axa è quindi saper soppesare il rischio meglio di altri, capire dove andare prima e con la massima flessibilità. "Oggi - ha detto de Castries - servono velocità e costi bassi: le interazioni sono più veloci, ma nello stesso tempo più profonde. La nostra struttura deve essere compatta, dinamica e flessibile: ogni unità deve essere strettamente concentrata sull'obiettivo e avere chiarissimo il proprio ruolo. Come un banco compatto di pesci". In questo senso Axa non è interessata a crescere per accumulazione. La disciplina è quella di un'accurata analisi e selezione del rischio, attraverso una ricerca costante. Per questo, nel 2012, la compagnia francese ha investito 20 milioni di euro nel proprio istituto di ricerca, che, tra le varie cose, conduce studi sul clima: "così conosciamo meglio il mondo", ha specificato de Castries. "Oggi - ha continuato - grazie alle analisi e alle elaborazioni dei big data è possibile misurare con esattezza i fenomeni: senza dati a disposizione i rischi non sono assicurabili. Pensiamo solo all'evoluzione dei prodotti salute in relazione a una malattia come l'Aids: vent'anni fa il problema sembrava insormontabile. Oppure a quello che si può fare con la spiccata granularità dei dati nel campo dell'agricoltura".
A questo si aggiunge il cambiamento sempre più veloce nell'approccio al cliente. Usufruendo di dati sempre aggiornati è possibile avere un contatto agile e rapido, nell'ottica di facilitare il business anche con prodotti complessi. Questo metodo vale sia nelle economie mature, sia in quelle emergenti, dove, anzi, si delineano approcci diversi, più inclini a una collaborazione tra pubblico e privato, cosa che in Europa stenta ancora a prendere piede.

FORTE CRESCITA NEL SETTORE DANNI
La vision di Axa, in definitiva, delinea obiettivi concreti a breve e medio termine, soprattutto per quanto riguarda il settore danni. È quanto ha spiegato Jean-Laurent Granier, chairman e ceo di Axa P&C. La compagnia francese punta a un combined ratio 2015 sotto il 96%, attraverso un incremento del business commercial line e una crescita costante nel canale diretto, aumentando la tecnologia. Ovviamente il cuore pulsante per ottenere questi risultati sono le economie emergenti e l'Asia in particolare, come conferma il ceo P&C dell'area Gaelle Olivier. "In Asia - ha spiegato - puntiamo a ottenere 2,5 miliardi di euro di premi lordi nel 2015 dal ramo danni, raddoppiando così il dato dell'anno scorso. Inoltre, sempre a quella data, prevediamo un utile operativo danni sull'Asia pari a 100 milioni".
Questa quindi la via di Axa alla profittabilità per i prossimi anni: sviluppare iniziative mirate (magari anche acquisizioni) su mercati ad alto rendimento e consolidare nei mercati maturi. Con un occhio a quello che succederà alle prossime generazioni, ai rischi futuri: quando quelli di oggi saranno già preistoria.

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