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Fonsai al cardiopalma, i Ligresti non mollano e tornano Sator e Palladio

Jonella e Paolo non rinunceranno a manleva e a diritto di recesso. Premafin convoca a sorpresa il cda

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Non è finita finché non è finita. Proprio mentre tutto sembrava incastrarsi come i pezzi di un enorme puzzle, ieri il cda Unipol aveva accettato la proposta dei concambi per la fusione studiata da Fonsai, arrivano oggi due novità che sparigliano le carte in casa Ligresti. In mattinata Sator e Palladio, i fondi che stanno da mesi battagliando con Unipol, hanno presentato al cda di Fonsai una nuova offerta per la ricapitalizzazione della società, che prevede un aumento di capitale per un importo non inferiore agli 800 milioni di euro, 400 dei quali riservati agli investitori con un prezzo di emissione tra i 2 e i 2,5 euro, il resto in opzione a tutti i soci. Si tratta di un'offerta migliorativa rispetto a quella scaduta il 18 maggio che ipotizzava, per i due investitori, un prezzo di sottoscrizione inferiore, compreso tra 1,5 e 2 euro. Se Fonsai si dirà disponibile a valutare l'operazione entro dieci giorni, entro i quindici successivi saranno definiti gli ulteriori aspetti dell'operazione.

Una nuova mossa, quella di Matteo Arpe e dei vicentini Meneguzzo e Drago, che potrebbe cambiare tutto, anche considerando l'altro fulmine a ciel sereno scagliato dai figli dell'ingegnere Salvatore Ligresti. Jonella e Paolo hanno comunicato di non voler rinunciare alla manleva e al diritto di recesso, condizioni irrinunciabili per la fusione con Unipol, che erano state indicate dalla Consob perché le coop non dovessero effettuare l'opa su Fonsai. La nota dei Ligresti si chiude quindi con l'apertura a soluzioni alternative, nell'interesse dei soci di Premafin, Fonsai e Milano, così come dei collaboratori, degli agenti e degli assicurati". Il cda della capogruppo della galassia Ligresti si riunirà lunedì e discuterà ufficialmente dell'offerta Sator-Palladio.

Sono ore febbrili quindi. Il cda di Premafin è stato prima rinviato, poi convocato a sorpresa e ha fatto sapere che informerà il mercato sull'evoluzione della vicenda. Tra l'altro ieri sera l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni aveva lanciato l'ultimatum: "Se sarà il caso escuteremo la quota che abbiamo in pegno, poiché non possiamo aspettare in eterno. Il termine ultimo è l'11 giugno. Questa volta siamo decisi ad andare fino in fondo e non parlo soltanto a nome di Unicredit ma di tutte le banche del pool''. Premafin, senza la fusione con Unipol, rischia quindi di trovarsi le banche alle porta e i libri in tribunale.

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