Fonsai e Unipol, tra problemi giudiziari e possibile obbligo di Opa
Per le holding dei Ligresti si profila la bancarotta
18/04/2012
La risposta di Consob alla richiesta di esenzione dall'obbligo di Opa presentata da Unipol per Fonsai arriverà in tempi abbastanza rapidi. La commissione sta lavorando". E' quanto ha detto Giuseppe Vegas, presidente dell'autorità di vigilanza delle società quotate, oggi a margine del Salone del Risparmio in corso a Milano.
E' solo l'ultimo aggiornamento di una vicenda che potrebbe arrivare finalmente a una svolta tra domani e dopodomani quando il cda di Fonsai e quello della Milano Assicurazioni si riuniranno per discutere sui concambi proposti da Unipol nell'ambito della maxi fusione. Ma le cose potrebbero complicarsi. Mentre infatti, da quanto ha potuto apprendere Insurance Connect da fonti interne alla vicenda, l'affare con Unipol è cosa fatta, rimangono perplessità sulle vicende che ruotano attorno alla famiglia Ligresti.
La Procura di Milano ieri ha chiesto il fallimento di Sinergia e Imco, le holding della famiglia che controllano insieme il 20% di Premafin. Ammonterebbe a oltre 100 milioni di euro il deficit patrimoniale delle due scatole, e a fronte di attivi di circa 290 milioni, i debiti delle società sono di circa 400 milioni. Con l'istanza di fallimento, il pm di Milano, Luigi Orsi, può procedere a indagare per bancarotta i Ligresti. Per le due holding il magistrato ritiene inoltre che siano necessari 50 milioni per proseguire le attività fino al 2014.
Ma la magistratura sta per entrare in gioco anche perché chiamata da Unipol. Le coop hanno dato mandato ai propri legali di avviare azioni contro Sator e Palladio per le affermazioni "non veritiere e prive di fondamento", con cui i due fondi hanno attaccato l'operazione, e con cui è stata fornita "al mercato un'informazione non corretta, parziale e tendenziosa".
Il mondo assicurativo sta a guardare questa operazione con malcelato imbarazzo e un po' di preoccupazione. Salvare Fonsai, una compagnia amministrata male, ma che comunque rappresenta un patrimonio per l'economia italiana, è indubbiamente la priorità. Unipol, con l'aiuto di Mediobanca e Unicredit, grandi creditrici di Fonsai, ci sta provando: ma non certo per fare beneficenza. La Grande Unipol che uscirà dalla fusione sarà un colosso primo in Italia per premi danni. E questo fa paura.
"Alla fine, più si indeboliscono i concorrenti e meglio è, speriamo di prendere quote di mercato". Questo è stato ieri il commento di Lorenzo Pellicioli, consigliere e azionista con il 2,43% di Generali, nonché ad di De Agostini. "Tutta questa turbolenza crea un'opportunità di mercato", ha rincarato il top manager. Chissà cosa ne pensa Mediobanca, primo azionista del Leone di Trieste con oltre il 13%, delle "nuove opportunità di mercato" che si potranno creare qualora Fonsai, di cui sta curando le sorti, dovesse davvero essere spazzata via dalle tempeste giudiziarie e finanziarie.
E' solo l'ultimo aggiornamento di una vicenda che potrebbe arrivare finalmente a una svolta tra domani e dopodomani quando il cda di Fonsai e quello della Milano Assicurazioni si riuniranno per discutere sui concambi proposti da Unipol nell'ambito della maxi fusione. Ma le cose potrebbero complicarsi. Mentre infatti, da quanto ha potuto apprendere Insurance Connect da fonti interne alla vicenda, l'affare con Unipol è cosa fatta, rimangono perplessità sulle vicende che ruotano attorno alla famiglia Ligresti.
La Procura di Milano ieri ha chiesto il fallimento di Sinergia e Imco, le holding della famiglia che controllano insieme il 20% di Premafin. Ammonterebbe a oltre 100 milioni di euro il deficit patrimoniale delle due scatole, e a fronte di attivi di circa 290 milioni, i debiti delle società sono di circa 400 milioni. Con l'istanza di fallimento, il pm di Milano, Luigi Orsi, può procedere a indagare per bancarotta i Ligresti. Per le due holding il magistrato ritiene inoltre che siano necessari 50 milioni per proseguire le attività fino al 2014.
Ma la magistratura sta per entrare in gioco anche perché chiamata da Unipol. Le coop hanno dato mandato ai propri legali di avviare azioni contro Sator e Palladio per le affermazioni "non veritiere e prive di fondamento", con cui i due fondi hanno attaccato l'operazione, e con cui è stata fornita "al mercato un'informazione non corretta, parziale e tendenziosa".
Il mondo assicurativo sta a guardare questa operazione con malcelato imbarazzo e un po' di preoccupazione. Salvare Fonsai, una compagnia amministrata male, ma che comunque rappresenta un patrimonio per l'economia italiana, è indubbiamente la priorità. Unipol, con l'aiuto di Mediobanca e Unicredit, grandi creditrici di Fonsai, ci sta provando: ma non certo per fare beneficenza. La Grande Unipol che uscirà dalla fusione sarà un colosso primo in Italia per premi danni. E questo fa paura.
"Alla fine, più si indeboliscono i concorrenti e meglio è, speriamo di prendere quote di mercato". Questo è stato ieri il commento di Lorenzo Pellicioli, consigliere e azionista con il 2,43% di Generali, nonché ad di De Agostini. "Tutta questa turbolenza crea un'opportunità di mercato", ha rincarato il top manager. Chissà cosa ne pensa Mediobanca, primo azionista del Leone di Trieste con oltre il 13%, delle "nuove opportunità di mercato" che si potranno creare qualora Fonsai, di cui sta curando le sorti, dovesse davvero essere spazzata via dalle tempeste giudiziarie e finanziarie.
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