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Cattolica, l'utile balza a 107 milioni di euro

La raccolta complessiva del gruppo si attesta a 5,8 miliardi di euro, in crescita del 15,7% su base annua

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Il gruppo Cattolica ha chiuso il 2018 con un risultato di 107 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto ai 41 milioni dell’anno precedente: per il gruppo guidato da Alberto Minali, come spiega una nota, si tratta del miglior risultato degli ultimi dieci anni. 
La raccolta complessiva si è attestata a 5,8 miliardi di euro, in crescita del 15,7% su base annua, grazie alle positive performance registrate nel ramo danni (+4,4%) e soprattutto nel ramo vita (+23,2%). In miglioramento anche la profittabilità tecnica del ramo danni, con il combined ratio che perde 1,3 punti percentuali rispetto al 2017 e si attesta al 93,4%. Le buone performance registrate si riflettono anche sul risultato operativo, che segna un balzo del 42,2% e raggiunge quota 292 milioni di euro. L’indice di Solvency II si attesta al 172%.
“Sono dati – ha commentato nella nota l’ad Minali – che testimoniano la solidità del nostro gruppo e la forza delle azioni intraprese in un anno nel quale abbiamo realizzato molti progetti”. Forte dei risultati appena ottenuti, la compagnia proporrà all’assemblea ordinaria dei soci, la cui convocazione è stata deliberata per il 12 e 13 aprile 2019, un dividendo a 0,40 euro per azione (+14,3%).
Proprio sull’imminente assemblea si è a lungo soffermato Minali nella conference call con i giornalisti che è seguita alla pubblicazione dei risultati. “In questi giorni – ha detto – stiamo lavorando con Paolo Bedoni (presidente del gruppo Cattolica, ndr) alla redazione della lista” per il cda. Sulla proposta, ha aggiunto, ci sarebbe il consenso delle grandi fondazioni presenti nel capitale della compagnia, Fondazione Cariverona e Fondazione Banca del Monte di Lombardia. “Sono assolutamente supportive della lista del consiglio – ha affermato – e questo è un risultato molto importante che spiega anche la forza della lista del consiglio”. Parole nette, invece, per quanto riguarda la lista di Cattolica al Centro, alternativa a quella che sarà proposta dal cda. “Essendo una lista alternativa a quella nella quale mi presento, è una lista contraria all’attuale management – ha affermato – e quindi non sarò disponibile a prendere posizioni di responsabilità nel caso in cui dovesse vincere”. All’accusa mossa da Cattolica al Centro di pagare dividendi attingendo alle riserve del bilancio civilistico, Minali ha replicato affermando che “è abbastanza miope dire che paghiamo il dividendo utilizzando le riserve, perché il dividendo, pari a 67-68 milioni complessivi, è pagato a partire da un utile consolidato di 107 milioni di euro, con un payout ratio del 65% circa”. Nessuna conferma infine sulla possibilità che Berkshire Hathaway, la holding di Warren Buffett che detiene circa il 9% del capitale della compagnia, possa correre con una propria lista per il cda. “Per quanto mi riguarda, non mi risulta che gli altri investitori di capitale stiano preparando una lista”, ha sgomberato il campo Minali. 
L’ad ha quindi confermato nuovamente che la compagnia non intende abbandonare la forma cooperativa. “Il tema della trasformazione in spa è un tema che non è mai sorto", ha affermato. E ha ribadito che la compagnia intende proseguire lungo la strada di una progressiva riduzione dell’esposizione in titoli di Stato italiani, ferma a fine 2018 al 54,3% del portafoglio complessivo, per rendere la sua posizione meno sensibile alle fluttuazioni dello spread. In assenza di un punto di atterraggio ben definito, Minali ha definito "una buona approssimazione il 50% come valore medio di periodo".

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