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Quote Bankitalia, la rivalutazione nei bilanci 2013

Arriva l'ok di Ivass, Consob e Banca d'Italia. Le compagnie potranno iscrivere le plusvalenze nel conto economico. Ma Esma e Commissione Europea potrebbero mettersi in mezzo

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Via libera dell'Ivass alla contabilizzazione delle quote di Banca d'Italia rivalutate a seguito della legge 5/2014 approvata a gennaio. Con un comunicato congiunto con Bankitalia e Consob, l'Autorità delle assicurazioni ha concesso quindi al management delle compagnie che posseggono quote della banca centrale italiana di ascrivere al bilancio 2013 i profitti che derivano dalla rivalutazione di quelle quote. Generali, che partecipa con il 6,33%, UnipolSai (quota intorno al 2%), Allianz (circa 1%) e Reale Mutua (meno dell'1%) potranno quindi beneficiare dell'aumento di capitale di Bankitalia del valore di 7,5 miliardi di euro.

In considerazione delle caratteristiche dell'operazione in questione - si legge nella nota di Ivass - e del dettato del dl 133/2013, in coerenza anche con il trattamento fiscale disciplinato dalla Circolare dell'Agenzia delle Entrate n. 4 del 24 febbraio 2014, questo Istituto ritiene che nel bilancio individuale dell'esercizio 2013 le imprese del settore assicurativo debbano iscrivere le quote al valore nominale indicato dal decreto (25.000 euro) nel comparto degli investimenti a utilizzo non durevole. Il relativo provento registrato in conto economico concorre al calcolo del risultato di esercizio computabile nel margine di solvibilità disponibile".

Tuttavia l'Ivass ricorda alle imprese che, in considerazione proprio della natura molto delicata dell'operazione, deve essere fornita "nella nota integrativa del bilancio la più completa informativa al riguardo". Organismi internazionali, tra cui l'Esma e la Commissione Europea, l'Autorità europea che vigila sulla stabilità finanziaria, hanno sollevato la questione che la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia in possesso delle compagnie e, soprattutto, delle banche possa configurarsi come aiuto di Stato, quindi in contrasto con le norme comunitarie.

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