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Intelligenza Artificiale

Tecnologia in rapida fase di sviluppo e già impiegata in molti dispositivi della nostra vita quotidiana, pone numerose possibilità di progresso ma anche rischi e minacce che devono essere gestite in maniera chiara ed efficace per tutelare i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini - PRIMA PARTE

Intelligenza Artificiale hp_vert_img
L’intelligenza artificiale, anche indicata con gli acronimi IA o AI dall’inglese artificial intelligence, è l’abilità di una macchina di mostrare capacità considerate tipicamente umane, quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Essa consente ai sistemi elettronici di capire il proprio ambiente, risolvere problemi e agire con un obiettivo specifico. In pratica, il computer riceve i dati (già preparati o raccolti tramite un certo numero di sensori, ad esempio le videocamere), li processa e risponde. Insomma, a differenza di quanto accadeva in passato con le apparecchiature elettroniche tradizionali, i sistemi dotati di AI sono capaci di adattare il proprio comportamento, analizzando gli effetti delle azioni compiute in precedenza e lavorando in autonomia. Quando parliamo di intelligenza artificiale tocchiamo un argomento in continua evoluzione e dobbiamo tener conto che ogni indicazione potrebbe non essere più tanto aggiornata. Al momento, comunque, si distinguono almeno tre tipi di IA: l’intelligenza artificiale limitata (Ani, o artificial narrow intelligence), l’intelligenza artificiale generale (Agi, o artificial general intelligence) e la super-intelligenza artificiale (Asi, o artificial super intelligence). La prima avrebbe capacità contenute e sarebbe in grado di fare poche cose, la seconda dovrebbe essere in grado di pensare e agire come l’uomo; la terza sarebbe invece in grado di svolgere molteplici compiti a un livello superiore a quello umano. 

IL RISCHIO DELLA TECNOLOGIA
Secondo alcuni, al momento saremmo ancora fermi all’Ani e non saremmo nemmeno sicuri di potere arrivare al successivo stadio evolutivo. Le recenti affermazioni di Geoffrey Hinton, considerato il “padrino dell’intelligenza artificiale”, riguardo ai pericoli che si anniderebbero in essa, hanno tuttavia fatto rapidamente il giro del mondo e provocato qualche brivido ai più; rievocando scenari da film catastrofico-avveniristici, come Matrix.
Anche Stephen Hawking ha pronosticato che l’intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà tutta sua e che la sua ascesa potrebbe rappresentare insieme la cosa peggiore o migliore che possa accadere all’umanità. Non solo perché questa tecnologia è in grado di minacciare milioni di posti di lavoro, ma anche perché potrebbe superarci in pochi decenni. Invitava dunque a vigilare sul suo sviluppo. 
Il rischio più grande dell’IA, precisava Hawking, non è la malvagità ma la sua estrema efficienza. “Un’AI super intelligente sarà estremamente brava a raggiungere i suoi obiettivi, e se questi non saranno allineati ai nostri, saremo nei guai. Probabilmente non siete degli odiatori di formiche che calpestano questi insetti per cattiveria, ma se siete responsabili di un progetto idroelettrico sostenibile e c’è un formicaio nella regione che dovete allagare, andrà a finire male per le formiche. Cerchiamo di non mettere l’umanità nella posizione delle formiche”.

QUALCHE IMPIEGO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Si ritiene che l’intelligenza artificiale esista ormai da più di 60 anni, anche se i progressi nelle capacità dei computer, la disponibilità di enormi quantità di dati e lo sviluppo di nuovi algoritmi hanno determinato un incredibile balzo in avanti e una vera e propria mutazione nella qualità di questa tecnologia. La sua data di nascita convenzionalmente e unanimemente riconosciuta, infatti, risalirebbe al 1956, quando la disciplina venne fondata nel corso di un seminario tenutosi al Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire. Da allora, l’IA è stata riconosciuta come un nodo centrale per l’evoluzione digitale della società ed è divenuta una delle priorità dei programmi dell’Unione Europea, che ne ha sottolineato i vantaggi in una serie di pubblicazioni.
Questa tecnologia ha ormai innumerevoli applicazioni. È utilizzata per fornire suggerimenti basati sugli acquisti precedenti e sui comportamenti degli acquirenti, perché i motori di ricerca registrano un grande numero di dati relativi agli utenti, allo scopo di offrire i risultati di ricerca più pertinenti. 
I telefoni cellulari usano l’IA perché il prodotto risulti più personalizzato e siamo ormai abituati a servirci degli assistenti virtuali, che rispondono alle domande, danno suggerimenti e aiutano a organizzare la nostra agenda. I software di traduzione automatica usano l’IA per migliorare le traduzioni o per inserire i sottotitoli automatici dei video. Esistono poi termostati intelligenti, che imparano dai nostri comportamenti per ottimizzare l’energia, e tutte le apparecchiature e gli elettrodomestici identificati con l’acronimo IoT (Internet of Things).

MOBILITÀ, SICUREZZA E SALUTE
Le automobili che guidiamo hanno già alcune funzioni che usano l’IA per la navigazione o per migliorare la sicurezza del veicolo, e proprio l’Unione europea ha contribuito a finanziare dei sensori che individuano possibili situazioni pericolose e incidenti, migliorando la viabilità e riducendo gli ingorghi nelle città. Grazie alla guida autonoma, infine, si ritiene di poter migliorare sicurezza, velocità ed efficienza anche nel traffico ferroviario.
Nell’ambito del cyber risk, esistono sistemi di IA che ci aiutano a riconoscere e combattere gli attacchi e le minacce informatiche: imparano a farlo analizzando il flusso dei dati per riconoscere eventuali tendenze e ricostruendo come sono avvenuti gli attacchi precedenti. Esistono anche applicazioni in grado di individuare le fake news, analizzando i contenuti dei social media e identificando le parole e le espressioni sospette.
E che dire dell’ambito medico e sanitario? I ricercatori studiano come usare l’IA per analizzare grandi quantità di dati medici e scoprire corrispondenze e modelli in grado di migliorare diagnosi e prevenzione. È stato anche sviluppato un programma per rispondere alle chiamate di emergenza e riconoscere più velocemente se l’interlocutore abbia, ad esempio, un arresto cardiaco. Un altro progetto cofinanziato dall’UE sta sviluppando strumenti di ricerca testuale multilingue, per trovare le informazioni mediche disponibili più pertinenti, indipendentemente dalla lingua parlata dal paziente (fatali incomprensioni dovute a problemi linguistici sono ormai comuni al Pronto Soccorso).
Nel corso della pandemia, l’intelligenza artificiale è stata usata per i controlli della temperatura nei luoghi pubblici e per riconoscere le infezioni, a partire da immagini delle tac dei polmoni, oltre che per fornire dati sulla progressione dell’epidemia.

GLI UTILIZZI IN AMBITO LAVORATIVO
Ma non è finita qui: si pensa che l’IA possa aiutare i produttori di beni di consumo a essere più efficienti. L’utilizzo dei robot potrebbe aiutare a riportare le fabbriche in Europa (senza aumentare il tasso di occupazione, purtroppo…) e l’IA potrebbe essere utilizzata per migliorare i canali di vendita o pianificare le manutenzioni. 
Esiste addirittura un progetto di ricerca, co-fondato dall’UE, che usa sistemi collaborativi e di realtà aumentata per migliorare la soddisfazione dei lavoratori nelle fabbriche intelligenti e si ritiene che questa tecnologia possa essere utile per costruire un sistema alimentare più sostenibile, minimizzando l’uso di fertilizzanti e pesticidi, riducendo la quantità di irrigazioni e migliorando la produttività con un minore impatto ambientale. Si tratterebbe, insomma, di produrre cibo più sano e molte fattorie nell’Unione Europea utilizzano già l’IA per monitorare i movimenti, la temperatura e l’alimentazione del bestiame.

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