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Rischio insolvenze, cosa accadrà dopo Brexit

Le imprese britanniche rischiano molto, per l’Italia la situazione è più tranquilla. I possibili scenari, nell’analisi di Atradius

Rischio insolvenze, cosa accadrà dopo Brexit
Le insolvenze nel Regno Unito continueranno a crescere, con un aumento del 7% o anche di più nel corso del 2020, rispetto all’anno passato. È la previsione di Atradius, che sta analizzato in questi giorni il modo in cui Brexit scaricherà i propri effetti sulle imprese e in generale sul’economia del Regno Unito, e non solo. Già perché, allo stesso modo, ci si attende un aumento delle insolvenze in gran parte dell’Europa, sebbene a un ritmo più moderato. 

Il lungo periodo di incertezza, ricorda Atradius, ha creato un sentimento negativo che persisterà nel 2020: dopo la stagnazione del 2019, gli analisti prevedono che gli investimenti delle imprese nel Regno Unito rimarranno stabili anche quest’anno, mentre la crescita economica dovrebbe rallentare all’1% nel 2020. Molte imprese, già sofferenti per la volatilità iniziata con il referendum del 2016, restano esposte al rischio insolvenza.

Nel resto d’Europa, l’Irlanda è ovviamente la più esposta ai rischi di Brexit, mentre l’impatto sulle insolvenze per altri partner commerciali, come Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e il resto del continente sarà più limitato. Lo scarso interscambio commerciale e degli investimenti tra Italia e Regno Unito mette al riparo il nostro Paese delle minacce peggiori, secondo Atradius. Tuttavia, settori industriali, come quello automobilistico, tessile e dei beni ad alto valore tecnologico, potranno avere più problemi.

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