L’impatto del Coronavirus sulle supply chain
Anra mette in evidenza i rischi economici connessi al blocco delle attività imposte alle imprese di Wuhan a causa dell’epidemia in corso
Le conseguenze economiche del Coronavirus si fanno più evidenti via via che trascorrono i giorni e si manifestano gli effetti del blocco produttivo delle attività nella provincia di Hubei. Si tratta di una situazione anomala, non prevista, rispetto alla quale molte grandi multinazionali, a partire da Honda, si sono trovate impreparate: non è semplice trovare fornitori sostituitivi in così brevi tempi e l’impatto sugli approvvigionamenti delle industrie produttive potrebbe determinare il blocco della produzione. Secondo i dati resi noti da una nota di Anra, l’associazione nazionale dei risk manager, la sola città di Wuhan, importante snodo di distribuzione e fornitura nel settore hi-tech ed automobilistico, rappresenta l’1,6% del Pil nazionale, ed il suo isolamento sta causando notevoli difficoltà al comparto produttivo. Inoltre, S&P Global Ratings ha stimato una decrescita del Pil nazionale cinese di 1,2 punti percentuali, che impatterebbe in maniera considerevole sul mercato globale.
Secondo Mark William Lowe, socio Anra e membro dell’advisory board di Pyramid Temi Group, per tutelare le aziende da conseguenze catastrofiche i risk manager si affidano al Geoaudit, una procedura che identifica i potenziali rischi legati all’esposizione internazionale: “in primo luogo, si studiano le dinamiche dei rapporti con l’estero, e la maniera in cui queste possono impattare, sulla catena di fornitura. Il compito del risk manager, a questo punto, è quello di monitorare il rischio di cambiamento, per cercare di anticipare il momento in cui può comparire un problema, ed elaborare non solo un piano B in caso di blocco, ma anche con un piano C che garantisca il regolare transito delle merci”. Strumenti di analisi a supporto delle complesse catene di fornitura si possono rivelare necessari in un’economia globalizzata.
Secondo Mark William Lowe, socio Anra e membro dell’advisory board di Pyramid Temi Group, per tutelare le aziende da conseguenze catastrofiche i risk manager si affidano al Geoaudit, una procedura che identifica i potenziali rischi legati all’esposizione internazionale: “in primo luogo, si studiano le dinamiche dei rapporti con l’estero, e la maniera in cui queste possono impattare, sulla catena di fornitura. Il compito del risk manager, a questo punto, è quello di monitorare il rischio di cambiamento, per cercare di anticipare il momento in cui può comparire un problema, ed elaborare non solo un piano B in caso di blocco, ma anche con un piano C che garantisca il regolare transito delle merci”. Strumenti di analisi a supporto delle complesse catene di fornitura si possono rivelare necessari in un’economia globalizzata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
👥