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Poca meritocrazia e carenze formative per il middle management assicurativo

Secondo una ricerca dello Snfia, è difficile la situazione di funzionari e quadri, che si sentono poco valorizzati

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Troppa burocrazia, scarsa riconoscenza del merito, carenze formative. Sono questi i principali ostacoli che ancora si interpongono al pieno riconoscimento professionale del middle management assicurativo. È la tendenza emersa da una ricerca promossa dal Sindacato nazionale funzionari imprese assicuratrici (Snfia), che ha coinvolto 107 compagnie e 1.069 altri professionisti (tra funzionari e quadri), mettendo in luce l'affanno del middle management assicurativo; una situazione che il sindacato definisce marginalizzato e impossibilitato a svolgere il proprio ruolo di leva di innovazione e competitività". L'indagine è stata pubblicata nel volume Il mercato assicurativo: la sfida delle alte professionalità in Italia, i cui dati sono stati presentati nel corso di una tavola rotonda, lo scorso 5 dicembre a Milano. Nel libro sono inoltre presenti interviste e contributi inediti di personaggi quali Carlos Montalvo (direttore di Eiopa), Domenico De Masi, Pasquale Natella (partner di Key2People) e Marco Falchero (senior manager PwC).

Un sistema meritocratico insufficiente

Le percezioni e le aspettative contenute nella ricerca Snfia fotografano un quadro a tinte fosche. Innanzitutto è scarsa (o poco adeguata) la formazione che i funzionari e i quadri ricevono dalle aziende, secondo quanto afferma quasi la metà del campione (il 47,2%). I modelli organizzativi aziendali, inoltre, secondo il 44,7% degli intervistati avrebbero determinato uno svuotamento delle proprie mansioni, mentre il 47,3% di loro denuncia un sovraccarico cognitivo. Le evidenze sono ancora più nette quando si fotografano le impressioni riguardanti l'azione che le compagnie portano avanti per combattere la burocratizzazione dei processi aziendali: secondo il 74,6% del campione, le imprese fanno poco o nulla in tal senso. L'umore del middle management non migliora affatto quando si inizia a parlare di qualità del lavoro: il 65% del panel ritiene troppo gravosi i carichi di lavoro, mentre è altissima l'impressione di chi (69,4% degli intervistati) sottolinea l'insufficienza del sistema meritocratico premiante e di quanti (69,2%) non intravedono prospettive di evoluzione professionale. Ciò nonostante, è molto alta (88,6%) la percentuale di quanti affermano di riuscire comunque a conseguire gli obiettivi prefissati, malgrado i limiti organizzativi.

Lo stallo del ceto medio e l'incapacità di rilanciare il sistema Italia

Dalla lettura di questi dati, secondo lo Snfia, emerge "una contraddizione che attraversa il comparto delle alte professionalità assicurative: veicolo di innovazione e competitività, da una parte, oggetto di marginalizzazione funzionale e organizzativa, dall'altra". A questo proposito, il sindacato sottolinea il fatto che il middle management coincide in larga parte con il cosiddetto ceto medio, il cui disagio economico e sociale è considerato uno dei principali fattori di crisi del Paese. "Tutti gli osservatori - evidenzia Snfia - concordano, infatti, nel ritenere che alla situazione di stallo del ceto medio vada riferita in gran parte la incapacità di rilanciare la produttività dell'intero sistema Italia".

Tornare a investire sul capitale umano

"Da anni - ha spiegato Marino D'Angelo, segretario generale di Snfia - la valorizzazione del merito e il riconoscimento delle competenze sono al centro dell'impegno di Snfia. L'attuale crisi economica rende ancor più urgente e significativo proseguire su questo terreno, riportando al centro del dibattito l'uomo e il lavoro". D'Angelo sottolinea che, attraverso la pubblicazione dell'indagine, il sindacato intende "raccontare la situazione di fragilità di una fascia di lavoratori che conta in Italia 16.743 addetti. Un segmento che, nella nostra ricerca, chiede con forza, lucidità e responsabilità che le imprese tornino a riconoscere il valore del merito, inteso come capacità innovativa, competenza, esperienza e dedizione". Mentre la congiuntura economica negativa inizia a far pesare i propri effetti anche sulle imprese assicurative, lo Snfia osserva come diventi cruciale "tornare a investire su questi lavoratori e sulle competenze strategiche di cui sono portatori unici. Per resistere alla crisi e rilanciare un mercato, quello assicurativo, che presenta numerosi ambiti di possibile espansione, anche rispetto agli altri paesi europei". Dal punto di vista del consumatore, inoltre, "è evidente che una maggiore efficienza organizzativa e una piena gratificazione di quadri e funzionari non possano che avere un impatto positivo sul costo assicurativo, che notoriamente oggi rappresenta un importante fattore di spesa delle famiglie italiane". Un atteggiamento di responsabilità sociale d'impresa verso i lavoratori potrà, dunque, a sua volta, secondo il sindacato "generare un circuito economico virtuoso, rimotivando alla spesa assicurativa il consumatore stesso".

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