Il Barometro Salute di Europa Assistance ci vede sempre più pessimisti
Gli italiani considerano la loro qualità di vita peggiore rispetto al resto degli europei e agli americani
05/10/2012
Europei e americani a confronto sulle tematiche della salute. La sesta edizione del Barometro Cercle Santé - Europ Assistance" si è focalizzato sulla percezione che cittadini di diverse nazioni hanno del proprio sistema sanitario, mettendo a confronto le opinioni di inglesi, tedeschi, francesi, italiani, polacchi, austriaci, spagnoli, svedesi e cechi con quelle dei cugini d'oltreoceano.
L'indagine, realizzata su un campione di 5.500 individui maggiorenni, ha preso in considerazione un concetto ampio di salute, esteso al benessere e alla qualità della vita, e proprio rispetto a quest'ultima voce è emerso che, se gli americani valutano loro qualità di vita attuale eccellente - con un punteggio di 7.1 su una scala da 1 a 10 - il giudizio degli europei non supera il 5.2 e in particolare quello degli italiani è il più basso del continente, solo 4.3.
A rimarcare il nostro pessimismo, un'altra domanda rivela che siamo anche i più "negativi" rispetto al futuro: solo un quarto degli italiani pensa che la qualità della vita delle prossime generazioni sia destinata a migliorare, contro il 44% dei polacchi e il 39% degli inglesi.
La survey ha indagato poi il significato che gli intervistati attribuiscono alla parola "benessere". Il 67% degli americani e il 75% degli europei (con il 95% degli italiani) lo riferiscono prima di tutto al fatto di "essere in buone condizioni fisiche", a seguire viene citato l'avere una famiglia (61% degli europei, 65% degli americani e 55% degli italiani); mentre l'indipendenza economica si attesta al terzo posto (41% degli europei, 38% degli americani e il 45% degli italiani) seguita dal fatto di avere "un buon lavoro".
Il progresso nella medicina è considerato dalla totalità degli italiani, e dalla maggior parte degli intervistati, il fattore cardine del miglioramento del benessere negli ultimi decenni, gli unici in disaccordo sono i polacchi, per cui il progresso scientifico è posizionato al secondo posto (53%) dopo la diffusione di internet. L'importanza del web è stata comunque rimarcata da tutti i paesi, seguita dalla qualità del cibo e dall'aumento dell'aspettativa di vita.
Sul fronte dell'assistenza agli anziani, la qualità delle cure ottiene il punteggio di 4.8 negli Stati Uniti e 4 in Europa dove i cittadini più severi (2.9) sono gli italiani e i polacchi. L'82% dei nostri connazionali pensa che, per affrontare i problemi connessi all'aumento della longevità e alla non autosufficienza, le risorse andrebbero stanziate prima di tutto nell'assistenza domiciliare, con una media europea del 74% e statunitense dell'81%. In Svezia dove, fino ad oggi, la maggior parte delle persone preferiva le case di riposo, il 54% è ora a favore delle cure domiciliari.
Infine, nel sondaggio non poteva mancare una domanda sulla crisi, da cui emerge che le persone rinunciano alle cure sanitarie a causa delle difficoltà economiche sia in Europa (22%) sia negli Stati Uniti (21%), con picchi in Polonia (41%) e Germania (30%). In Italia, il 27% degli intervistati ammette di aver posticipato o addirittura cancellato le cure mediche negli ultimi anni, con un incremento dell'8% rispetto ai risultati del 2011.
Quando interrogati a proposito di finanziamenti, la maggioranza ha risposto di non voler optare per aumenti obbligatori di contribuzione al fine di assicurare un equo accesso alle cure mediche, con il 25% degli italiani che invece è a favore di tale aumento, registrando un incremento positivo rispetto al 2011 quando era solo il 12% ad essere favorevole.
L'indagine, realizzata su un campione di 5.500 individui maggiorenni, ha preso in considerazione un concetto ampio di salute, esteso al benessere e alla qualità della vita, e proprio rispetto a quest'ultima voce è emerso che, se gli americani valutano loro qualità di vita attuale eccellente - con un punteggio di 7.1 su una scala da 1 a 10 - il giudizio degli europei non supera il 5.2 e in particolare quello degli italiani è il più basso del continente, solo 4.3.
A rimarcare il nostro pessimismo, un'altra domanda rivela che siamo anche i più "negativi" rispetto al futuro: solo un quarto degli italiani pensa che la qualità della vita delle prossime generazioni sia destinata a migliorare, contro il 44% dei polacchi e il 39% degli inglesi.
La survey ha indagato poi il significato che gli intervistati attribuiscono alla parola "benessere". Il 67% degli americani e il 75% degli europei (con il 95% degli italiani) lo riferiscono prima di tutto al fatto di "essere in buone condizioni fisiche", a seguire viene citato l'avere una famiglia (61% degli europei, 65% degli americani e 55% degli italiani); mentre l'indipendenza economica si attesta al terzo posto (41% degli europei, 38% degli americani e il 45% degli italiani) seguita dal fatto di avere "un buon lavoro".
Il progresso nella medicina è considerato dalla totalità degli italiani, e dalla maggior parte degli intervistati, il fattore cardine del miglioramento del benessere negli ultimi decenni, gli unici in disaccordo sono i polacchi, per cui il progresso scientifico è posizionato al secondo posto (53%) dopo la diffusione di internet. L'importanza del web è stata comunque rimarcata da tutti i paesi, seguita dalla qualità del cibo e dall'aumento dell'aspettativa di vita.
Sul fronte dell'assistenza agli anziani, la qualità delle cure ottiene il punteggio di 4.8 negli Stati Uniti e 4 in Europa dove i cittadini più severi (2.9) sono gli italiani e i polacchi. L'82% dei nostri connazionali pensa che, per affrontare i problemi connessi all'aumento della longevità e alla non autosufficienza, le risorse andrebbero stanziate prima di tutto nell'assistenza domiciliare, con una media europea del 74% e statunitense dell'81%. In Svezia dove, fino ad oggi, la maggior parte delle persone preferiva le case di riposo, il 54% è ora a favore delle cure domiciliari.
Infine, nel sondaggio non poteva mancare una domanda sulla crisi, da cui emerge che le persone rinunciano alle cure sanitarie a causa delle difficoltà economiche sia in Europa (22%) sia negli Stati Uniti (21%), con picchi in Polonia (41%) e Germania (30%). In Italia, il 27% degli intervistati ammette di aver posticipato o addirittura cancellato le cure mediche negli ultimi anni, con un incremento dell'8% rispetto ai risultati del 2011.
Quando interrogati a proposito di finanziamenti, la maggioranza ha risposto di non voler optare per aumenti obbligatori di contribuzione al fine di assicurare un equo accesso alle cure mediche, con il 25% degli italiani che invece è a favore di tale aumento, registrando un incremento positivo rispetto al 2011 quando era solo il 12% ad essere favorevole.
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