Imprese, il calo delle insolvenze tradisce le attese
Secondo il rapporto di Atradius nell’Eurozona sono ancora superiori del 75% rispetto ai livelli pre-crisi
11/09/2015
Italia ancora in rosso, anche se in lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, in materia di insolvenze. Anche nel resto dell’Europa, nonostante i segnali di ripresa economica e le migliori condizioni di credito per le imprese, l’aggiornamento delle previsioni sulle insolvenze per il 2015 mostra indici di miglioramento, per l’Eurozona, ancora molto bassi, se non a volte invariati. E’ l’istantanea tracciata nell’ultimo rapporto sui livelli d’insolvenza delle imprese pubblicato da Atradius.
A livello globale i dati rilevano una previsione di modesto calo del totale delle insolvenze nell’anno in corso: dell’8% rispetto alle stime del primo semestre di quest’anno. In particolare, all’interno dell’Eurozona, i livelli d’insolvenza restano superiori del 75% rispetto ai livelli pre-crisi. Oltre alla Grecia, in cui l’escalation della crisi del debito ha profondamente debilitato l’ambiente imprenditoriale, per cui si attende un incremento dei fallimenti del 9% quest’anno, e un ulteriore 6% nel 2016, è la Francia a segnare una crescita del 4% dei livelli d’insolvenza, nonostante la forte performance economica del primo trimestre di quest’anno. In Italia si prevede un rallentamento del calo dei livelli d’insolvenza (al di sotto della media dell’Eurozona), che passerebbero dal -8% previsto per il 2015 ad un -5% nel 2016. Miglioramenti più consistenti si attendono per Spagna, Irlanda e Belgio.
Ma segnali poco incoraggianti si registrano anche per alcuni Paesi al di fuori dell’Eurozona, che sono stati colpiti dall’indebolimento delle economie locali. In Svizzera è attesa una crescita dei fallimenti aziendali del 12% in più rispetto alle stime del secondo trimestre di quest’anno; in Australia le insolvenze segnano un +2% rispetto ad una precedente previsione di diminuzione del 9%. Tra le economie più avanzate si evidenziano in particolare i casi del Canada, quarto più grande esportatore al mondo di petrolio, entrato di fatto in recessione a causa del drastico calo degli investimenti nel settore energetico e della Norvegia, la cui economia è stata indebolita dalla crisi del settore petrolifero e del gas. Tuttavia, con il rialzo dei prezzi del petrolio nel 2016, le economie di questi due Paesi dovrebbero tornare su livelli stabili.
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