Deflazione e solvency tra le preoccupazioni dell’Ivass
Tanti i temi sul tavolo dell’Autorità, spiegati dal suo presidente, Salvatore Rossi, nel corso della relazione annuale
16/06/2016
I tassi negativi restano al centro delle preoccupazioni delle assicurazioni. Anche se le imprese italiane hanno reagito meglio. A sottolinearlo il presidente Ivass, Salvatore Rossi nel corso delle relazione annuale, presentata ieri a Roma, dove ha esposto i risultati del mercato e del lavoro svolto dall’Istituto nell’anno concluso. “È come camminare a testa in giù sul soffitto di una stanza – ha commentato, riferendosi alla persistente situazione dei tassi nominali negativi –. Una innaturale condizione che non può durare troppo a lungo”. Secondo Rossi, il problema vero non sta nei tassi bassi, ma nei rischi di deflazione, che rendono alla lunga insostenibile qualunque forma di debito. Tuttavia, le imprese italiane sono state meno colpite dalla persistenza dei bassi rendimenti, rispetto a quelle europee, soprattutto grazie a un miglior allineamento tra durate finanziarie dell’attivo e del passivo. Su questo, il prossimo stress test Eiopa sarà un importante banco di prova e di aggiornamento della situazione, anche per capire come intervenire per rendere sostenibile l’offerta alla clientela di prodotti propriamente assicurativi. “Vorremmo organizzare verso la fine dell’anno - anticipa Rossi - un incontro con i principali gruppi e compagnie volto a discutere le implicazioni della situazione macroeconomica, mettendo a confronto l’ottica di chi opera sul mercato assicurativo con quella di chi ha responsabilità di vigilanza”.
RACCOLTA E INVESTIMENTI
A proposito di imprese italiane, Rossi fornisce qualche dato indicativo sullo stato di salute: nel 2015, la raccolta è cresciuta del 2,5% (150 miliardi di euro, il 9% del Pil) trainata dal comparto vita e in particolare dalle polizze unit linked (32 miliardi contro i 22 miliardi del 2014), mentre i premi dei prodotti vita tradizionali sono scesi a 76 miliardi (erano 82 miliardi nel 2014). Si riduce anche la raccolta Rca (-6,5%), da attribuire al calo dei prezzi, non dei volumi. Gli attivi raggiungono i 700 miliardi e ,in confronto all’Europa, le compagnie italiane investono molto in titoli di Stato (il 45% circa degli attivi) preferendo quelli italiani e gli investimenti in titoli corporate (123 miliardi, il 23% del totale), nonostante un’offerta nazionale ancora limitata. Marginali sono, invece, gli investimenti in minibonds. La redditività (Roe) ha sfiorato il 10% nel comparto vita e superato il 7% nei danni; gli indici di solvibilità si mantengono su un livello più che doppio (2,4 volte) rispetto al requisito richiesto.
OCCHIO ALLE IMPRESE MINORI
In tema di Solvency II, l’Istituto esprime soddisfazione per i risultati finora raggiunti, anche se molto deve essere fatto. Per i supervisori, italiani ed europei, sono due le sfide: “livellare il campo di gioco il più possibile”, laddove restano notevoli diversità di approccio e interpretative fra autorità nazionali; adoperarsi, d’intesa con le autorità europee, affinché la complessità del nuovo regime non venga “esasperata” al solo fine di ridurre l’assorbimento di capitale. A soffrire maggiormente sono i gruppi e le imprese di minori dimensioni che stanno trovando molto onerosi i necessari investimenti in capitale umano, tecnologico, organizzativo e, su queste realtà, l’Istituto intende porre maggiore attenzione. “Continueremo a confrontarci con l’industria - avverte Rossi - sulla proporzionalità delle regole, ma le piccole imprese non potranno ritenersi esentate dai più elevati requisiti di governance del nuovo regime regolamentare”.
I PERICOLI DELLA TECNOLOGIA
Un’altra preoccupazione riguarda la crescente diffusione delle tecnologie e l’utilizzo dei big data: la robotizzazione della relazione fra impresa e cliente metterà inevitabilmente in discussione le reti distributive tradizionali. “Per il momento, gli operatori già presenti sul mercato, interessati a inglobare queste tecnologie nei loro modelli organizzativi puntano alla complementarità fra algoritmi e addetti in carne e ossa, nell’assunto che il contatto umano resti una preferenza stabile del cliente”. In altri termini, la fine del modello distributivo tradizionale non è scontata, e il ricorso a strumenti digitali e applicazioni potrà incrementare l’attività e la redditività d’impresa offrendo ai cittadini l’opportunità di reperire servizi finanziari più efficaci e meno cari, che però espongono gli utenti a rischi quali la shadow insurance: attività parassicurative esercitate da soggetti non vigilati su cui, esorta Rossi, “è bene iniziare a preoccuparsi”.
TRASPARENZA, MA ANCHE DISTORSIONE
In tema di relazione con il cliente, l’Ivass ha snellito la nota informativa che accompagna le polizze danni e ha dato un notevole contributo alla nuova direttiva sull’intermediazione assicurativa. Resta, però, qualche perplessità sul Kid (Key information document) che, se rende sostanziale la trasparenza nei confronti dei consumatori, può essere rischioso in altro senso: “far risultare alcuni prodotti, quelli assicurativi, più rischiosi e cari di altri che hanno le stesse caratteristiche dal punto di vista dei risparmiatori, introduce pericolose distorsioni nei mercati”.
BUONA NORMA PER L’RC AUTO
Tra le vecchie questioni ancora aperte, le anomalie del mercato Rca dove, però, i segnali di miglioramento si sono rafforzati ed estesi: nel 2015, i prezzi unitari medi delle polizze sono ancora diminuiti (-7,5%) e il gap con i principali Paesi Ue continua a ridursi (sceso dai 234 euro, del 2011 ai 150, del 2015). Per la definitiva soluzione del problema “occorre una combinazione di interventi normativi e di comportamenti da parte degli attori del sistema”.
UN AIUTO PER LE FRODI
Resta la questione delle frodi: un aiuto arriverà anche dall’Archivio integrato antifrode (Aia), realizzato dall’Ivass, che mette insieme un miliardo e mezzo di singole informazioni su veicoli, immatricolazioni, patenti, polizze, danneggiati, testimoni, periti: già oggi, si stima che l’attività antifrode delle compagnie abbia consentito una riduzione dei costi dei risarcimenti pari all’1,5% dei premi. Ma l’Ivass andrà oltre. “Miglioreremo l’accessibilità ai dati, anche attraverso la creazione di un portale. Stiamo lavorando a indicatori basati sulle più avanzate teorie e tecniche di analisi delle reti sociali. Riteniamo di poter ottenere effetti positivi anche sul contenzioso giudiziario”. Anche se è bene, secondo Rossi, che le compagnie si dotino di efficaci presidi organizzativi per prevenire il rischio contenzioso, senza tralasciare di ricordare che servirebbe un efficiente sistema di arbitrato stragiudiziale, come quello che la Banca d’Italia ha istituito anni fa nel settore bancario. Molte, dunque, le cose fatte, ma altrettante quelle da fare. “La strada da percorrere è piena di insidie – conferma Rossi – e Solvency II accresce il tasso di complessità del sistema”, ma il segreto dell’efficienza, secondo il presidente, è “usare la minima dose di regole per avere dei risultati”.
RACCOLTA E INVESTIMENTI
A proposito di imprese italiane, Rossi fornisce qualche dato indicativo sullo stato di salute: nel 2015, la raccolta è cresciuta del 2,5% (150 miliardi di euro, il 9% del Pil) trainata dal comparto vita e in particolare dalle polizze unit linked (32 miliardi contro i 22 miliardi del 2014), mentre i premi dei prodotti vita tradizionali sono scesi a 76 miliardi (erano 82 miliardi nel 2014). Si riduce anche la raccolta Rca (-6,5%), da attribuire al calo dei prezzi, non dei volumi. Gli attivi raggiungono i 700 miliardi e ,in confronto all’Europa, le compagnie italiane investono molto in titoli di Stato (il 45% circa degli attivi) preferendo quelli italiani e gli investimenti in titoli corporate (123 miliardi, il 23% del totale), nonostante un’offerta nazionale ancora limitata. Marginali sono, invece, gli investimenti in minibonds. La redditività (Roe) ha sfiorato il 10% nel comparto vita e superato il 7% nei danni; gli indici di solvibilità si mantengono su un livello più che doppio (2,4 volte) rispetto al requisito richiesto.
OCCHIO ALLE IMPRESE MINORI
In tema di Solvency II, l’Istituto esprime soddisfazione per i risultati finora raggiunti, anche se molto deve essere fatto. Per i supervisori, italiani ed europei, sono due le sfide: “livellare il campo di gioco il più possibile”, laddove restano notevoli diversità di approccio e interpretative fra autorità nazionali; adoperarsi, d’intesa con le autorità europee, affinché la complessità del nuovo regime non venga “esasperata” al solo fine di ridurre l’assorbimento di capitale. A soffrire maggiormente sono i gruppi e le imprese di minori dimensioni che stanno trovando molto onerosi i necessari investimenti in capitale umano, tecnologico, organizzativo e, su queste realtà, l’Istituto intende porre maggiore attenzione. “Continueremo a confrontarci con l’industria - avverte Rossi - sulla proporzionalità delle regole, ma le piccole imprese non potranno ritenersi esentate dai più elevati requisiti di governance del nuovo regime regolamentare”.
I PERICOLI DELLA TECNOLOGIA
Un’altra preoccupazione riguarda la crescente diffusione delle tecnologie e l’utilizzo dei big data: la robotizzazione della relazione fra impresa e cliente metterà inevitabilmente in discussione le reti distributive tradizionali. “Per il momento, gli operatori già presenti sul mercato, interessati a inglobare queste tecnologie nei loro modelli organizzativi puntano alla complementarità fra algoritmi e addetti in carne e ossa, nell’assunto che il contatto umano resti una preferenza stabile del cliente”. In altri termini, la fine del modello distributivo tradizionale non è scontata, e il ricorso a strumenti digitali e applicazioni potrà incrementare l’attività e la redditività d’impresa offrendo ai cittadini l’opportunità di reperire servizi finanziari più efficaci e meno cari, che però espongono gli utenti a rischi quali la shadow insurance: attività parassicurative esercitate da soggetti non vigilati su cui, esorta Rossi, “è bene iniziare a preoccuparsi”.
TRASPARENZA, MA ANCHE DISTORSIONE
In tema di relazione con il cliente, l’Ivass ha snellito la nota informativa che accompagna le polizze danni e ha dato un notevole contributo alla nuova direttiva sull’intermediazione assicurativa. Resta, però, qualche perplessità sul Kid (Key information document) che, se rende sostanziale la trasparenza nei confronti dei consumatori, può essere rischioso in altro senso: “far risultare alcuni prodotti, quelli assicurativi, più rischiosi e cari di altri che hanno le stesse caratteristiche dal punto di vista dei risparmiatori, introduce pericolose distorsioni nei mercati”.
BUONA NORMA PER L’RC AUTO
Tra le vecchie questioni ancora aperte, le anomalie del mercato Rca dove, però, i segnali di miglioramento si sono rafforzati ed estesi: nel 2015, i prezzi unitari medi delle polizze sono ancora diminuiti (-7,5%) e il gap con i principali Paesi Ue continua a ridursi (sceso dai 234 euro, del 2011 ai 150, del 2015). Per la definitiva soluzione del problema “occorre una combinazione di interventi normativi e di comportamenti da parte degli attori del sistema”.
UN AIUTO PER LE FRODI
Resta la questione delle frodi: un aiuto arriverà anche dall’Archivio integrato antifrode (Aia), realizzato dall’Ivass, che mette insieme un miliardo e mezzo di singole informazioni su veicoli, immatricolazioni, patenti, polizze, danneggiati, testimoni, periti: già oggi, si stima che l’attività antifrode delle compagnie abbia consentito una riduzione dei costi dei risarcimenti pari all’1,5% dei premi. Ma l’Ivass andrà oltre. “Miglioreremo l’accessibilità ai dati, anche attraverso la creazione di un portale. Stiamo lavorando a indicatori basati sulle più avanzate teorie e tecniche di analisi delle reti sociali. Riteniamo di poter ottenere effetti positivi anche sul contenzioso giudiziario”. Anche se è bene, secondo Rossi, che le compagnie si dotino di efficaci presidi organizzativi per prevenire il rischio contenzioso, senza tralasciare di ricordare che servirebbe un efficiente sistema di arbitrato stragiudiziale, come quello che la Banca d’Italia ha istituito anni fa nel settore bancario. Molte, dunque, le cose fatte, ma altrettante quelle da fare. “La strada da percorrere è piena di insidie – conferma Rossi – e Solvency II accresce il tasso di complessità del sistema”, ma il segreto dell’efficienza, secondo il presidente, è “usare la minima dose di regole per avere dei risultati”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA