Il futuro della previdenza complementare
Al tradizionale convegno di fine anno di Itinerari Previdenziali, lo stato dell’arte e le sfide dei fondi pensionistici
01/12/2016
Negli ultimi cinque anni poco è cambiato nelle scelte di investimento dei fondi pensione. A certificarlo è Mario Padula, presidente della Covip, in occasione dell’annuale convegno di fine anno di Itinerari Previdenziali, che si è svolto il 30 novembre presso la Cassa italiana previdenza e assistenza geometri. “La parte del leone la fanno sempre i titoli di Stato e l’ordine di importanza degli asset è rimasto lo stesso”, commenta Padula.
Eppure, il contesto globale nell’ultimo anno è cambiato. L’economia mondiale sta rallentando, prosegue il regime di bassi tassi di interesse, la Brexit e l’elezione di Donald Trump pongono seri interrogativi. E tutto ciò ha avuto (e sta avendo) ripercussioni sulle strategie di investimento dei fondi previdenziali: uno degli scogli principali resta il regime di bassi tassi di interesse. Secondo Padula, in questo contesto “occorre agire sui costi. Dalle evidenze empiriche risulta che all’aumentare del patrimonio del fondo i costi si riducono, è per questo che dobbiamo ragionare sulla dimensione efficiente di questi enti”.
Una delle differenze evidenziate è stata la minor incidenza delle attività domestiche nel portafoglio dei fondi pensione rispetto alle casse professionali. Un tema che ha aperto la strada al dibattito politico della seconda parte dell’incontro. L’on. Enrico Morando, vice ministro dell’Economia, ha richiamato la novità normativa dell’esenzione per gli enti di previdenza che investono fino al 5% del loro attivo patrimoniale in azioni o quote di imprese dell’economia reale. “Se il meccanismo funziona siamo disposti ad aumentare questa percentuale, ma non possiamo impegnarci per riportare la tassazione dei rendimenti all’11%”, ha commentato. Sul tema della fiscalità si è inserito anche il prof. Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche di Itinerari Previdenziali, proponendo un plafond unico di deducibilità e ipotizzando un tetto massimo di 9.000 euro che i cittadini possono sfruttare in base alle proprie esigenze.
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