Wu Xiaohui, numero uno di Anbang: dimissioni o arresto?
Mistero sulla sorte del presidente del colosso assicurativo cinese con ramificati interessi internazionali, e molto vicino alla famiglia Trump
14/06/2017
Ufficialmente Wu Xiaohui, presidente di Anbang Insurance (tra i più grandi gruppi assicurativi cinesi) si è dimesso. Lo ha reso noto la compagnia cinese, che in precedenza aveva comunicato: “Wu Xiaohui non può temporaneamente esercitare i suoi compiti per ragioni personali”.
Il manager ha trasformato una semplice compagnia assicurativa immobiliare (nata nel 2004), in un colosso con un giro d’affari per 275 miliardi di dollari. Secondo quanto scrive il magazine cinese Caijing, sabato scorso la China Insurance Regulatory Commission (l’ente che vigila sul settore delle assicurazioni in Cina) avrebbe comunicato che Wu sarebbe agli arresti con l’accusa di corruzione. L’articolo è scomparso dal web poche ore dopo la pubblicazione. Wu, che ha contatti con Jared Kushner, genero del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarebbe da tempo nel mirino delle indagini, come scrive il South China Morning Post, che citando una fonte al corrente delle vicende, sostiene che Wu avrebbe già preso parte a diverse sedute con gli investigatori, tornando poi puntualmente al suo ufficio.
I sospetti sul suo arresto si addensavano già da diversi giorni, quando, a inizio giugno, il Financial Times, citando un socio d’affari di Wu che aveva riferito che il capo di Anbang “non può lasciare la Cina”, per indagini su prodotti finanziari utilizzati dal gruppo cinese per le operazioni di acquisizioni all’estero.
Wu Xiaohui, che ha sposato una nipote dell’ex leader cinese Deng Xiaoping, ha fatto emergere a livello internazionale Anbang per le sue operazioni ambiziose, ma ha attirato anche l’attenzione delle autorità per le sue politiche rischiose per raccogliere fondi nel ramo vita e la sua struttura societaria opaca, che ha spinto le autorità cinesi, lo scorso maggio, a vietare al gruppo di lanciare nuovi prodotti per tre mesi. Wu era salito alla ribalta delle cronache statunitensi già dall’inizio del 2017, dopo che il New York Times aveva rivelato un incontro tra il capo di Anbang e lo stesso Kushner. Anbang sarebbe stata pronta al pagamento di una prima tranche da 400 milioni di dollari per l’acquisto di un grattacielo sulla Quinta Strada di Manhattan, secondo fonti Bloomberg. Un’operazione cancellata a marzo per un presunto conflitto di interessi, ma che secondo gli osservatori potrebbe nascondere risvolti politici, in quanto sfumata proprio alla vigilia del vertice a Mar-a-Lago tra il presidente Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping.
Tra le operazioni più rilevati del gruppo, l’acquisizione del famoso hotel Waldorf Astoria di New York, nel 2014, per la cifra record di 1,95 miliardi di dollari. Anbang avrebbe asset per almeno 800 miliardi di yuan (117,6 miliardi di dollari al cambio attuale). Wu Xiaohui, tuttavia, non risulta tra gli uomini più ricchi d’Asia, perché non detiene personalmente quote nella società, che sono in mano invece a membri della sua famiglia. La compagnia, di recente, ha minacciato di sporgere querela nei confronti di uno dei più importanti giornali cinesi, la rivista Caixin, che ad aprile scorso aveva definito “opaca” la struttura societaria del gruppo, dietro la quale si nasconderebbe un labirinto di oltre cento società che fanno capo ad Anbang.
Il manager ha trasformato una semplice compagnia assicurativa immobiliare (nata nel 2004), in un colosso con un giro d’affari per 275 miliardi di dollari. Secondo quanto scrive il magazine cinese Caijing, sabato scorso la China Insurance Regulatory Commission (l’ente che vigila sul settore delle assicurazioni in Cina) avrebbe comunicato che Wu sarebbe agli arresti con l’accusa di corruzione. L’articolo è scomparso dal web poche ore dopo la pubblicazione. Wu, che ha contatti con Jared Kushner, genero del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarebbe da tempo nel mirino delle indagini, come scrive il South China Morning Post, che citando una fonte al corrente delle vicende, sostiene che Wu avrebbe già preso parte a diverse sedute con gli investigatori, tornando poi puntualmente al suo ufficio.
I sospetti sul suo arresto si addensavano già da diversi giorni, quando, a inizio giugno, il Financial Times, citando un socio d’affari di Wu che aveva riferito che il capo di Anbang “non può lasciare la Cina”, per indagini su prodotti finanziari utilizzati dal gruppo cinese per le operazioni di acquisizioni all’estero.
Wu Xiaohui, che ha sposato una nipote dell’ex leader cinese Deng Xiaoping, ha fatto emergere a livello internazionale Anbang per le sue operazioni ambiziose, ma ha attirato anche l’attenzione delle autorità per le sue politiche rischiose per raccogliere fondi nel ramo vita e la sua struttura societaria opaca, che ha spinto le autorità cinesi, lo scorso maggio, a vietare al gruppo di lanciare nuovi prodotti per tre mesi. Wu era salito alla ribalta delle cronache statunitensi già dall’inizio del 2017, dopo che il New York Times aveva rivelato un incontro tra il capo di Anbang e lo stesso Kushner. Anbang sarebbe stata pronta al pagamento di una prima tranche da 400 milioni di dollari per l’acquisto di un grattacielo sulla Quinta Strada di Manhattan, secondo fonti Bloomberg. Un’operazione cancellata a marzo per un presunto conflitto di interessi, ma che secondo gli osservatori potrebbe nascondere risvolti politici, in quanto sfumata proprio alla vigilia del vertice a Mar-a-Lago tra il presidente Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping.
Tra le operazioni più rilevati del gruppo, l’acquisizione del famoso hotel Waldorf Astoria di New York, nel 2014, per la cifra record di 1,95 miliardi di dollari. Anbang avrebbe asset per almeno 800 miliardi di yuan (117,6 miliardi di dollari al cambio attuale). Wu Xiaohui, tuttavia, non risulta tra gli uomini più ricchi d’Asia, perché non detiene personalmente quote nella società, che sono in mano invece a membri della sua famiglia. La compagnia, di recente, ha minacciato di sporgere querela nei confronti di uno dei più importanti giornali cinesi, la rivista Caixin, che ad aprile scorso aveva definito “opaca” la struttura societaria del gruppo, dietro la quale si nasconderebbe un labirinto di oltre cento società che fanno capo ad Anbang.
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