Snfia, una nuova stagione del merito
Valorizzare le alte professionalità, riportare il lavoratore al centro, superare la logica del conflitto. Queste le leve per rilanciare lo sviluppo e uscire dalla crisi della rappresentanza sindacale. Come è emerso nel corso del X congresso dell'associazione, in svolgimento a Roma
21/05/2014
Il sindacato, in Europa, non regge il passo con le sfide poste dalla crisi: nel Regno Unito, gli iscritti sono il 28%, in Germania meno del 20%, in Francia appena l'8% e, in Italia, raggiungono gli 11 milioni, ma oltre la metà appartiene alla categoria dei pensionati. Assistiamo, dunque, a uno stallo del modello di rappresentanza che richiede la creazione di un sindacato evoluto. C'è bisogno di una nuova stagione del merito - ha esordito Marino D'Angelo (nella foto), segretario generale di Snfia - al X congresso nazionale del sindacato nazionale funzionari imprese assicuratrici, che si sta svolgendo in questi giorni a Roma. "Le imprese assicuratrici devono capire l'importanza di investire nella valorizzazione delle alte professionalità che, oggi, non sono riconosciute in maniera adeguata nelle aziende. E questo, anche in un comparto come quello assicurativo che attraversa da due anni il periodo positivo più lungo dall'inizio della crisi: nel 2012, gli utili si sono assestati a livelli pre-crisi, con 5,7 miliardi di euro e il Roe all'11,5%; l'andamento tecnico del settore danni ha visto un consolidamento strutturale, con la combined ratio sotto la soglia del 100%; da ottobre 2012 a dicembre 2013, la nuova produzione vita è stata in crescita 14 mesi su 15; tra giugno 2012 e giugno 2013, la capitalizzazione di borsa dell'indice assicurativo ha recuperato molto terreno (+47%)".
Ritorno alle origini
Tra le ricette per uscire dallo stallo, Snfia propone innanzitutto un back to basics, ovvero un ritorno alle origini, "per un sindacato che rimetta al centro l'uomo e i suoi bisogni e sia lo strumento principe della negoziazione efficace, aperto alla società, pronto a recepire e dare input, immerso da protagonista nella contemporaneità. Un istituto di democrazia delega e autentica rappresentanza". L'importanza di rimettere il lavoratore al centro viene ribadita. "Quello che manca - conferma Maurizio Arena, segretario generale Fadap, la federazione autonoma delle alte professionalità - è la centralità del lavoratore, senza la quale qualsiasi processo organizzativo è destinato a fallire".
No alla verticalizzazione
Per agire in questa direzione, bisogna partire dal merito. "Ci vuole preparazione - sottolinea Giuseppe Santella, direttore risorse umane gruppo UnipolSai - è necessario impegnarsi e dimostrare il proprio valore. Il merito non si reclama, ma si conquista". Determinante anche una maggiore partecipazione del management intermedio. "La verticalizzazione - conferma Santella - è da evitare: non un solo uomo al comando, ma un gruppo dirigente che sa condividere. "Le aziende - concorda Giuseppe Roma, direttore generale del Censis - si sviluppano con il management intermedio: serve un'organizzazione diffusa e orizzontale e un riconoscimento della professionalità, senza la quale l'Italia non potrà avere ripresa".
L'orologio al posto del cartellino
Altro obiettivo di Snfia è quello di riappropriarsi dei temi del work-life- balance e dello smart working, lanciando la sfida del benessere lavorativo come motore della produttività: "per i lavoratori - rivela D'Angelo - significa un risparmio di quattro miliardi di euro, grazie ai minori spostamenti, un miglioramento del benessere personale e familiare e una riduzione dell'impatto ambientale; per le aziende, vuole dire un incremento della produttività per un valore di 27 miliardi di euro e una riduzione dei costi fissi di nove miliardi di euro". In quest'ottica, Snfia intende proporre alle compagnie di assicurazione l'inserimento del welfare manager, un dirigente di alto profilo professionale che si occupi della messa in campo di azioni per la realizzazione del benessere organizzativo e di conciliazione vita e lavoro. "Un vero e proprio investimento - spiega il segretario Snfia - e non un puro costo aziendale. Basti pensare che il costo sociale in Europa, per curare disordini mentali, attribuibili a stress da lavoro, è valutato in 240 miliardi e 136 sono i miliardi di perdita di produttività per assenteismo".
L'importanza di questi strumenti è ribadita anche da Davide Pilucchi, direttore relazioni industriali di Generali. "Telelavoro, flessibilità e smart working richiedono proposte concrete e velocità di cambiamento dei modelli: il fattore tempo è fondamentale per far capire il valore delle relazioni sindacali".
Oltre il conflitto
Altra sfida fondamentale, quella di un definitivo superamento della logica del conflitto, a favore di una nuova idea di partnership win-win, che vede tutti vincitori e esalta l'obiettivo comune di imprenditoria e sindacato. "La parola chiave - sottolinea D'Angelo - è bilateralità. Vanno rilanciati gli spazi di gestione realmente collaborativa tra azienda e lavoratori attraverso contrattazioni di primo e secondo livello, che, da un lato, mettano mano agli statuti degli enti bilaterali già in piedi dotandoli di forza negoziale; dall'altro, propongano nuove aree di intervento dello schema di confronto bilaterale, quali l'apprendistato, i contratti a termine e il prepensionamento".
Dello stesso parere, il segretario generale Fna, Federazione nazionale assicuratori, Dante Barban. "La contrapposizione - conferma - è dannosa, quando non serve e anche l'Europa ci chiede un modello sindacale basato sul confronto". Infine, questione cruciale è quella dell'innovazione, di cui il sindacato, assieme alle imprese, deve essere motore. "Siamo convinti - conclude D'Angelo - che, per creare e mantenere il lavoro, occorrano istruzione, ricerca scientifica e sviluppo industriale".
Un contratto da rivedere
Tra le sfide sul tavolo della rappresentanza sindacale, il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore assicurativo, scaduto il 30 giugno 2013, per il quale sono in corso incontri tra i rappresentanti delle cinque sigle sindacali. "Agiamo - spiega D'Angelo - al di fuori e al di sopra delle gabbie culturali e operative della rappresentanza sindacale. Progettando e attuando la tutela dei bisogni dell'alta professionalità, al di fuori di ogni altra condizione contrattuale, siamo in grado di proporre un'accoglienza sindacale a quella parte del mondo del lavoro esclusa dagli schemi negoziali tipici. Penso, in particolare, ai precari, giovani e donne di alta professionalità costretti in un rapporto di lavoro temporaneo e di basso livello economico". Sulla contrattazione, si esprime anche l'associazione delle imprese assicuratrici. "Prevedo - anticipa Luigi Caso, direttore relazioni esterne Ania - che il prossimo sarà un contratto di grandi contenuti, caratterizzato da uno spirito innovativo e costruttivo". In termini positivi si esprime anche Fiba. "Il settore va bene - spiega Roberto Garibotti, segretario nazionale Fiba-Cisl - e ci sono tutte le condizioni per rinnovare il contratto in modo completo. In questo, il sindacato deve essere il cambiamento". Spirito di apertura e dialogo, quindi, ma senza rinunciare alla difesa dei reciproci interessi. "Se sarà necessario - chiude Renato Pellegrini, segretario nazionale Uilca - sapremo dimostrare che siamo in grado di usare anche l'arma della mobilitazione e del conflitto".
Ritorno alle origini
Tra le ricette per uscire dallo stallo, Snfia propone innanzitutto un back to basics, ovvero un ritorno alle origini, "per un sindacato che rimetta al centro l'uomo e i suoi bisogni e sia lo strumento principe della negoziazione efficace, aperto alla società, pronto a recepire e dare input, immerso da protagonista nella contemporaneità. Un istituto di democrazia delega e autentica rappresentanza". L'importanza di rimettere il lavoratore al centro viene ribadita. "Quello che manca - conferma Maurizio Arena, segretario generale Fadap, la federazione autonoma delle alte professionalità - è la centralità del lavoratore, senza la quale qualsiasi processo organizzativo è destinato a fallire".
No alla verticalizzazione
Per agire in questa direzione, bisogna partire dal merito. "Ci vuole preparazione - sottolinea Giuseppe Santella, direttore risorse umane gruppo UnipolSai - è necessario impegnarsi e dimostrare il proprio valore. Il merito non si reclama, ma si conquista". Determinante anche una maggiore partecipazione del management intermedio. "La verticalizzazione - conferma Santella - è da evitare: non un solo uomo al comando, ma un gruppo dirigente che sa condividere. "Le aziende - concorda Giuseppe Roma, direttore generale del Censis - si sviluppano con il management intermedio: serve un'organizzazione diffusa e orizzontale e un riconoscimento della professionalità, senza la quale l'Italia non potrà avere ripresa".
L'orologio al posto del cartellino
Altro obiettivo di Snfia è quello di riappropriarsi dei temi del work-life- balance e dello smart working, lanciando la sfida del benessere lavorativo come motore della produttività: "per i lavoratori - rivela D'Angelo - significa un risparmio di quattro miliardi di euro, grazie ai minori spostamenti, un miglioramento del benessere personale e familiare e una riduzione dell'impatto ambientale; per le aziende, vuole dire un incremento della produttività per un valore di 27 miliardi di euro e una riduzione dei costi fissi di nove miliardi di euro". In quest'ottica, Snfia intende proporre alle compagnie di assicurazione l'inserimento del welfare manager, un dirigente di alto profilo professionale che si occupi della messa in campo di azioni per la realizzazione del benessere organizzativo e di conciliazione vita e lavoro. "Un vero e proprio investimento - spiega il segretario Snfia - e non un puro costo aziendale. Basti pensare che il costo sociale in Europa, per curare disordini mentali, attribuibili a stress da lavoro, è valutato in 240 miliardi e 136 sono i miliardi di perdita di produttività per assenteismo".
L'importanza di questi strumenti è ribadita anche da Davide Pilucchi, direttore relazioni industriali di Generali. "Telelavoro, flessibilità e smart working richiedono proposte concrete e velocità di cambiamento dei modelli: il fattore tempo è fondamentale per far capire il valore delle relazioni sindacali".
Oltre il conflitto
Altra sfida fondamentale, quella di un definitivo superamento della logica del conflitto, a favore di una nuova idea di partnership win-win, che vede tutti vincitori e esalta l'obiettivo comune di imprenditoria e sindacato. "La parola chiave - sottolinea D'Angelo - è bilateralità. Vanno rilanciati gli spazi di gestione realmente collaborativa tra azienda e lavoratori attraverso contrattazioni di primo e secondo livello, che, da un lato, mettano mano agli statuti degli enti bilaterali già in piedi dotandoli di forza negoziale; dall'altro, propongano nuove aree di intervento dello schema di confronto bilaterale, quali l'apprendistato, i contratti a termine e il prepensionamento".
Dello stesso parere, il segretario generale Fna, Federazione nazionale assicuratori, Dante Barban. "La contrapposizione - conferma - è dannosa, quando non serve e anche l'Europa ci chiede un modello sindacale basato sul confronto". Infine, questione cruciale è quella dell'innovazione, di cui il sindacato, assieme alle imprese, deve essere motore. "Siamo convinti - conclude D'Angelo - che, per creare e mantenere il lavoro, occorrano istruzione, ricerca scientifica e sviluppo industriale".
Un contratto da rivedere
Tra le sfide sul tavolo della rappresentanza sindacale, il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore assicurativo, scaduto il 30 giugno 2013, per il quale sono in corso incontri tra i rappresentanti delle cinque sigle sindacali. "Agiamo - spiega D'Angelo - al di fuori e al di sopra delle gabbie culturali e operative della rappresentanza sindacale. Progettando e attuando la tutela dei bisogni dell'alta professionalità, al di fuori di ogni altra condizione contrattuale, siamo in grado di proporre un'accoglienza sindacale a quella parte del mondo del lavoro esclusa dagli schemi negoziali tipici. Penso, in particolare, ai precari, giovani e donne di alta professionalità costretti in un rapporto di lavoro temporaneo e di basso livello economico". Sulla contrattazione, si esprime anche l'associazione delle imprese assicuratrici. "Prevedo - anticipa Luigi Caso, direttore relazioni esterne Ania - che il prossimo sarà un contratto di grandi contenuti, caratterizzato da uno spirito innovativo e costruttivo". In termini positivi si esprime anche Fiba. "Il settore va bene - spiega Roberto Garibotti, segretario nazionale Fiba-Cisl - e ci sono tutte le condizioni per rinnovare il contratto in modo completo. In questo, il sindacato deve essere il cambiamento". Spirito di apertura e dialogo, quindi, ma senza rinunciare alla difesa dei reciproci interessi. "Se sarà necessario - chiude Renato Pellegrini, segretario nazionale Uilca - sapremo dimostrare che siamo in grado di usare anche l'arma della mobilitazione e del conflitto".
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