I ciclisti contro la campagna "Sicuri in bicicletta"
Sei associazioni e una testata mettono nel mirino la recente iniziativa lanciata per tutelare, nelle intenzioni dei promotori, tra cui Fondazione Ania e Federazione ciclistica Italiana, la sicurezza sulle strade
La diffida arriva in sella alle due ruote. Proprio da quel mondo che doveva essere al centro di un programma di tutela che consentisse di ridurre i rischi su strada di ciclisti e cicloamatori. Ma tant’è: le associazioni Salvaiciclisti Roma, Rete Vivinstrada, Salvaiciclisti Bologna, Fiab onlus, Ciclonauti onlus e Fondazione Luigi Guccione onlus, insieme alla testata specialistica Bikeitalia.it, hanno inviato una lettera di diffida a Fondazione Ania, Federazione ciclistica italiana, ministero dell’Infrastrutture e dei trasporti e ministero dell’Interno per i contenuti della campagna Sicuri in bicicletta.
Al centro delle critiche, si legge nella lettera, ci sarebbe “la messa in scena di una sequela di luoghi comuni sui ciclisti, soggetti fuori controllo, che devono essere educati”. Un punto di vista giudicato ingiusto e offensivo, in linea con una “diffusa pratica di colpevolizzazione del ciclista”. E che per di più, prosegue la lettera, viene inserito all'interno di una “realtà patinata ed edulcorata che non esiste, dove non c’è traffico e le macchine non ti passano a dieci centimetri facendoti il pelo”.
Nel mirino anche alcune inesattezze relative al codice della strada, come gli obblighi (non previsti) di portare il casco o scendere dalla bici in corrispondenza degli attraversamenti pedonali.
I mittenti chiedono adesso l’interruzione della campagna e l’astensione dalla diffusione di altri contenuti: in caso contrario, al decorrere di sette giorni dal recepimento della diffida, i promotori della missiva “valuteranno se procedere alle più opportune sedi giudiziarie”.
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