Insurance Trade

Innovation by Ania, salute e benessere nell'era dei robot

Nel secondo appuntamento dell'Osservatorio dell'associazione, tanti interventi dedicati alla ricerca scientifica e un panel con alcune tra le principali compagnie assicurative. La presidente Maria Bianca Farina ha ricordato le iniziative in partnership con le università e i centri d'eccellenza

Watermark 16 9
"I robot sostituiranno gli esseri umani in ogni attività?" A questa domanda Sophia ha risposto che no, i robot non sostituiranno gli umani ma li potranno affiancare nella maggior parte delle loro attività. Sophia è esperta di questa cose ma è anche direttamente parte in causa, quindi nella sua risposta ci potrebbe essere stato un conflitto d’interesse. Dovremmo fidarci di Sophia?  
Sophia è un robot ed è stata l’ospite d’eccezione della mattinata organizzata da Ania a Palazzo Mezzanotte, a Milano, venerdì 15 febbraio. Un evento in cui si è parlato di ricerca scientifica e welfare, d’innovazione digitale applicata alla salute, delle prospettive della collaborazione tra il pubblico e il privato, tra le associazioni di categoria e gli enti che erogano servizi, di start up e anche di robotica. Innovazione e welfare: salute e benessere nell'era digitale, era il titolo dell’appuntamento di Ania, organizzato nell’abito del suo osservatorio permanente, Innovation by Ania, che l’anno scorso era dedicato invece all’auto. 

LE PARTNERSHIP DELL'ASSOCIAZIONE 
A rivolgere le domande a Sophia, il robot umanoide nominato primo Innovation Champion del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, è stata la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, che ha introdotto la mattinata, caratterizzata da tanti interventi eterogenei, dedicati alla ricerca scientifica in ambito medico e conclusasi con una tavola rotonda cui hanno partecipato Alessandro Castellano, ceo del gruppo Zurich in Italia; Patrick Cohen, ceo di Axa Italia; Luca Filippone, dg di Reale Mutua; Alberto Minali, ad di Cattolica; Alessandro Scarfò, ad di Intesa Sanpaolo Assicura; Marco Sesana, country manager e ceo di Generali Italia e Global business lines; e Marco Vecchietti, ad e dg di Rbm Assicurazione Salute. 

Nell’intervento introduttivo, Farina ha ricordato le collaborazioni dell’Ania in questi campi. Insieme alla Sapienza, all’Università del Foro Italico e della fondazione universitaria Santa Lucia, l’associazione sta sperimentando soluzioni per la prevenzione delle malattie neurodegenerative, per la lotta alla ludopatia e per la riabilitazione fisica di pazienti paraplegici, con l’utilizzo di esoscheletri.  
Con il Campus Biomedico di Roma, invece, la partnership consiste nella progettazione di protesi bioniche di arti superiori con ritorno sensoriale, destinate a chi ha subito l’amputazione di un arto, e la definizione di un algoritmo che calcoli il rischio di ictus in persone che hanno una predisposizione verso patologie di questo tipo.  Terza iniziativa coinvolge l’ospedale Bambino Gesù: l’Ania ha finanziato la Biobanca per la ricerca delle malattie rare che, solo in Italia, coinvolgono quasi due milioni di persone, due terzi delle quali sono bambini.

LA SALUTE: UN UNICO PUNTO D'ACCESSO 
Sullo sfondo di tutto, come sempre, il grande tema del confronto e della sempre auspicata collaborazione tra pubblico e privato, della "necessità - ha ricordato Farina - di dotare il Paese di strutture e infrastrutture adeguate ai nuovi bisogni di una società che è cambiata e continua a cambiare velocemente". Il settore assicurativo, l’ha ricordato la presidente dell’associazione delle imprese, c’è: "auspichiamo pertanto – ha detto in conclusione dell’intervento – la realizzazione di un nuovo modello sulla salute che, mantenendo al centro il servizio universale, utilizzi in modo strutturato tutte le competenze e le risorse ottimizzando l’imprescindibile rapporto pubblico-privato". 

Ma il bisogno di salute e benessere delle persone è sempre più complesso: "c’è soprattutto il voler vivere bene e gestire i propri tempi", ha commentato Luigi Onorato, senior partner di Monitor Deloitte, che ha confezionato per l’occasione la ricerca Benessere e salute: comprendere il futuro che ci aspetta. Dallo studio sono emerse conferme e nuovi dati sulle innovazioni più efficaci e apprezzate dalle persone nell’ambito della cura di se stessi e degli altri. Novità che abbracciano le varie parti della catena del valore. Oltre all’innovazione, gli italiani dimostrano di essere ancora molto tradizionalisti: il 79% si affida alla classica visita medica per controllare il proprio stato di salute e solo il 7% dichiara di utilizzare strumenti indossabili. Solo il 13%, però, conosce le offerte in ambito salute e benessere da parte di operatori non tradizionali, ma l’80% ne valuterebbe l’acquisto. Numeri e tendenze contraddittorie, specchio di un mondo ancora legato a un unico punto d’accesso fisico. 

LA TECNOLOGIA ABBATTE I COSTI 
Eppure, la vera innovazione è quella cosa che cambia la vita mentre questa scorre e noi non ce ne accorgiamo. È quella che hanno raccontato gli interventi di Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù; e di Fabio Pigozzi, rettore dell’Università degli Studi di Roma Foro Italico e presidente di Fism (Federazione Internazionale medicina dello sport). Gli studi sul genoma, per esempio, passano proprio dalla capacità di innovare gli strumenti di analisi. 
Non si può parlare di genetica senza pensare alla tecnologia che abbatte i costi: nel 2000, per tracciare un genoma umano occorrevano 100 milioni di dollari, oggi, al Bambino Gesù, in un giorno se ne tracciano più di 380 per un costo di 300 euro.  

Distinguere tra l’innovazione che cambia la vita e quella che segue la moda è quindi essenziale, come ha sottolineato Claudio Giuliano, fondatore di Innogest Capital, un fondo d’investimento che fa proprio questo, scommettendo sulle start up più innovative tra le centinaia che nascono ogni giorno. Un esempio di iniziativa in cui credere è quello di Alberto Scarpa, ceo di D-Eye, che ha creato un sistema di screening digitale dell’occhio attraverso la fotocamera dello smartphone: un sistema che può monitorare nervo ottico e retina e può aiutare a fare diagnosi precoce del glaucoma. 

PER NON ESSERE IL LUNA PARK DEGLI IPOCONDRIACI 
D-Eye è una soluzione particolarmente evoluta che è riuscita ad accreditarsi a livello nazionale, emergendo dal sottobosco delle tante applicazioni che intervengono sulla catena del valore. Le compagnie cercano di affiancare alla parte più tradizionale del loro business quella dei servizi innovativi, lavorando con fondi di venture capital (o costituendone di propri), innovation lab e incubatori. Nella tavola rotonda conclusiva i responsabili delle diverse imprese chiamate a confrontarsi hanno presentato la propria interpretazione del concetto di innovazione nell’ambito della salute e del benessere.  

Tuttavia, colpisce la distanza tra ciò che viene prodotto dai player assicurativi e ciò che viene colto dalle persone. Il grande potenziale innovativo espresso non sta smuovendo quel 70-80% di persone che vuole farsi visitare da una persona fisica. La confusione è tanta ma non è colpa della digital disruption. È qualcosa di più profondo, hanno fatto notare i manager, che sta nell’organizzazione della società, nella perdita del riferimento del medico di base, diventato il più delle volte un dispensatore di ricette. Stiamo entrando in una fase critica e le innovazioni, le app, rischiano di essere solo il “Luna Park degli ipocondriaci”.  

Vincerà, alla fine, chi costruirà ecosistemi in cui esiste un servizio di ascolto, di consiglio, in cui la customer experience sarà semplice e unica. Chi costruirà questi ecosistemi? La partita è aperta: vinceranno i robot o il settore assicurativo?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati

I più visti