Tempi maturi per l’open finance
Nel prossimo futuro l’industria finanziaria e assicurativa vedrà una forte ridefinizione dei confini della competizione: se ne è parlato nel corso di un evento organizzato a Milano dall’Osservatorio Fintech & Insurtech
12/12/2019
L’innovazione digitale sta investendo in pieno le industry della finanza e dell’assicurazione, e gli attori tradizionali del settore hanno avviato un dialogo con nuove imprese innovative, iniziando a scrivere i primi capitoli dell’era dell’open finance, cioè l’innovazione aperta a tutte le componenti del mondo finanziario e non: Big tech, retailer, automotive, utilities. Sulla capacità di essere orchestratori di questo dialogo si giocherà sempre di più la capacità di stare sul mercato. Da questi spunti ha preso il via Fintech & insurtech: è tempo di alleanze, evento organizzato Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, e svoltosi lo scorso 10 dicembre presso l’ateneo milanese. L’appuntamento è stata occasione per presentare i numeri aggiornati che fotografano l’attuale stato dell’arte. Al momento In Italia si contano 326 start up fintech e insurtech, capaci di raccogliere 654 milioni di euro di finanziamenti: in media fanno 2,6 milioni per azienda, non ancora capitali consistenti (con l’eccezione alcuni di casi limitatissimi come i 100 milioni di Prima Assicurazioni e gli oltre 70 di MoneyFarm).
I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%). Secondo il direttore scientifico dell’osservatorio, Marco Giorgino, “assisteremo a una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione”, ha spiegato, indicando tre direttrici su cui agire. “Innanzitutto – ha spiegato – gli operatori devono saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori anche diversi, in primis fintech e insurtech, per sviluppare il cambiamento”. Queste start up, inoltre, “devono saper dialogare con gli incumbent per scalare più velocemente e ottimizzare il rapporto tra i costi e i benefici della crescita”. Infine, ha aggiunto Giorgino, “sarà necessario pensare a operazioni straordinarie per raggiungere quelle dimensioni coerenti con gli investimenti necessari alle economie di scala e di scopo del mercato digitale”.
I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%). Secondo il direttore scientifico dell’osservatorio, Marco Giorgino, “assisteremo a una profonda trasformazione dell’industria, con una forte ridefinizione dei confini della competizione”, ha spiegato, indicando tre direttrici su cui agire. “Innanzitutto – ha spiegato – gli operatori devono saper definire strategie di open innovation e collaborare con attori anche diversi, in primis fintech e insurtech, per sviluppare il cambiamento”. Queste start up, inoltre, “devono saper dialogare con gli incumbent per scalare più velocemente e ottimizzare il rapporto tra i costi e i benefici della crescita”. Infine, ha aggiunto Giorgino, “sarà necessario pensare a operazioni straordinarie per raggiungere quelle dimensioni coerenti con gli investimenti necessari alle economie di scala e di scopo del mercato digitale”.
Lo stato dell’arte
Secondo i dati dell’osservatorio, il 55% delle start up italiane si rivolge solo al mercato italiano, il 26% anche a quello europeo, e il 17% oltrepassa anche i confini continentali, mentre un esiguo 2% opera esclusivamente all’estero. La maggior parte delle fintech e insurtech è concentrata al nord Italia, e in particolare in Lombardia. Per quanto riguarda la tipologia di clienti, mappata attraverso una rilevazione realizzata con Nielsen Italia, si contano 12,7 milioni (pari al 29% della popolazione tra i 18 e 74 anni) gli italiani che hanno utilizzato almeno un servizio nel 2019, mostrando un alto livello di soddisfazione. Riguardo alle assicurazioni, solo il 14% degli utenti ha già acquistato una polizza completamente online (l’86% di questi una polizza auto, poche coperture per la casa e prodotti vita). La maggioranza (66%) dei consumatori non ha mai acquistato polizze in forma digitale e non intende farlo nel prossimo futuro, principalmente per mancanza di fiducia e perché soddisfatto del canale tradizionale. La condivisione dei dati è sempre più rilevante: già oggi il 12% della popolazione italiana condivide informazioni sullo stile di guida tramite black box e a le preclusioni sono limitate, con il 65% che condividerebbe informazioni sullo stile di guida, il 66% sulla sicurezza della casa, il 62% sulla salute fisica.L’approccio con le start up
Sotto la spinta della normativa Psd2 che obbliga le banche ad aprire le proprie application programming interface (Api) e condividere i dati dei propri clienti con terze parti, si sta affermando l’open banking, il paradigma secondo cui le informazioni e le transazioni finanziarie possono essere fruite dai clienti liberamente. Più in là si sta spingendo l’open finance, cioè l’open innovation applicata al mondo finanziario, in cui si contano già 48 piattaforme attive in Europa che permettono lo scambio di dati, attivazione di servizi, ecosistemi di collaborazione e aggregazione di idee, mentre l’offerta di servizi finanziari si allarga anche ad altri settori. In questo contesto un ruolo particolare è giocato dalle start up. Il 54% delle 48 piattaforme citate è rappresentato da start up, il 46% da incumbent (istituti finanziari e technology provider). “Le start up italiane – ha spiegato Filippo Renga, co-direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech – stanno improntando il loro modello di business verso un’architettura open: il 73% ha avviato almeno una partnership con altri attori, che in metà dei casi non sono finanziari e in particolare le più mature si mostrano molto attive nelle collaborazioni. Il principale asset nella partnership con le startup secondo le aziende è la possibilità di accedere a nuove tecnologie come Api, big data analytics e intelligenza artificiale”. © RIPRODUZIONE RISERVATA