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La valenza pubblica della black box per la nuova mobilità

È uno dei principali aspetti emersi nel corso di The Urban Mobility Council, l’evento promosso ogni anno dal gruppo Unipol che si è svolto a Milano

La valenza pubblica della black box per la nuova mobilità
L’obiettivo delle zero emissioni è solo uno dei traguardi dell’evoluzione della mobilità. Un percorso che deve tenere insieme una molteplicità di esigenze, in primis quella della tutela della salute pubblica, ma anche quella della libertà di spostamento e delle garanzie occupazionali di chi lavora in sistemi industriali ormai consolidati. The Urban Mobility Council, l’evento che ogni anno il gruppo Unipol organizza per fare il punto su questi temi, rappresenta ormai un’occasione preziosa per mettere a confronto settore assicurativo, mondo politico, ricerca accademica e altri settori industriali. L’edizione 2024 dell’evento si è svolta a Milano, con il titolo Libertà di movimento: un valore per la nuova Europa – Tecnologie e dati per allineare obiettivi ambientali, industriali e sociali.

Il riferimento alla prospettiva europea della riflessione sul tema è stato evidenziato in apertura dei lavori da Stefano Genovese, head of institutional & pubblic affairs di Unipol, il quale ha ricordato come la mobilità sia tra le quattro libertà fondamentali su cui si fonda l’Europa, ma va a confrontarsi anche con gli altri valori, ad esempio il diritto alla salute. “Siamo – ha detto – in un crocevia politico, in cui la costruzione della nuova mobilità richiede mediazione di interessi”. In questo contesto anche Unipol vuole fare la propria parte: “la black box partita come strumento assicurativo, oggi è arrivata ad avere una valenza collettiva”, e in questo senso il gruppo collabora da anni con il mondo della ricerca accademica.

IL CONFRONTO CON IL MONDO POLITICO

La valenza collettiva della black box si può osservare anche in un servizio come Move-in, di cui ha parlato nel suo intervento il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Lo strumento (una scatola nera) permette ai proprietari di veicoli soggetti a limitazioni di circolare senza blocchi orari o giornalieri, rispettando solo un tetto massimo di percorrenza chilometrica annuale calcolato in base alla tipologia e alla classe ambientale del veicolo (il servizio oltre che in Lombardia, è attivo in Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto). Anche secondo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri le nuove tecnologie sono fondamentali per disegnare il nuovo paradigma della mobilità sostenibile.

Il discorso si è poi spostato in ottica europea con il confronto tra Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, Pierpaolo Settembri, head of unit coordination and planning di DG Move, e gli europarlamentari Carlo Fidanza (Conservatori e Riformisti europei) e Benedetta Scuderi (Verdi-Alleanza Libera Europa). La discussione ha fatto emergere punti di vista anche molto divergenti sul tema, con il richiamo a non affrontare l’argomento in chiave ideologica declinabile a seconda delle proprie sensibilità: se da un lato è stata sottolineata la necessità di tutelare la nostra capacità industriale a fronte di una concorrenza cinese molto aggressiva nella mobilità elettrica, dall’altro è stata anche sottolineato che la mobilità vada intesa a tutto tondo, laddove l’auto elettrica è solo un tassello di un ripensamento più profondo di tutte le modalità di spostamento da mettere a disposizione dei cittadini europei.

UN PERCORSO SOSTENIBILE: LA VIA VERSO EMISSIONI ZERO

Un contributo al ripensamento di alcuni modelli in essere è arrivato dalla ricerca del Politecnico di Milano, i cui risultati sono stati presentati dal professor Sergio Savaresi, direttore del dipartimento di Elettronica, informazione e bioingegneria dell’ateneo milanese. Lo studio, basandosi su dati anonimi provenienti dai dispositivi telematici UnipolTech ha determinato che a Milano la percentuale di auto compatibili col passaggio al full electric è pari al 40%, riducendosi a circa il 20% aggiungendo la condizione di breakeven economico (ovvero la convenienza dell’investimento per il passaggio all’auto elettrica tenendo conto che in Italia la durata media di proprietà di un’auto privata è di otto anni). È quindi facile prevedere che (a Milano e non solo) nel futuro il parco auto rimarrà ancora in gran parte termico. Sulla base di questo assunto lo studio, prendendo come riferimento i chilometri concessi con il già citato Move-in, ha trasformato il tetto chilometrico definito per ogni categoria di auto Euro 4, Euro 5 ed Euro 6 pre e post 2017 sia diesel che benzina, in un equivalente budget di emissioni di CO2 e Nox (ossidi di azoto)

Dall’analisi effettuata è stato dedotto che facendo uso di dispositivi telematici e algoritmi in grado di stimare le effettive emissioni cumulate di un veicolo è possibile implementare una politica di misurazione delle emissioni con neutralità tecnologica: fissato il budget annuo di emissioni per ogni vettura circolante si può lasciare completa libertà al cittadino di scegliere la propria soluzione comportamentale e tecnologica. “Questa potenzialità tecnica – ha osservato Savaresi – potrebbe aprire le porte a un radicale cambio di paradigma nelle restrizioni all’uso delle automobili: non più strette limitazioni sulla classe Euro, ma l’assegnazione di un budget annuo di emissioni che ogni cittadino può utilizzare attraverso un mix di tecnologia della vettura, intensità di utilizzo, e stile di guida”.

LA TELEMATICA APPLICATA AI LIMITI DI VELOCITÀ

Successivamente Carlo Ratti – direttore Senseable City Lab presso il Massachusetts Institute of Technology ha presentato una ricerca realizzata in collaborazione con UnipolTech con l’obiettivo di stimare l’impatto della riduzione dei limiti di velocità a 30 chilometri orari in termini di tempi di viaggio e le emissioni di inquinanti e gas serra all’interno delle aree urbane. Secondo Ratti, “la metodologia di questo studio può essere adottata dai Comuni per meglio predire le conseguenze delle scelte di viabilità”. Le città che hanno applicato la riduzione dei limiti di velocità urbani a 30 km/h lo hanno fatto con l’obiettivo di rendere le città più vivibili, sicure e meno rumorose. Lo studio, con focus su Milano, per la prima volta simula in modo sistematico e oggettivo la variazione dei tempi di percorrenza, e delle emissioni di inquinanti e gas serra, in vari scenari di riduzione dei limiti di velocità urbani.
I dati dello studio sono stati poi commentati dal sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale ha sottolineato come i dati di questo studio vanno proprio nella direzione di un approccio scientifico, e non ideologico, al tema delle Zone 30.

UN CONTRIBUTO SCIENTIFICO E NON IDEOLOGICO

Dunque le nuove soluzioni per la mobilità sostenibile passano dalla tecnologia, e in questo senso Unipol ha un ruolo chiave, forte dei 4,2 milioni di clienti connessi con dispositivi telematici e di 320mila terabye di dati provenienti dalle black box, come ha ricordato Paola Carrea, dg di UnipolTech, nel confronto avuto con Raffaella Lucarno, head of biorefining & supply di EniLive.

Arrivare a decisioni scientificamente fondate sulla mobilità resta quindi l’obiettivo dell’evento, ha spiegato il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, a conclusione dei lavori, cioè “cercare di portare un contributo quanto più possibile scientifico e quanto meno possibile ideologico. Mi pare che il dibattito pubblico si stia sempre più stemperando nel mettere in campo azioni secondo un principio di ragionevolezza e di sostenibilità, perché tutti gli obiettivi sono indubbiamente meritevoli di attenzione, ma bisogna valutarne attentamente i costi economici e sociali”.

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