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Claims made, la pronuncia (attesa) della Cassazione

Pochi giorni fa la Cassazione ha fornito la pronuncia definitiva sulla validità della clausola “a prima richiesta” rispetto all’ordinamento italiano: le Sezioni Unite ne confermano la validità rispetto al sistema italiano, inserendo però alcune discriminanti di legittimità

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La Suprema Corte di Cassazione, riunitasi in Sezioni Unite, il 6 maggio scorso ha emesso la sentenza 9140 circa la validità, nel nostro sistema, della clausola contrattuale detta claims made. La sentenza della Corte avrà un impatto rilevante sulla disciplina contrattuale.

In sintesi, la clausola claims made non viola il principio generale della correttezza e della buona fede nelle transazioni commerciali e quindi è valida. Inoltre la claims made con garanzia pregressa è lecita perché afferisce a un solo elemento del rischio garantito, cioè la condotta colposa posta già in essere, ma ignorata.
La Corte sostiene anche che la clausola non sia mai da considerare vessatoria in quanto, nei modi e nei limiti stabiliti dal contratto, delimita l’oggetto e non la responsabilità.

Tuttavia, la Cassazione non chiarisce ancora alcune cose: se da un lato ammette sempre la claims made, dall'altro introduce, comunque, dei filtri di valutazione che vanno applicati contratto per contratto. 

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