Rc auto, una lotta tra interessi di parte
La soppressione dell’art. 8, che nel decreto Destinazione Italia doveva contribuire alla soluzione di alcuni nodi, si presenta come il risultato di una guerra tra fazioni radicali. Una contrapposizione non mediata, peraltro, da chi ne avrebbe il compito
12/02/2014
Fieramente furo avversi a me e a miei primi e a mia parte, sì che per due fiate li dispersi.
S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte, l'una e l'altra fiata; ma i vostri non appreser ben quell'arte.
Questo assai poco convenevole scambio dialettico è come Dante Alighieri rappresenta la fiera lotta politica e violenta tra Guelfi e Ghibellini nella sua amata Firenze nel XIII secolo.
Perché dovremmo disturbare il sommo Poeta per descrivere le nostre volgari" e terrene diatribe che hanno accompagnato la breve e sfortunata vita dell'art. 8 del dl 145 Destinazione Italia? L'articolo, com'è noto, pur ripromettendosi di "incentivare la riduzione dei premi Rc auto", è stato stralciato del testo del decreto integrale, ora in fase di conversione.
Ci permettiamo di citare Dante perché il fiume di critiche che ha sommerso il testo dell'articolo ha avuto la caratteristica di provenire da parti fieramente avverse, molto poco inclini ad accettare ogni provvedimento che in qualche modo potesse intaccare anche marginalmente il proprio interesse di parte. Che il testo della norma presentasse molteplici aspetti grossolanamente inadatti a risolvere il problema lo abbiamo detto fin da subito (su questo giornale il 13 e il 14 gennaio), per poi registrare il fatto che alle nostre critiche si sono sommate quelle delle fazioni in gioco (dai rappresentanti delle associazioni delle vittime a quelli delle imprese di assicurazione), con un'ottica però di intransigente contrapposizione verbale, che ci ha riportato alla memoria lo scambio dialettico tra il poeta (Guelfo) e Farinata degli Uberti, grande capo Ghibellino dell'epoca (X canto dell'Inferno).
Questo anche perché tutte le critiche che si sono sommate in questi giorni di vigenza delle norme, prossime alla decadenza, si sono più orientate a ottenere lo sbilanciamento delle disposizioni verso il rispettivo interesse, piuttosto che verso una riflessione volta a trovare una via di uscita ai numerosi problemi che affliggono il mondo della Rc auto.
RECIPROCHE ACCUSE AL POSTO DI UNA DISCIPLINA SOLUTORIA
Così, non sempre abbiamo visto da una parte la presa di coscienza che il fenomeno delle frodi e della lievitazione dei costi dei sinistri, specie bagatellari o da "parafango", costituisce un peso sociale non più tollerabile; né, dall'altra, abbiamo letto una riflessione sul tema che i danni ai beni primari della persona (la salute) non vadano considerati alla stregua di una riparazione dal carrozziere (la norma sulla decadenza dall'esercizio del diritto appariva assai penalizzante per le vittime di illeciti). Abbiamo più che altro assistito a una lotta di posizione accompagnata dalle reciproche accuse di essere ognuno portatore di interessi particolari che mai, sommati, potrebbero giungere a un approdo condiviso. Un po' come Farinata degli Uberti che ricorda a Dante che per ben due volte (due fiate) la sua fazione politica scacciò i Guelfi da Firenze, per sentirsi piccatamente ribattere dal Poeta che, se è pur vero che furono cacciati, i suoi pari seppero rientrare in città entrambe le volte (l'una e l'altra fiata), ma che, per contro, i Ghibellini di Farinata, a loro volta sconfitti, non furono in grado di fare lo stesso (non appreser ben quell'arte).
Una norma di legge dovrebbe avere, nell'aspirazione di ognuno e di ogni parte in campo, quella di trovare una disciplina solutoria del problema che si pone nella materia regolata, non quella, invece, di accrescere le posizioni di forza di una o di un'altra fazione.
Le norme possono essere criticate (specie quelle che si presentano nella veste provvisoria di un decreto da convertire in Parlamento), ma la lente di lettura dovrebbe sempre essere quella dell'interesse comune anche da parte di coloro che sono portatori di posizioni partigiane. È interesse di tutti che le imponenti risorse economiche che vengono gestite nel settore della Rc auto abbiano una destinazione sempre più volta a compensare i danni reali e degni di tutela, a discapito di quelli bagatellari e delle speculazioni di questo o quel faccendiere.
QUANDO LA COPERTA È SEMPRE PIÙ CORTA
Ora si legge nei comunicati stampa, che il Consiglio dei ministri avrebbe approvato un disegno di legge che riprende il testo dell'articolo 8 del Destinazione Italia, soppresso dalle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera e, come detto, sommerso da critiche anche corrette.
Ebbene, la semplice riproposizione di un testo tanto criticato e vilipeso lo espone di fatto, nel lungo iter parlamentare che lo attende, alle folate faziose delle lobbies in campo che potranno così far pesare i rispettivi centri di influenza per tirare la coperta (sempre più corta) dal lato più favorevole.
LA NECESSITÀ DI LINEE CHIARE
Meglio sarebbe stato se il Governo avesse presentato un testo emendato dalle asperità del decreto 145, tracciando però una linea chiara e una direttrice che, volenti o nolenti, le parti avrebbero dovuto accettare per quelle che potrebbero essere congrue e funzionali rinunzie alle proprie posizioni acquisite.
Così facendo invece, ci aspettiamo nuove diatribe e contrapposizioni ideologiche, sorde all'interesse generale e pronte a darsi battaglia, accusandosi reciprocamente di essere causa e ragione delle difficoltà del sistema.
Non trovò mai pace la guerra tra Guelfi e Ghibellini, né rese quei secoli meno tristi e violenti e lo stesso Dante - la storia ci rammenta - provò la sofferenza e l'umiliazione dell'esilio dalla sua amata Firenze (ove non tornò mai), come, al fine, Farinata gli annuncia nel loro colloquio di fiera avversità: saprai presto anche tu come sia difficile la sconfitta e l'arte di vivere in esilio (Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell' arte pesa).
S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte, l'una e l'altra fiata; ma i vostri non appreser ben quell'arte.
Questo assai poco convenevole scambio dialettico è come Dante Alighieri rappresenta la fiera lotta politica e violenta tra Guelfi e Ghibellini nella sua amata Firenze nel XIII secolo.
Perché dovremmo disturbare il sommo Poeta per descrivere le nostre volgari" e terrene diatribe che hanno accompagnato la breve e sfortunata vita dell'art. 8 del dl 145 Destinazione Italia? L'articolo, com'è noto, pur ripromettendosi di "incentivare la riduzione dei premi Rc auto", è stato stralciato del testo del decreto integrale, ora in fase di conversione.
Ci permettiamo di citare Dante perché il fiume di critiche che ha sommerso il testo dell'articolo ha avuto la caratteristica di provenire da parti fieramente avverse, molto poco inclini ad accettare ogni provvedimento che in qualche modo potesse intaccare anche marginalmente il proprio interesse di parte. Che il testo della norma presentasse molteplici aspetti grossolanamente inadatti a risolvere il problema lo abbiamo detto fin da subito (su questo giornale il 13 e il 14 gennaio), per poi registrare il fatto che alle nostre critiche si sono sommate quelle delle fazioni in gioco (dai rappresentanti delle associazioni delle vittime a quelli delle imprese di assicurazione), con un'ottica però di intransigente contrapposizione verbale, che ci ha riportato alla memoria lo scambio dialettico tra il poeta (Guelfo) e Farinata degli Uberti, grande capo Ghibellino dell'epoca (X canto dell'Inferno).
Questo anche perché tutte le critiche che si sono sommate in questi giorni di vigenza delle norme, prossime alla decadenza, si sono più orientate a ottenere lo sbilanciamento delle disposizioni verso il rispettivo interesse, piuttosto che verso una riflessione volta a trovare una via di uscita ai numerosi problemi che affliggono il mondo della Rc auto.
RECIPROCHE ACCUSE AL POSTO DI UNA DISCIPLINA SOLUTORIA
Così, non sempre abbiamo visto da una parte la presa di coscienza che il fenomeno delle frodi e della lievitazione dei costi dei sinistri, specie bagatellari o da "parafango", costituisce un peso sociale non più tollerabile; né, dall'altra, abbiamo letto una riflessione sul tema che i danni ai beni primari della persona (la salute) non vadano considerati alla stregua di una riparazione dal carrozziere (la norma sulla decadenza dall'esercizio del diritto appariva assai penalizzante per le vittime di illeciti). Abbiamo più che altro assistito a una lotta di posizione accompagnata dalle reciproche accuse di essere ognuno portatore di interessi particolari che mai, sommati, potrebbero giungere a un approdo condiviso. Un po' come Farinata degli Uberti che ricorda a Dante che per ben due volte (due fiate) la sua fazione politica scacciò i Guelfi da Firenze, per sentirsi piccatamente ribattere dal Poeta che, se è pur vero che furono cacciati, i suoi pari seppero rientrare in città entrambe le volte (l'una e l'altra fiata), ma che, per contro, i Ghibellini di Farinata, a loro volta sconfitti, non furono in grado di fare lo stesso (non appreser ben quell'arte).
Una norma di legge dovrebbe avere, nell'aspirazione di ognuno e di ogni parte in campo, quella di trovare una disciplina solutoria del problema che si pone nella materia regolata, non quella, invece, di accrescere le posizioni di forza di una o di un'altra fazione.
Le norme possono essere criticate (specie quelle che si presentano nella veste provvisoria di un decreto da convertire in Parlamento), ma la lente di lettura dovrebbe sempre essere quella dell'interesse comune anche da parte di coloro che sono portatori di posizioni partigiane. È interesse di tutti che le imponenti risorse economiche che vengono gestite nel settore della Rc auto abbiano una destinazione sempre più volta a compensare i danni reali e degni di tutela, a discapito di quelli bagatellari e delle speculazioni di questo o quel faccendiere.
QUANDO LA COPERTA È SEMPRE PIÙ CORTA
Ora si legge nei comunicati stampa, che il Consiglio dei ministri avrebbe approvato un disegno di legge che riprende il testo dell'articolo 8 del Destinazione Italia, soppresso dalle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera e, come detto, sommerso da critiche anche corrette.
Ebbene, la semplice riproposizione di un testo tanto criticato e vilipeso lo espone di fatto, nel lungo iter parlamentare che lo attende, alle folate faziose delle lobbies in campo che potranno così far pesare i rispettivi centri di influenza per tirare la coperta (sempre più corta) dal lato più favorevole.
LA NECESSITÀ DI LINEE CHIARE
Meglio sarebbe stato se il Governo avesse presentato un testo emendato dalle asperità del decreto 145, tracciando però una linea chiara e una direttrice che, volenti o nolenti, le parti avrebbero dovuto accettare per quelle che potrebbero essere congrue e funzionali rinunzie alle proprie posizioni acquisite.
Così facendo invece, ci aspettiamo nuove diatribe e contrapposizioni ideologiche, sorde all'interesse generale e pronte a darsi battaglia, accusandosi reciprocamente di essere causa e ragione delle difficoltà del sistema.
Non trovò mai pace la guerra tra Guelfi e Ghibellini, né rese quei secoli meno tristi e violenti e lo stesso Dante - la storia ci rammenta - provò la sofferenza e l'umiliazione dell'esilio dalla sua amata Firenze (ove non tornò mai), come, al fine, Farinata gli annuncia nel loro colloquio di fiera avversità: saprai presto anche tu come sia difficile la sconfitta e l'arte di vivere in esilio (Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell' arte pesa).
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