Solvency II e crisi del debito sovrano
22/05/2012
Le imprese di assicurazione investono buona parte delle proprie risorse in titoli obbligazionari (300 miliardi di euro nel 2010, circa il 60% degli investimenti totali). Buona parte di questi investimenti è in titoli governativi emessi dallo Stato Italiano (170 miliardi di euro nel 2010, solo considerando gli investimenti delle gestioni separate legati a polizze vita rivalutabili). Tenuto conto che il debito pubblico italiano alla fine del 2010 era di circa 1.850 miliardi di euro, le imprese di assicurazione italiane detengono circa il 10% del debito pubblico italiano.
Gli investimenti in Titoli di Stato italiani hanno tradizionalmente garantito sicurezza, redditività e liquidità che si richiede agli investimenti degli assicuratori. Solvency II, nella sua formulazione originaria del 2009, riconosce agli investimenti in titoli emessi o garantiti da Stati Sovrani appartenenti all'Unione Europea il massimo grado di affidabilità, non prevedendo per essi alcun requisito patrimoniale legato al loro possibile default. Si riteneva giustamente che una normativa europea, quale Solvency II, non potesse trattare in modo differenziato i diversi stati nazionali aderenti all'unione europea.
Sfortunatamente è sopraggiunta la crisi finanziaria e la susseguente crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi europei. Nella premessa alla nuova versione della direttiva (Omnibus II), attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento Europeo e il Consiglio, si legge che la crisi del debito sovrano [...] ha dimostrato che considerare i titoli governativi come privi di rischi non corrisponde più alla realtà economica. La Commissione dovrà sottoporre al Parlamento Europeo e al Consiglio una relazione che proponga alternative per tenere conto di ciò nel calcolo dei requisiti patrimoniali [...]". Come già è previsto per i titoli obbligazionari corporate, si prospettano dunque dei requisiti patrimoniali sugli investimenti in titoli governativi che sono funzione del rischio di insolvenza dell'emittente, cioè del suo rating.
IL RISCHIO DELL'INVESTIMENTO IN TITOLI DI STATO
Da un lato non si può negare l'evidenza. Investire in titoli di stato italiani (che attualmente hanno un rating BBB e uno spread intorno ai 450 punti) è più rischioso (e rende di più) che investire in titoli di stato tedeschi (che hanno rating AAA). Di conseguenza una compagnia di assicurazione nella quale prevalgono gli investimenti in titoli di stato italiani è più rischiosa di una compagnia nella quale prevalgono titoli di stato tedeschi.
D'altro canto se fossero introdotti dei requisiti patrimoniali sugli investimenti in titoli governativi si potrebbero generare numerosi effetti indesiderabili tra i quali spicca la riallocazione nel portafoglio d'investimenti dai titoli più rischiosi a quelli meno rischiosi, generando una ulteriore spinta al rialzo degli spread degli Stati maggiormente in difficoltà. Oltre all'Italia questa riallocazione colpirebbe tutti i Paesi più indebitati e con rating più basso (ad esempio Portogallo, Spagna e Irlanda) e naturalmente favorirebbe la Germania, che con la Finlandia è attualmente l'unico Paese AAA dell'area Euro. In posizione intermedia vi sono tutti quei Paesi, prima di tutti la Francia, il cui spread è ancora su livelli sostenibili. Il ritardo nell'approvazione della direttiva Omnibus può probabilmente essere spiegato anche da un mancato accordo su questa questione. Peraltro, senza una più generale soluzione al problema del debito sovrano dei paesi maggiormente indebitati che riporti la calma sui mercati finanziari, la strada che porta all'entrata in vigore di Solvency per l'inizio del 2014 sembra essere ancora più lunga e tortuosa.
Gli investimenti in Titoli di Stato italiani hanno tradizionalmente garantito sicurezza, redditività e liquidità che si richiede agli investimenti degli assicuratori. Solvency II, nella sua formulazione originaria del 2009, riconosce agli investimenti in titoli emessi o garantiti da Stati Sovrani appartenenti all'Unione Europea il massimo grado di affidabilità, non prevedendo per essi alcun requisito patrimoniale legato al loro possibile default. Si riteneva giustamente che una normativa europea, quale Solvency II, non potesse trattare in modo differenziato i diversi stati nazionali aderenti all'unione europea.
Sfortunatamente è sopraggiunta la crisi finanziaria e la susseguente crisi dei debiti sovrani di alcuni paesi europei. Nella premessa alla nuova versione della direttiva (Omnibus II), attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento Europeo e il Consiglio, si legge che la crisi del debito sovrano [...] ha dimostrato che considerare i titoli governativi come privi di rischi non corrisponde più alla realtà economica. La Commissione dovrà sottoporre al Parlamento Europeo e al Consiglio una relazione che proponga alternative per tenere conto di ciò nel calcolo dei requisiti patrimoniali [...]". Come già è previsto per i titoli obbligazionari corporate, si prospettano dunque dei requisiti patrimoniali sugli investimenti in titoli governativi che sono funzione del rischio di insolvenza dell'emittente, cioè del suo rating.
IL RISCHIO DELL'INVESTIMENTO IN TITOLI DI STATO
Da un lato non si può negare l'evidenza. Investire in titoli di stato italiani (che attualmente hanno un rating BBB e uno spread intorno ai 450 punti) è più rischioso (e rende di più) che investire in titoli di stato tedeschi (che hanno rating AAA). Di conseguenza una compagnia di assicurazione nella quale prevalgono gli investimenti in titoli di stato italiani è più rischiosa di una compagnia nella quale prevalgono titoli di stato tedeschi.
D'altro canto se fossero introdotti dei requisiti patrimoniali sugli investimenti in titoli governativi si potrebbero generare numerosi effetti indesiderabili tra i quali spicca la riallocazione nel portafoglio d'investimenti dai titoli più rischiosi a quelli meno rischiosi, generando una ulteriore spinta al rialzo degli spread degli Stati maggiormente in difficoltà. Oltre all'Italia questa riallocazione colpirebbe tutti i Paesi più indebitati e con rating più basso (ad esempio Portogallo, Spagna e Irlanda) e naturalmente favorirebbe la Germania, che con la Finlandia è attualmente l'unico Paese AAA dell'area Euro. In posizione intermedia vi sono tutti quei Paesi, prima di tutti la Francia, il cui spread è ancora su livelli sostenibili. Il ritardo nell'approvazione della direttiva Omnibus può probabilmente essere spiegato anche da un mancato accordo su questa questione. Peraltro, senza una più generale soluzione al problema del debito sovrano dei paesi maggiormente indebitati che riporti la calma sui mercati finanziari, la strada che porta all'entrata in vigore di Solvency per l'inizio del 2014 sembra essere ancora più lunga e tortuosa.
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