Solo il 23% degli occupati ha sottoscritto una pensione integrativa
I dati presentati durante la Giornata degli attuari delle pensioni
02/12/2011
La sostenibilità nel lungo periodo del sistema previdenziale di base ha imposto una contrazione prospettica, anche significativa, dei livelli di copertura pensionistica, accrescendo ulteriormente il bisogno di previdenza complementare”. Con queste parole Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, ha espresso le sue preoccupazioni durante la Giornata degli Attuari delle Pensioni che si è svolta a Roma. All'evento hanno partecipato anche Antonio Mastrapasqua, presidente INPS, Antonio Finocchiaro, residente COVIP, Paolo Garonna, direttore generale ANIA, Mauro Marè, presidente MEFOP, e Giampaolo Crenca, presidente Consiglio Nazionale Attuari.
Attualmente sono 5,3 milioni gli italiani che aderiscono alle forme di previdenza complementare, pari al 23% del potenziale complessivo degli occupati. E sono solo 130.000 gli italiani che percepiscono una pensione integrativa. Servono quindi nuove iniziative per sensibilizzare gli italiani. “Una strada potrebbe essere quella di trovare forme di partecipazione semi-coattive – ha spiegato Corbello – in cui il soggetto sia vincolato dalla contrattazione collettiva, - come ordinariamente avveniva prima del 1993 - a partecipare a un piano complementare e abbia al contempo la possibilità di rinunciarvi, entro un predeterminato termine (dissenso espresso) L’adesione a un piano previdenziale complementare di origine collettiva quale puro atto della volontà del lavoratore è un’idea astratta, figlia di una discussione fortemente ideologica, svoltasi a monte dell’emanazione del decreto 124 del ’93. La volontarietà, ribadisco, andrebbe gestita in forma collettiva, a cominciare dal vincolo di destinazione del Tfr”.
Attualmente sono 5,3 milioni gli italiani che aderiscono alle forme di previdenza complementare, pari al 23% del potenziale complessivo degli occupati. E sono solo 130.000 gli italiani che percepiscono una pensione integrativa. Servono quindi nuove iniziative per sensibilizzare gli italiani. “Una strada potrebbe essere quella di trovare forme di partecipazione semi-coattive – ha spiegato Corbello – in cui il soggetto sia vincolato dalla contrattazione collettiva, - come ordinariamente avveniva prima del 1993 - a partecipare a un piano complementare e abbia al contempo la possibilità di rinunciarvi, entro un predeterminato termine (dissenso espresso) L’adesione a un piano previdenziale complementare di origine collettiva quale puro atto della volontà del lavoratore è un’idea astratta, figlia di una discussione fortemente ideologica, svoltasi a monte dell’emanazione del decreto 124 del ’93. La volontarietà, ribadisco, andrebbe gestita in forma collettiva, a cominciare dal vincolo di destinazione del Tfr”.
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