Petrolio meno caro, rischio più alto
Il crollo del prezzo dell’oro nero causa instabilità nei Paesi produttori, dove cresce il rischio per gli investitori. Incertezze politico-economiche si prevedono anche in Russia, Medio Oriente e Africa. È quanto rivela la Political Risk Map 2015 di Aon
08/04/2015
La crescente instabilità, causata dall’abbassamento del prezzo del petrolio nei Paesi produttori quali Iran, Iraq, Libia, Russia e Venezuela, è il principale rischio politico che gli investitori interessati ai mercati emergenti, si trovano oggi ad affrontare. A rivelarlo è la Political Risk Map 2015, realizzata da Aon Risk Solutions, la branch di Aon che si occupa di global risk management.
In base all’indagine, gli Stati produttori di petrolio che non appartengono alla Gcc (Gulf cooperation council), quali Iran, Iraq, Libia, Nigeria, Sudan e Turkmenistan, saranno soggetti a incertezze politiche ed economiche, con rischio politico valutato come alto o molto alto; i Paesi del Medio Oriente e Africa, meno preparati a riassorbire shock economici, subiranno maggiormente l’influenza di gruppi estremisti; sanzioni, prezzo del petrolio e guerre continuano a indebolire gli investimenti in Russia e aumentano il rischio di default per le imprese in Ucraina; Egitto, Tunisia e Marocco, che dovrebbero trarre vantaggio da un’importazione di petrolio a prezzo ridotto, affrontano un aumento dei rischi di sicurezza a causa dei vuoti di potere in Iraq, Libia e Siria.
“Le aziende – spiega Carlo Clavarino, chairman Aon Emea – necessitano di un monitoraggio costante della propria esposizione al rischio politico. Grazie all’utilizzo dei dati e alle analisi più recenti, la Political Risk Map 2015 aiuta le imprese a impostare le proprie strategie di investimento nei mercati emergenti”. Le valutazioni ai Paesi riflettono una combinazione di analisi effettuate da Aon Risk Solutions, quelle effettuate da Roubini Global Economics (azienda multinazionale specializzata in ricerca ed analisi) e le opinioni di più di 20 associazioni Lloyd’s e di risk manager che si occupano attivamente di coperture del rischio politico.
“Nel 2014 – afferma Paul Domjan, managing director di Roubini Country Insights – si è assistito a un aumento dei rischi politici nei mercati emergenti, in particolare nelle regioni esportatrici di petrolio. L’aggiornamento trimestrale delle icone del rischio e le valutazioni di ogni Paese individuano lo sviluppo delle tendenze del rischio, che permette agli investitori di rispondere velocemente al deterioramento e alla migliore copertura alle loro esposizioni o approfittare delle nuove opportunità. Ancora una volta, la mappa dimostra come sia fondamentale combinare le country analysis della Roubini Global Economics con l’expertise di Aon in materia di country risk.”
Le valutazioni dei paesi Aon misura il rischio politico in 163 paesi e territori per stimare i rischi associati al trasferimento di valuta, al debito sovrano, all’interferenza politica, all’interruzione della catena di distribuzione, alle regolamentazioni legali, alla violenza politica, al grado di difficoltà nel creare occasioni di business, alla vulnerabilità del settore bancario e alla capacità dei governi di fornire agevolazioni. Le valutazioni del rischio politico di ogni Paese che la mappa fornisce sono basate su eventi che hanno avuto luogo lo scorso anno. Risulta, infatti, che 7 nazioni (Repubblica Dominicana, Ecuador, Georgia, Laos, Panama, Swaziland e Zimbabwe) quest’anno, abbiano subito un upgrade, il che avviene quando il rischio globale della nazione o del territorio viene valutato come minore rispetto all’anno precedente; dodici nazioni sono state, invece, declassate (in quanto il rischio politico proprio di questi paesi è in aumento): Angola, Repubblica Centrale Africana, Burkina Faso, Ghana, Guinea Conakry, Haiti, Libia, Mozambico, Oman, Pakistan, Sierra Leone e Uganda.
Vi sono stati 19 cambiamenti nella valutazione di alcune nazioni da quando la Aon Political Risk Map del 2014 è stata resa nota, rispetto ai 15 del 2013 e ai 25 del 2012. I risultati dell’analisi dei Paesi registrano una serie di piccoli cambiamenti su base temporale trimestrale, il che fornisce una rapida allerta in merito ai mutamenti che si verificano: ogni cambiamento viene reso noto ogni tre mesi e permette alla Political Risk Map di sottolineare il grado di deterioramento nei Paesi, così come è successo in Ucraina, diversi trimestri in anticipo.
In base all’indagine, gli Stati produttori di petrolio che non appartengono alla Gcc (Gulf cooperation council), quali Iran, Iraq, Libia, Nigeria, Sudan e Turkmenistan, saranno soggetti a incertezze politiche ed economiche, con rischio politico valutato come alto o molto alto; i Paesi del Medio Oriente e Africa, meno preparati a riassorbire shock economici, subiranno maggiormente l’influenza di gruppi estremisti; sanzioni, prezzo del petrolio e guerre continuano a indebolire gli investimenti in Russia e aumentano il rischio di default per le imprese in Ucraina; Egitto, Tunisia e Marocco, che dovrebbero trarre vantaggio da un’importazione di petrolio a prezzo ridotto, affrontano un aumento dei rischi di sicurezza a causa dei vuoti di potere in Iraq, Libia e Siria.
“Le aziende – spiega Carlo Clavarino, chairman Aon Emea – necessitano di un monitoraggio costante della propria esposizione al rischio politico. Grazie all’utilizzo dei dati e alle analisi più recenti, la Political Risk Map 2015 aiuta le imprese a impostare le proprie strategie di investimento nei mercati emergenti”. Le valutazioni ai Paesi riflettono una combinazione di analisi effettuate da Aon Risk Solutions, quelle effettuate da Roubini Global Economics (azienda multinazionale specializzata in ricerca ed analisi) e le opinioni di più di 20 associazioni Lloyd’s e di risk manager che si occupano attivamente di coperture del rischio politico.
“Nel 2014 – afferma Paul Domjan, managing director di Roubini Country Insights – si è assistito a un aumento dei rischi politici nei mercati emergenti, in particolare nelle regioni esportatrici di petrolio. L’aggiornamento trimestrale delle icone del rischio e le valutazioni di ogni Paese individuano lo sviluppo delle tendenze del rischio, che permette agli investitori di rispondere velocemente al deterioramento e alla migliore copertura alle loro esposizioni o approfittare delle nuove opportunità. Ancora una volta, la mappa dimostra come sia fondamentale combinare le country analysis della Roubini Global Economics con l’expertise di Aon in materia di country risk.”
Le valutazioni dei paesi Aon misura il rischio politico in 163 paesi e territori per stimare i rischi associati al trasferimento di valuta, al debito sovrano, all’interferenza politica, all’interruzione della catena di distribuzione, alle regolamentazioni legali, alla violenza politica, al grado di difficoltà nel creare occasioni di business, alla vulnerabilità del settore bancario e alla capacità dei governi di fornire agevolazioni. Le valutazioni del rischio politico di ogni Paese che la mappa fornisce sono basate su eventi che hanno avuto luogo lo scorso anno. Risulta, infatti, che 7 nazioni (Repubblica Dominicana, Ecuador, Georgia, Laos, Panama, Swaziland e Zimbabwe) quest’anno, abbiano subito un upgrade, il che avviene quando il rischio globale della nazione o del territorio viene valutato come minore rispetto all’anno precedente; dodici nazioni sono state, invece, declassate (in quanto il rischio politico proprio di questi paesi è in aumento): Angola, Repubblica Centrale Africana, Burkina Faso, Ghana, Guinea Conakry, Haiti, Libia, Mozambico, Oman, Pakistan, Sierra Leone e Uganda.
Vi sono stati 19 cambiamenti nella valutazione di alcune nazioni da quando la Aon Political Risk Map del 2014 è stata resa nota, rispetto ai 15 del 2013 e ai 25 del 2012. I risultati dell’analisi dei Paesi registrano una serie di piccoli cambiamenti su base temporale trimestrale, il che fornisce una rapida allerta in merito ai mutamenti che si verificano: ogni cambiamento viene reso noto ogni tre mesi e permette alla Political Risk Map di sottolineare il grado di deterioramento nei Paesi, così come è successo in Ucraina, diversi trimestri in anticipo.
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