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Previdenza e sanità integrativa: le proposte dell'Ania

Semplificazione delle norme fiscali su fondi pensione e rendimenti. Compartecipazione al ticket in base all’Isee e innalzamento della soglia delle prestazioni vincolate dal 20% al 50%. Queste alcune delle indicazioni per lo sviluppo di previdenza e assistenza integrativa presentate, ieri dall’Ania, alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

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Un disegno di welfare pubblico privato che consenta di affrontare la sfida della sostenibilità finanziaria e dell’adeguatezza della protezione sociale dei cittadini. Per raggiungere questo obiettivo, l’Ania ha presentato ieri - durante un’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – alcune proposte.

In particolare, per il sistema di previdenza complementare, l’associazione delle imprese assicuratrici ribadisce che servono azioni più coerenti e incisive volte a rivitalizzare le adesioni, evitando misure controproducenti come quelle introdotte nell’ultima legge di stabilità: l’innalzamento al 20% della tassazione dei rendimenti maturati dai fondi pensione e, dall’11% al 17%, della tassazione della rivalutazione annuale del Tfr non conferito a previdenza complementare; l’introduzione in via sperimentale per tre anni della facoltà per i lavoratori dipendenti privati, di richiedere la liquidazione del Tfr maturando in busta paga.

“Sarebbe opportuno – avverte Luigi Di Falco, responsabile servizio Vita e Welfare Ania - semplificare le norme fiscali sui fondi pensione e ripensare la tassazione sui rendimenti, passando da un sistema di tipo Ett (deducibilità dei versamenti, tassazione dei rendimenti finanziari in fase di accumulo e tassazione delle prestazioni al momento del pensionamento), ad un sistema Eet in cui i rendimenti finanziari durante la fase di accumulo sono esenti da tassazione”.

Interventi per la sanità integrativa

Anche sul fronte della sanità, l’Ania esorta a creare le condizioni per uno sviluppo ordinato e regolato delle forme sanitarie e assistenziali integrative. Quattro le proposte avanzate dall’associazione: una nuova universalità selettiva del sistema pubblico; lo sviluppo del ruolo delle forme sanitarie integrative; un testo unico sulla disciplina delle forme sanitarie integrative; più trasparenza su qualità e performance delle strutture sanitarie.

Sul primo punto, l’attuale definizione del sistema di co-payment (c.d. ticket) appare migliorabile in termini di equità ed efficienza: “occorre concentrare le risorse pubbliche su obiettivi e destinatari ritenuti essenziali, con l’impegno a erogare prestazioni tempestive, rendendo più ampie e incisive le esenzioni. Per le altre fasce di popolazione, si propone di introdurre forme di compartecipazione progressive, ad esempio connesse al reddito familiare o all’Isee”.

Sul secondo punto, molte le proposte, tra cui: la modifica, per via normativa, della definizione dell’ambito di intervento delle forme sanitarie integrative; l’innalzamento della soglia delle prestazioni vincolate (cure odontoiatriche, riabilitative e non autosufficienza) dall’attuale 20% al 50%; il rafforzamento della contrattazione collettiva e delle parti sociali, che possono diffondere coperture di lunga durata (long term care); l’istituzione dei piani sanitari individuali, a disposizione di tutti i cittadini, anche quando non destinatari di forme collettive; il maggiore coinvolgimento delle forme sanitarie integrative nella programmazione e gestione delle risorse, anche attraverso forme di convenzionamento con le strutture pubbliche; la promozione di campagne informative.
Riguardo al terzo punto, viene invocato un testo unico sulla disciplina delle forme sanitarie integrative che delinei regole comuni ed equipari, anche dal punto di vista fiscale, strumenti che perseguono le stesse finalità. “Ciò avrebbe il merito di eliminare le attuali disparità di trattamento e di garantire sicurezza ed equità, favorendo la diffusione, la trasparenza e l’affidabilità delle forme integrative”.

Qualità e trasparenza

Infine, l’ultimo ambito in cui appare opportuno intervenire riguarda la differenziazione territoriale su qualità ed efficienza delle strutture e delle prestazioni sanitarie, aggravata dalla mancanza di trasparenza. “Occorre fornire al cittadino informazioni trasparenti sulla qualità dei servizi, per consentire scelte consapevoli. Il sito web ministeriale dovesalute.gov.it costituisce un passo significativo nella giusta direzione. Le molte informazioni già disponibili dal Programma Nazionale Valutazione Esiti potrebbero essere riportate nel suddetto sito ministeriale, in modo da monitorare le performance delle strutture con indicatori selezionati. La sfida della trasparenza può apportare benefici concreti e ottimizzare i costi delle prestazioni da erogare: secondo l’Oecd, iniziative di questo tipo possono apportare efficienze fino all’1% del Pil”.


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