Insurance Trade

Soluzioni per gestire i rischi emergenti

Sfide in vista dell’evoluzione dei rischi emergenti. Quale potrà essere il ruolo del mercato assicurativo in questo ambito?

Non è semplice rispondere, se ne stanno interessando - a questo proposito - i maggiori centri di ricerca e diverse primarie compagnie di assicurazione. Tutti hanno messo in evidenza e stilato speciali studi sui cosiddetti rischi emergenti, facendo sintesi sulle varie situazioni che l'uomo, sotto qualsivoglia latitudine, sta subendo: guerre tra gli Stati, il caos macroeconomico, la de-globalizzazione, le crisi fiscali che restano in primo piano tra i fattori - chiari e terribili - di rischio globale. Senza dimenticare i cambiamenti climatici e la gravissima situazione alla quale l’umanità assisterà per la carenza di risorse idriche che dal 2025, dicono gli esperti, e come stimato dall’Ocse, metterà in ginocchio ben due terzi della popolazione del pianeta.

Le maggiori richieste assicurative, oggi, tra i rischi tecnologici, riguardano il cyber risk, con un impatto violento sul mercato, già stimato per oltre 400 miliardi di dollari (100 solo in Usa). Facendo i debiti conti e relativi budget, il mercato mondiale ipotizza, sempre attorno al 2025, un aumento del settore assicurativo che vada a toccare i premi in entrata, per oltre 20 miliardi di dollari.

È una tematica che impegna il mercato globale da oltre una decina di anni. I report, inoltre, aggiungono altri gravi eventi come pandemie, tempeste elettromagnetiche, catastrofi naturali: tutte queste minacce per gli esperti hanno tratti comuni e non sono in grado di stabilire se siano essi assicurabili o meno; tutti i presidi che l’industria assicurativa mondiale sta studiando, compreso il mercato italiano, per fronteggiare le minacce, tristemente probabili, del futuro, sono in atto.

La vicina Francia studia attentamente e prende in seria considerazione l'impatto economico delle calamità naturali, prendendo provvedimenti e misure per il suo contenimento. I francesi propongono soluzioni innovative, soprattutto per la gestione degli eventi climatici estremi, che ovviamente non spaventano solo la Francia e studiano, oltre alle catastrofi meno frequenti, l’intera gamma di fenomeni naturali distruttivi. Il loro sistema per arrivare a statistiche serie è l’utilizzo di un database contenente tutte le informazioni dell’ultimo trentennio che reputano importanti e utili a livello locale e vengono incrociate con i dati demografici, dando un risultato, per il periodo studiato, del 23%° (pro mille) su ogni cittadino colpito “ogni mese” da questi eventi.
E’ significativo sapere che i territori d’oltremare, esposti a un clima tipicamente tropicale, risultano “colpiti” solo in misura lievemente superiore, rispetto al territorio europeo.

Nel nostro Paese in particolare, non vanno sottovalutati gli ultimi dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), dal quale si rileva, ad esempio, che nel 2014, sul territorio italiano, si sono verificati 211 eventi franosi importanti, per i quali hanno perso la vita ben 14 persone, danni ingenti alla rete stradale e ferroviaria. Le regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia.

Valutando l’enorme problema che si prospetterà, peraltro non molto lontano dall’oggi, sulla gestione complessiva di tutti questi rischi, sarebbe interessante coinvolgere nelle coperture assicurative lo Stato, le amministrazioni locali e il cittadino privato, non solo per incentivare le comunità sul territorio, ma anche per adottare e precedere efficaci misure di prevenzione concreta.



© RIPRODUZIONE RISERVATA

👥

Articoli correlati

I più visti