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Cattolica, le iniziative dei soci che dicono no alla Spa

Parlando a dipendenti e soci, il dg Ferraresi ha negato la svendita, sottolineando che l’accordo è un’opportunità. Per il presidente Bedoni la Spa non è un tabù

Cattolica, le iniziative dei soci che dicono no alla Spa
Continuano le iniziative dei soci che si oppongono all’alleanza tra Generali e Cattolica, e in particolare alla trasformazione di quest’ultima in Spa. Ieri i coordinatori di Casa Cattolica, la rete delle associazioni dei soci, dei rappresentanti della politica e delle imprese del territorio veronese che hanno già  espresso la loro contrarietà al progetto, hanno incontrato il sindaco di Verona, Federico Sboarina.
Il referente dell’associazione, Germano Zanini (presidente di Associazione Verona Network), ha spiegato che “per Casa Cattolica la trasformazione della società cooperativa veronese in società per azioni e la conseguente svendita al gruppo di Trieste, cancellerà l’ultimo baluardo finanziario veneto rimasto penalizzando e impoverendo pesantemente il tessuto socio-economico scaligero”. Nel corso dell'incontro sono stati analizzati gli scenari che si potrebbero presentare per la città di Verona dopo il voto dell’assemblea straordinaria del prossimo 31 luglio. “In particolare – ha sostenuto Zanini -  è stato ricordato al sindaco il rischio di perdita di posti di lavoro, circa 1800 dipendenti, con il trasferimento nelle sedi di Milano, Mogliano Veneto e Trieste e il futuro di 1.400 agenzie che perderanno la radicalità e la presenza attiva sul territorio in quanto inglobate dal colosso assicurativo”.
Il 13 luglio i rappresentanti di Casa Cattolica avevano avuto un confronto con la Regione Veneto.  Assieme al già citato Zanini, erano presenti Maurizio Zumerle, presidente di Apaca, e Aristide Corazzi del patto di sindacato Le Api. Portando le istanze di Renato Della Bella (presidente Apindustria Confimi) e Paolo Bissoli (presidente di Confesercenti Verona), gli esponenti di Casa Cattolica hanno incontrato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, per richiedere un intervento urgente, nonché una presa di posizione da parte del presidente Luca Zaia e del Consiglio Regionale in merito all’operazione. Dopo la fusione dell’ex Banco Popolare con Bpm, la scomparsa dal mercato di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, Cattolica Assicurazioni “rappresenta l’ultimo grande player economico sul quale ricostruire un’identità forte non solo veronese, bensì regionale”, hanno spiegato.

Il punto di vista della curia

Anche il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, si è espresso sull’operazione Generali-Cattolica. Senza entrare nelle dinamiche finanziarie, Zenti, in una nota diffusa dalla Diocesi, ha chiesto di “salvaguardare anche nel contesto normativo ed economico attuale la mission originaria di Cattolica Assicurazioni, nata dalla volontà di dare concretezza ai principi etici espressi nella Dottrina Sociale della Chiesa e di salvaguardare il rapporto fiduciale con il territorio costruito in un secolo di storia”. Il vescovo, lo scorso 14 luglio ha avuto un incontro con il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni e con altri esponenti della Chiesa veronese. Monsignor Zenti, con i suoi collaboratori, ha inoltre fatto riferimento “ai gravi disagi che con ogni probabilità travolgeranno il tessuto sociale nei prossimi mesi, con particolare gravità nei confronti delle famiglie”.
 

Ferraresi: l'operazione con Generali rappresenta un'opportunità

Sulla vicenda è intervenuto, attraverso un videomessaggio ai soci e ai dipendenti, il direttore generale di Cattolica, Carlo Ferraresi. Il dg ha negato che l’ingresso di Generali rappresenti “una svendita della compagnia”, come sostenuto da alcuni piccoli azionisti che contestano l’accordo. “Altri si erano affacciati alla nostra porta proponendoci un accordo a condizioni di mercato, cioè  a 3,6 euro per azione che, con l’inevitabile sconto applicato all’aumento di capitale, ci avrebbe fatto scivolare vicino ai 2 euro, prestando il fianco a una crisi legata al diritto di recesso. Generali invece ci ha conferito un premio di oltre il 53%, attestandosi quasi 10 punti sopra al valore del diritto di recesso di 5,47 euro per azione. Questa offerta – ha sottolineato Ferraresi – certifica il valore della nostra Cattolica e ci mette al riparo da azioni speculative anche dall’estero”. L’accordo con Generali rappresenta dunque “un’opportunità per tutti noi” in quanto la “nuova Cattolica sarà  ancora più solida e pronta a rispondere con la consueta rapidità ed efficacia alle difficoltà  che potrebbero nascere. Ma soprattutto pronta a cogliere tutte le occasioni di crescita che si potrebbero presentare”.
Ferraresi ha poi precisato che i fondamentali industriali e finanziari di Cattolica sono robusti, aggiungendo che recentemente S&P ha confermato il rating a BBB in quanto gli elementi di "financial strength" (forza finanziaria) e "operating performance" (performance operativa) rimangono invariati nonostante l'impatto della pandemia da Covid-19 e la volatilità nel breve termine del Solvency II ratio. Ciò nonostante Cattolica “ha subito temporanei contraccolpi sull’indice di solvibilità a causa della forte esposizione sul vita e dell’andamento altalenante dello spread sui titoli di Stato, unito a tassi privi di rischio costantemente in territorio negativo”, spingendo l’Ivass a chiedere una ricapitallizzazione in tempi stretti. “Quello che avremmo voluto fare in cinque anni – ha aggiunto – ci è stato indicato dal regolatore come necessario in pochi mesi. In tempi molto serrati – ha concluso Ferraresi – è stata quindi siglata un’alleanza industriale e commerciale con un partner della solidità e della caratura di Generali”.

Bedoni: la Spa non è un tabù

Anche il presidente Bedoni ha parlato in un videomessaggio, in cui ha sostenuto che l’operazione con Generali “ha difeso Cattolica da chi voleva distruggerne il valore per soci e azionisti, calpestando la nostra realtà, e qualsiasi scelta diversa dalla trasformazione in Spa per seguire l’aumento di capitale, metterebbe in grave rischio la forza della nostra Compagnia, la sua capacità futura di essere protagonista nel mercato”. Bedoni ha invitato dipendenti, soci e agenti a non considerare la Spa come un tabu, e ha sottolineato che con Generali si sia voluto “identificare un partner solido e affidabile per dare sicurezza a tutta l'azienda. Non potevamo e non volevamo – ha spiegato – fare un aumento di capitale al buio. Accettare le proposte di chi voleva speculare sulla nostra momentanea difficoltà. Qui lo voglio ribadire: è in gioco il futuro dell'azienda, della nostra Cattolica”, ha detto Bedoni. Secondo cui “entrare in un gruppo più grande ci permetterà di essere ancora più  efficaci, contribuendo a progetti di crescita nel terzo settore, nelle infrastrutture, nell'agroalimentare nella cultura, nei servizi. Con Generali – ha proseguito - continueremo a fare le stesse cose, grazie alla nostra preziosa rete di agenti, con più risorse e con più idee, compreso il grande lavoro fatto in questi 10 anni dalla Fondazione Cattolica. Che abbiamo inserito nello statuto della Spa e che proseguirà a svolgere il suo fondamentale lavoro. Credo fortemente che oggi chi ci attacca non voglia costruire nessuna casa, ma voglia soltanto difendere il proprio fortino”. Bedoni ha poi fatto riferimento alle critiche dei soci dissenzienti di Casa Cattolica. “La realtà – ha spiegato  il presidente – è  che si è  fatta avanti la principale società assicurativa italiana con la migliore offerta possibile, con evidenti vantaggi per tutti. L’approdo alla Spa – ha concluso – fa parte di un percorso che i Soci conoscono bene e sono consapevoli che in questi anni il nostro perimetro è cambiato. Non si può  più fare a meno di giocare la partita: senza un moderno accesso al capitale non si può crescere. Non esiste una valida ed equivalente alternativa”.

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