Cattolica, Paolo Bedoni esce di scena
Una delle principali figure messe sotto accusa dall’ispezione dell’Ivass, ha annunciato che terminerà il suo mandato alla prossima assemblea degli azionisti
Il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni, ha annunciato il proprio ritiro alla prossima assemblea degli azionisti, che sarà convocata dal cda dopo il prossimo primo aprile. Un’assise che, ha affermato in un’intervista pubblicata sabato dal Corriere della Sera, sarà per lui l’ultima da presidente. La decisione, ha detto, “era nei fatti” dal momento che “finendo la Cattolica Coop dopo 125 anni il consiglio sarà nuovo”, e con la trasformazione in Spa, secondo Bedoni, “va a completarsi un percorso iniziato nel 2000 con la quotazione”.
Ad ogni modo, l’annuncio dell’addio del presidente è la diretta conseguenza dell’ispezione Ivass chiusa con esito sfavorevole, con l’avvio di un procedimento sanzionatorio verso la società, di cui è stato messo sotto accusa il sistema di governo societario e di gestione dei rischi, con la richiesta di un profondo ricambio del consiglio e della predisposizione di un piano di rimedi.
Proprio per analizzare questi rilievi, Cattolica ha tenuto ieri un cda straordinario. La società, in una nota, spiega di aver “dato avvio ai lavori di redazione del piano di rimedi richiesto dall’Autorità, che sarà predisposto con tempestività e sotto la responsabilità dell’amministratore delegato, Carlo Ferraresi”.
Il cda, prosegue la nota, “ha altresì preso atto della volontà di mettere a disposizione la partecipazione di componente del comitato nomine, pur essendo questa prevista statutariamente, comunicata dal Presidente, Paolo Bedoni, e dal vice presidente vicario dello stesso comitato, Aldo Poli. E ciò nell’ottica di avviare la transizione verso il nuovo regime di Spa, come indicato dall’autorità di Vigilanza, e tenuto anche conto della funzione istruttoria essenziale a tali fini svolta dal Comitato”. Il board, valutata la situazione di fatto conseguente a tali rinunce, “nel quadro delle previsioni statutarie anche di prossima vigenza, quali approvate dai soci e autorizzate dalle autorità”, ha confermato la composizione ridotta del comitato comunque compatibile con la prosecuzione della sua operatività e ha individuato tra i componenti rimasti Eugenio Vanda, indipendente, quale presidente, “per assicurare la normale e trasparente funzionalità dell’organo e la necessaria continuità”. Il cda, infine, ha “preso atto delle dimissioni rese dall’avv. Luigi Castelletti in data 14 gennaio 2021”.
Secondo Ivass, il cda è sostanzialmente venuto meno alle proprie prerogative di indirizzo, gestione e controllo (assumendo rilevanti decisioni senza il necessario vaglio critico) e spesso avallando passivamente processi decisionali non rispettosi del dovere di agire informati da parte dei consiglieri.
L’Autorità ha quindi puntato l’indice direttamente contro il presidente Bedoni, il quale “non ha svolto adeguatamente il proprio compito di garante del buon funzionamento dell’organo, ponendo in essere condotte – anche in contrasto con lo statuto societario – che ne hanno alterato il processo di formazione delle decisioni e che, per la loro opacità, hanno pregiudicato il diritto degli amministratori all’assunzione di decisioni informate”.
Non hanno funzionato sempre a dovere nemmeno i Comitati endoconsiliari, il Comitato per il governo societario, il Comitato nomine e il Comitato remunerazioni. Inoltre il consiglio non ha svolto adeguatamente il ruolo di indirizzo e di monitoraggio delle controllate Cattolica Beni Immobili e Cattolica Agricola mentre carenze sono state rilevate nelle analisi dei rischi nella sottoscrizione e gestione degli investimenti nella società H-Farm e nel Fondo Ca’ Tron HCampus.
Ivass ha chiesto quindi che Cattolica proceda con l’attuazione di un rafforzamento del sistema di governo societario; che vari una revisione della politica di remunerazione e che non si dia corso a eventuali operazioni di apporto di liquidità alle società controllate non assicurative, e di investimento nel Fondo Ca’ Tron HCampus senza il previo parere favorevole del Comitato per il Governo Societario.
Cattolica ha poi ricordato i rimedi chiesti da Ivass: la vendita delle azioni proprie rivenienti dal recesso al massimo entro la chiusura dell’esercizio 2021; il rapido completamento della seconda tranche di aumento di capitale da 200 milioni; il pronto avvio, sin dalla trasformazione della forma giuridica in spa, di un profondo ricambio dei componenti del cda, che coinvolga in particolare il presidente e gli altri esponenti cui sono ascrivibili le criticità risultanti dal rapporto ispettivo e che favorisca l’ingresso di amministratori di standing adeguato.
In particolare, il cda e i suoi componenti si dovranno adoperare, sin da subito, "per consentire di realizzare il ricambio entro tempi il più possibile contenuti, coerenti con la conclusione del processo di trasformazione in atto". Il piano complessivo dei rimedi dovrà essere approvato da cda e sottoposto ad Ivass entro 60 giorni, con l’indicazione delle tempistiche.
Ad ogni modo, l’annuncio dell’addio del presidente è la diretta conseguenza dell’ispezione Ivass chiusa con esito sfavorevole, con l’avvio di un procedimento sanzionatorio verso la società, di cui è stato messo sotto accusa il sistema di governo societario e di gestione dei rischi, con la richiesta di un profondo ricambio del consiglio e della predisposizione di un piano di rimedi.
Proprio per analizzare questi rilievi, Cattolica ha tenuto ieri un cda straordinario. La società, in una nota, spiega di aver “dato avvio ai lavori di redazione del piano di rimedi richiesto dall’Autorità, che sarà predisposto con tempestività e sotto la responsabilità dell’amministratore delegato, Carlo Ferraresi”.
Il cda, prosegue la nota, “ha altresì preso atto della volontà di mettere a disposizione la partecipazione di componente del comitato nomine, pur essendo questa prevista statutariamente, comunicata dal Presidente, Paolo Bedoni, e dal vice presidente vicario dello stesso comitato, Aldo Poli. E ciò nell’ottica di avviare la transizione verso il nuovo regime di Spa, come indicato dall’autorità di Vigilanza, e tenuto anche conto della funzione istruttoria essenziale a tali fini svolta dal Comitato”. Il board, valutata la situazione di fatto conseguente a tali rinunce, “nel quadro delle previsioni statutarie anche di prossima vigenza, quali approvate dai soci e autorizzate dalle autorità”, ha confermato la composizione ridotta del comitato comunque compatibile con la prosecuzione della sua operatività e ha individuato tra i componenti rimasti Eugenio Vanda, indipendente, quale presidente, “per assicurare la normale e trasparente funzionalità dell’organo e la necessaria continuità”. Il cda, infine, ha “preso atto delle dimissioni rese dall’avv. Luigi Castelletti in data 14 gennaio 2021”.
I pesanti rilievi dell’Ivass
Nei giorni scorsi sono stati diffusi, dalla stessa Cattolica, ulteriori dettagli sulle richieste fatte dall’Ivass. Alla società è stato chiesto di integrare la comunicazione fornita al mercato nei giorni scorsi in merito alle conclusioni dell’ispezione.
Secondo l’Autorità, il cdoa di Cattolica sui vari rischi non si è mosso secondo “canoni di cautela e prudenza, con conseguente pregiudizio potenziale per la solvibilità del gruppo e la necessità di rafforzamento dei mezzi propri”. L’Ivass ha rilevato carenze riferibili a situazioni relative soprattutto agli anni 2018/19 e antecedenti, e ai primi mesi del 2020, circa il sistema di governo societario e di gestione dei rischi. Secondo l’Autorità, il cda “non ha improntato la propria azione circa i vari rischi a canoni di cautela e prudenza con conseguente pregiudizio potenziale per la solvibilità del gruppo e la necessità di rafforzamento dei mezzi propri”. Più in particolare, l’Ivass rileva che il consiglio “ha trascurato di garantire la necessaria coerenza tra i rischi assunti dall’impresa e il suo fabbisogno di solvibilità globale e, per tale via, l’adeguatezza anche prospettica dei fondi propri”. Inoltre, ha mostrato “una insufficiente capacità di risposta all’evoluzione sfavorevole dello scenario”. Non solo. Secondo Ivass c’è stata una “limitata la capacità di valutare compiutamente i profili di rischio/rendimento relativi a talune rilevanti decisioni di business”, in particolare nell’operazione di bancassurance con Banco Bpm, sottoscritta nel 2018. Ivass ha rilevato che “i risultati negativi di questa joint venture non sono stati dibattuti all’interno del consiglio. Secondo Ivass, il cda è sostanzialmente venuto meno alle proprie prerogative di indirizzo, gestione e controllo (assumendo rilevanti decisioni senza il necessario vaglio critico) e spesso avallando passivamente processi decisionali non rispettosi del dovere di agire informati da parte dei consiglieri.
L’Autorità ha quindi puntato l’indice direttamente contro il presidente Bedoni, il quale “non ha svolto adeguatamente il proprio compito di garante del buon funzionamento dell’organo, ponendo in essere condotte – anche in contrasto con lo statuto societario – che ne hanno alterato il processo di formazione delle decisioni e che, per la loro opacità, hanno pregiudicato il diritto degli amministratori all’assunzione di decisioni informate”.
Non hanno funzionato sempre a dovere nemmeno i Comitati endoconsiliari, il Comitato per il governo societario, il Comitato nomine e il Comitato remunerazioni. Inoltre il consiglio non ha svolto adeguatamente il ruolo di indirizzo e di monitoraggio delle controllate Cattolica Beni Immobili e Cattolica Agricola mentre carenze sono state rilevate nelle analisi dei rischi nella sottoscrizione e gestione degli investimenti nella società H-Farm e nel Fondo Ca’ Tron HCampus.
Ivass ha chiesto quindi che Cattolica proceda con l’attuazione di un rafforzamento del sistema di governo societario; che vari una revisione della politica di remunerazione e che non si dia corso a eventuali operazioni di apporto di liquidità alle società controllate non assicurative, e di investimento nel Fondo Ca’ Tron HCampus senza il previo parere favorevole del Comitato per il Governo Societario.
Cattolica ha poi ricordato i rimedi chiesti da Ivass: la vendita delle azioni proprie rivenienti dal recesso al massimo entro la chiusura dell’esercizio 2021; il rapido completamento della seconda tranche di aumento di capitale da 200 milioni; il pronto avvio, sin dalla trasformazione della forma giuridica in spa, di un profondo ricambio dei componenti del cda, che coinvolga in particolare il presidente e gli altri esponenti cui sono ascrivibili le criticità risultanti dal rapporto ispettivo e che favorisca l’ingresso di amministratori di standing adeguato.
In particolare, il cda e i suoi componenti si dovranno adoperare, sin da subito, "per consentire di realizzare il ricambio entro tempi il più possibile contenuti, coerenti con la conclusione del processo di trasformazione in atto". Il piano complessivo dei rimedi dovrà essere approvato da cda e sottoposto ad Ivass entro 60 giorni, con l’indicazione delle tempistiche.
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