Generali chiude bene il primo trimestre 2021
Crescono l’utile netto (a 802 milioni di euro) e la raccolta lorda. Intanto prosegue lo scontro in seno al cda per la governance della compagnia, in vista del rinnovo del cda nell’aprile 2022
Il gruppo Generali chiude molto positivamente il primo trimestre 2021. Il Leone di Trieste mette a sego un risultato operativo in crescita a 1,6 miliardi di euro (+11% rispetto al 31 marzo di un anno fa), grazie allo sviluppo positivo dei segmenti danni, asset management e holding, e altre attività. In crescita anche i premi lordi, che salgono del 4,2% e si portato a 19,7 miliardi: l’aumento è sia nel vita (+5,5%), sia nel danni (+1,9%). Migliorano anche gli indicatori tecnici, con il combined ratio che scende all’88%, e il new business margin che aumenta di 0,4 punti percentuali e si porta al 4,44%. Molto bene l’andamento dell’utile netto, che cresce in modo significativo rispetto al primo trimestre 2020 e si porta ora a 802 milioni (era a 113 milioni): nel primo trimestre dello scorso anno, tuttavia, c’era stato l’impatto di “significative svalutazioni sugli investimenti e dall’onere del Fondo straordinario internazionale per il Covid-19”, spiega una nota della compagnia.
“Il gruppo – ha spiegato Cristiano Borean, cfo del gruppo Generali – chiude il primo trimestre 2021 con un’ottima performance in linea con i suoi obiettivi, a conferma dell’efficacia della strategia Generali 2021. Il gruppo rimane tra i più solidi del settore assicurativo con un’eccellente posizione di capitale. Prosegue il ribilanciamento del mix produttivo vita, che ci ha consentito di mantenere un’ottima profittabilità nell’attuale scenario di bassi tassi di interesse. Generali registra ancora una volta il migliore e meno volatile combined ratio tra i peer e consegue ottimi risultati nell’asset management e negli altri segmenti. La forte crescita del risultato operativo e dell’utile netto dimostrano che il gruppo continua a operare con efficacia in uno scenario macroeconomico ancora incerto a causa della crisi pandemica”.
Caltagirone scrive ai consiglieri
Le buone performance, tuttavia, non attenua la battaglia in seno alla governance del gruppo. Nei giorni scorsi, secondo quanto riportato ieri da Repubblica, Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio della compagnia, ha scritto un’email ai consiglieri per chiedere una discussione su alcuni aspetti nel governo della compagnia da lui contestati.
Più che a una rimozione dell’attuale amministratore delegato, Philippe Donnet, l’ingegnere romano punta alla creazione di ruoli di potere intermedi: vorrebbe l’istituzione di un comitato esecutivo, dove un numero ristretto di consiglieri dovrebbe poter avere una maggiore presa del consiglio di amministrazione sul management della compagnia, con l’introduzione della figura del direttore generale, da affiancare all’amministratore delegato, il tutto coronato da un presidente con poteri rafforzati rispetto a quelli attuali.
Da tempo Caltagirone ha una posizione di aperta contrapposizione al principale azionista di Generali, Mediobanca (che ha una quota del 12,93%), e recentemente ha polemizzato apertamente con la gestione della compagnia: solo per citare l’episodio più recente, lo scorso 29 aprile, quando l’ingegnere romano aveva deciso polemicamente di non presentare le proprie azioni nell’assemblea chiamata a votare il bilancio 2020. Nella stessa giornata è intervenuto duramente in consiglio per contestare il merito e il metodo di gestione della compagnia, a suo modo di vedere troppo influenzata da Piazzetta Cuccia.
L’orizzonte di questa battaglia è il rinnovo della governance del gruppo assicurativo, il cui cda sarà rinnovato nell’aprile del 2022. Il nuovo statuto della compagnia introduce diverse novità rispetto al passato, tra cui il fatto che sarà lo stesso consiglio uscente a presentare una propria lista di candidati per rinnovare il board; accanto a questa lista di maggioranza, sono poi previsti dei posti per due diverse liste di minoranza. In vista di questo appuntamento decisivo l’ingegnere romano sta per ora provando a creare un argine nei confronti di Mediobanca, magari coinvolgendo anche il terzo azionista del Leone, Leonardo Del Vecchio, a sua volta grande azionista di Mediobanca.
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