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Awakening the Lion, ecco il piano di Caltagirone per Generali

Caltagirone, Costamagna e Cirinà presentano il programma industriale alternativo a Lifetime Partner 24, firmato Donnet. Tra gli obiettivi: revisione della presenza geografica, efficientamento dei costi e nuova strategia M&A

Awakening the Lion, ecco il piano di Caltagirone per Generali
È stato battezzato Awaking the Lion il piano industriale per Generali alternativo a quello presentato da Philippe Donnet nell’investor day del 15 dicembre scorso. A  illustrarlo alla stampa, oggi a Milano, sono stati Luciano Cirinà, Claudio Costamagna e Francesco Gaetano Caltagirone, vale a dire i nomi di punta della lista che sfiderà quella presentata dall’attuale board nella prossima assemblea degli azionisti del 29 aprile, quando verrà eletto il nuovo consiglio di amministrazione del Leone di Trieste.

Proprio la scelta di candidarsi nella lista di Caltagirone come amministratore delegato ha portato mercoledì scorso alla decisione di Generali si sospendere Cirinà da suo incarico di regional officer del gruppo Generali per l’Austria e l’Europa centro orientale.

Ad ogni modo, se a prevalere alla conta dei voti in assemblea sarà la lista di Caltagirone, Awaking the Lion sarà il piano industriale su cui si poggerà l’azione del gruppo assicurativo. Si punta a raggiungere un utile di circa 4,2 miliardi nel 2024, una generazione di cassa cumulata per circa 9,5-10,5 miliardi nel periodo 2022-2024, circa 1,5-1,6 miliardi di investimenti in trasformazione digitale e tecnologica, a un obiettivo di riduzione costi annui fino a 0,6 miliardi, alla massimizzazione della disponibilità di cassa per attività di M&A fino a circa 7 miliardi. Sono stati confermati i dividendi previsti dal piano di Donnet, e il riacquisto azioni.

Revisione della presenza geografica

Awakening the Lion si propone di guidare Generali attraverso cinque linee di intervento strategico, messe nero su bianco in un comunicato. Al primo punto c’è la razionalizzazione della presenza geografica, con focus “sui mercati che assicurano crescita e redditività a medio e lungo termine” e una “revisione approfondita della presenza geografica finalizzata a liberare risorse da reinvestire in crescita organica (e non) in mercati ad alto potenziale connotati da forte attrattività finanziaria”, assieme al “consolidamento della leadership in Italia, Francia e Germania, crescita nell'est Europa, Cina e India e sviluppo della presenza in Usa soprattutto in ambito asset management”.

Efficientamento dei costi e miglioramento delle performance operative

Al secondo punto c’è il tema dell’efficientamento dei costi centrali e amministrativi, attraverso l’attivazione immediata di un crash program basato sulla semplificazione della struttura di holding, sulla semplificazione della struttura organizzativa, sull'efficientamento delle funzioni "non-business", sul consolidamento dei processi IT e sulla fidelizzazione dei talenti. L'obiettivo è di portare il rapporto cost/income ratio dall'attuale 64% circa a circa il 55% “facendo di Generali un benchmark nella gestione dei costi”.

Il terzo punto riguarda il miglioramento delle performance operative nei singoli paesi: l’ambizione è quella di vedere crescere il risultato operativo “principalmente nei mercati maturi in cui Generali opera”, anche tramite un piano di forte incentivazione del management sui risultati, e la concentrazione degli sforzi manageriali principalmente su tre linee di business (Pmi, Salute, asset management) per ridurre la dipendenza dal business vita; il piano su questo punto è completato da un programma di digitalizzazione delle attività degli agenti da sviluppare in concerto con la forza vendita.

Il quarto punto è dedicato alla tecnologia e ai data analytics, per cui è previsto un investimento complessivo nel triennio di 1,5 - 1,6 miliardi di euro. “Generali – si legge nel piano – deve liberarsi dalla concentrazione su pochi grandi fornitori, far crescere in house una generazione di developers e data scientists e recuperare il ritardo accumulato nel campo del’Insurtech”.

La strategia M&A

Il quinto punto è dedicato alle acquisizioni “in grado di accompagnare la trasformazione e la crescita aziendale anche attraverso l'uso efficiente della leva finanziaria ed evitando la moltiplicazione dei dossier”. Qui la strategia proposta si baserà su un limitato numero di operazioni di maggiori dimensioni in ambito danni e in aree geografiche di interesse, nell'asset e nel wealth management, nel fintech e nell’insurtech. “La nuova strategia – si legge nel programma – beneficerà della volontà di massimizzare la disponibilità di cassa potenzialmente disponibile per attività di M&A fino a 7 miliardi di euro che deriveranno da: aumento dei ricavi rispetto al Lifetime Partner 24, utilizzo dei potenziali proventi della razionalizzazione geografica e ricorso, se necessario, alla leva finanziaria”.

C’è poi un’ulteriore linea di intervento che riguarda quello che viene definito “approccio differenziante sull'Esg”. Generali, si legge, “non si può semplicemente allineare agli standard Esg ma deve ambire ad essere protagonista dei processi che mirano a costruire una società più sostenibile

Accesa polemica con il piano di Donnet

Il comunicato di presentazione del piano Awakening the Lion si presenta con toni da campagna elettorale, con una postura molto polemica nei confronti del piano Lifetime Partner 24, a cui, va detto, anche lo stesso Cirinà aveva lavorato.
Si parla di “declino della compagnia” e si rimproverano, tra le altre cose, una “eccessiva concentrazione sul business vita in un contesto di tassi di interesse ancora bassi”, e un “mancato contributo delle attività in Italia alla crescita del risultato operativo degli ultimi quattro anni”, oltre a “investimenti in M&A inferiori rispetto ai concorrenti e concentrati in operazioni di piccola taglia”. Inoltre, si afferma che la governance attuale “impedisce la crescita della compagnia e la massima creazione di valore per tutti gli azioni”, con “significativa influenza del principale azionista, avente un conflitto di interesse su taluni business del gruppo” e un “accentramento nel tempo di eccessivi poteri in capo al ceo”.

“Il piano – ha affermato Claudio Costamagna, nel corso della presentazione – ha due colonne. La prima è il riposizionamento strategico della compagnia. Il piano presentato a dicembre è un piano inerziale con basso livello di ambizioso. Vogliamo portare la compagnia a essere più profittevole. Vogliamo essere meglio posizionati per la futura crescita. Vuol dire avere più cassa per lo sviluppo”. Secondo Costamagna “Generali può usare un po' di leva finanziaria per aumentare la potenza di fuoco a 7 miliardi per M&A".
La seconda colonna è la governance. “Noi rappresentiamo una lista presentata da un socio. L'altra lista concentra la lista sull'amministratore delegato. Vogliamo avere un consiglio con poteri bilanciati, rivedere la procedura per il comitato parti correlate. L’idea - ha concluso – è di introdurre un direttore generale e introdurre un comitato esecutivo”.

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