Donnet convocato in commissione Banche: Marattin si dimette per protesta
Secondo il deputato di Italia Viva, l’organo parlamentare si starebbe intromettendo indebitamente in una delicata partita di governance societaria
Lo scontro interno alla governance di Generali approda in parlamento. Ieri l’on. Luigi Marattin (nella foto), deputato di Italia Viva, si è dimesso da membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Un gesto di protesta contro la decisione della presidente Carla Ruocco (M5S) di convocare il group ceo di Generali, Philippe Donnet in audizione, il prossimo 5 aprile, per (si legge nella convocazione) “svolgere un’attività di approfondimento sulle recenti dinamiche di governance e azionarie” del Leone di Trieste e chiedere le motivazioni che hanno condotto la compagnia prima a sospendere, e poi a licenziare Luciano Cirinà (il quale, tra l’altro, è oggi negli Usa per presentare agli investitori il piano industriale della lista Caltagirone, Awakening the Lion).
Secondo Marattin, con questa convocazione si sarebbe superato ogni limite. “Da tempo – ha spiegato il deputato – ero in totale disaccordo con la conduzione della commissione che, lungi dall'essere una vera commissione d'inchiesta sul passato del nostro sistema bancario, è stata fin dall’inizio utilizzata per altri dubbi scopi, primo tra tutti il tentativo di appropriarsi di competenze che sono invece proprie di commissioni parlamentari permanenti”.
Ora, alla vigilia dell’assemblea degli azionisti che dovrà eleggere il nuovo consiglio di amministrazione di una società privata, ha continuato Marattin, “una delle due parti in competizione viene chiamata in audizione presso una commissione d’inchiesta per esporre dettagliate informazioni di bilancio, piani industriali e persino per chiedere conto di decisioni interne riguardanti la concessione dell’aspettativa a un proprio dirigente. Insomma - sottolinea - facevo parte di un’autorità di regolamentazione finanziaria, e non lo sapevo. Una autorità particolare, oltretutto. Visto che entra pesantemente in una partita di governance societaria dalla quale la politica dovrebbe a mio avviso stare fuori. Ritengo pertanto opportuno dissociarmi con decisione da quanto sta avvenendo. Faccio appello ai presidenti delle Camere, destinatari il 29 marzo 2019 di una lettera del Presidente della Repubblica in cui si richiamava esplicitamente il rischio che le attività della Commissione non si sovrapponesse a quella delle Autorità indipendenti, affinché vigilino sul corretto funzionamento delle nostre istituzioni”, conclude.
Il gesto di Marattin ha fatto rumore, incassando subito il sostegno di Carlo Calenda, il quale con un tweet ieri ha scritto che “neanche in Venezuela si manda una lettera come quella inviata dalla Commissione al management di un’azienda privata”. Intanto, secondo quanto riporta oggi il quotidiano MF, altri membri della Commissione sarebbero pronti a chiedere la convocazione dell’altra parte in causa nello scontro su Generali, quella che fa capo a Francesco Gaetano Caltagirone.
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