Tutto pronto per UnipolSai
L'assemblea straordinaria degli azionisti di Fonsai ha dato luce verde al progetto di fusione
25/10/2013
L'assemblea straordinaria degli azionisti di Fonsai, riuniti oggi a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, ha dato il suo via libera al progetto di fusione a quattro, con Unipol Assicurazioni, Premafin ed eventualmente Milano Assicurazioni, per la nascita del colosso assicurativo unico che si chiamerà UnipolSai. Ha espresso voto favorevole il 96,6% delle azioni ammesse al voto, pari al 62,46% del capitale complessivo. Ha espresso voto contrario lo 0,06% delle azioni ammesse al voto, pari allo 0,03% del capitale sociale. Si sono astenuti il 3,33% delle azioni ammesse al voto, pari al 2,15% del capitale. Due sono stati i non votanti. Al momento del voto era presente all'assemblea il 64,66% delle azioni emesse al voto.
Cimbri: un progetto animato da una visione industriale
Nel corso dell'assemblea, l'ad di Unipol e di Fonsai, Carlo Cimbri, ha rimarcato come il progetto di integrazione sia un'operazione di grande consolidamento e sviluppo del settore assicurativo, che sarà sostenibile perché avrà un'adeguata dotazione patrimoniale e un'adeguata remunerazione del capitale investito dai soci per questa complessa operazione di salvataggio". Presentando il piano industriale, Cimbri ha poi snocciolato alcuni numeri del gruppo post-fusione: una raccolta premi stimata per il 2015 in circa 15,6 miliardi di euro, circa 4500 agenzie ("anche se una parte si perderanno per le disposizioni antitrust che porteranno alla dismissione di un ramo d'azienda") e circa 12 mila dipendenti con quattro poli direzionali a Bologna, Milano, Torino e Firenze. L'obiettivo sarà perseguire "uno sviluppo sostenibile, prevedendo una adeguata remunerazione del capitale che i soci hanno investito in questo salvataggio". Tra i target finanziari e industriali c'è quello di "raggiungere un'efficienza tecnica con un combined ratio del 93% al 2015, importanti sinergie di costi e ricavi per complessivi 350 milioni a regime, redditività degli investimenti al 4% e un utile previsto di 814 milioni con un solvency ratio di assoluto riguardo". "È una visione industriale - ha sottolineato Cimbri - che ci porta oggi a proporre un progetto che vada nella direzione di creare la seconda compagnia assicurativa italiana, la prima nel settore danni e la quinta nel settore vita". La mission del nuovo gruppo, ha spiegato, sarà quella di concentrarsi sull'attività core di una compagnia assicurativa, "cioè proporre sicurezza e gestire al meglio le attività affidate dagli assicurati, abbandonando diversificazioni, attivi e avventure varie che nel passato hanno caratterizzato la vita di Fonsai, e concentrarsi su quello che le compagnie in passato hanno dimostrato di saper fare e che sapranno fare ancor meglio in futuro". L'ad ha anche osservato che, grazie all'aumento di capitale, la situazione patrimoniale di Fonsai è passata da un dato negativo per 600 milioni di euro ad un più 400 milioni di euro, con una solvibilità che per Fonsai, da sola, arriva al 119%, ovvero al di sotto della soglia di prudenza del 120% prescritta dall'Ivass. Con la dotazione patrimoniale apportata da Unipol Assicurazioni di 1.6 miliardi di euro e con l'intero progetto di consolidamento delle quattro società coinvolte, al 2015, è previsto per UnipolSai un livello di solvibilità del 180 per cento. Cimbri ha poi ricordato anche la corsa dei titoli di Fonsai sia dalla chiusura dell'aumento di capitale (+80% le azioni ordinarie, +150% quelle di risparmio B, e +200% quelle di risparmio A), sia da quando sono stati definiti i concambi lo scorso 20 dicembre (+84% le ordinarie, +142% le risparmio B, +66% le risparmio A).
Il malcontento degli azionisti di risparmio
I dati snocciolati da Cimbri, tuttavia, non leniscono le ferite dei piccoli azionisti della compagnia assicurativa che, a causa degli aumenti iperdiluitivi del 2012, hanno visto praticamente azzerato il valore del loro capitale. "Voteremo no alla fusione perché sono l'ultimo passaggio di un percorso che non ha tenuto in debita considerazione gli interessi dell'azionariato diffuso: noi non riteniamo che l'unico modo possibile fosse questo", ha lamentato Paolo Fiorio, presidente del Movimento consumatori, intervenuto in assemblea in rappresentanza di oltre 300 risparmiatori. L'operazione strutturata da Unipol "è piena di elementi critici che non fanno onore alla tutela dell'azionariato diffuso né ai milioni consumatori che stanno alla base del nuovo gruppo assicurativo", ha aggiunto Fiorio ricordando che i piccoli soci hanno perso il 99% del loro capitale pre-aumento "a fronte di un recupero delle azioni post aumento molto significativo" di cui ha beneficiato Unipol. Prima di lui hanno preso la parola una decina di piccoli azionisti, tutti critici su come è stato condotto il salvataggio di Fonsai e dubbiosi su molti aspetti dell'operazione. A tornare a chiedere la semplificazione della struttura del capitale di Fonsai è poi Dario Trevisan, rappresentante degli azionisti di risparmio A dell'ex compagnia dei Ligresti, sottolineando come la disciplina statutaria della remunerazione e dei privilegi delle diverse categorie di azioni presenti "effetti gravemente distorsivi anche sull'operazione oggi all'esame. Non posso capacitarmi - ha attaccato Trevisan - di come negli incontri con gli investitori, lei dottor Cimbri debba presentarsi e definire la struttura del capitale come bizantina e irrazionale". Il rappresentante degli azionisti chiede da tempo la conversione delle azioni A in azioni di risparmio B, previo pagamento di un conguaglio. "A tutt'oggi non si è visto alcun progetto, neppure un mandato di advisory a un terzo per progetto di razionalizzazione delle categorie A e B post fusione. Anche il mercato - ha aggiunto - si attende un risultato ormai non più procrastinabile". All'attacco di Trevisan ha replicato a stretto giro lo stesso numero uno di Unipol, spiegando che per UnipolSai "una categoria di azioni unica sarebbe più moderna" rispetto all'attuale struttura del capitale, articolata in tre categorie di titoli, ma dichiarandosi disponibile a procedere in tal senso "solo attraverso una soluzione equilibrata" che non penalizzi nessuna categoria di soci. "La proposta che ci è pervenuta dagli azionisti di categoria A non è economicamente compatibile con questo principio che è di equilibrio tra le diverse categorie di azionisti" per cui "la risposta è no", ha ribadito Cimbri. Trevisan in passato aveva chiesto la conversione delle azioni di risparmio A in azioni B nel rapporto di 1 a 177, previo pagamento di un conguaglio di 13 euro. "Seguiranno processo e cause, tutto quello che vorrete fare, siamo aperti a trovare soluzioni ma subordinatamente alla compatibilità economica con gli interessi di tutte le categorie", ha chiosato Cimbri.
Cimbri: un progetto animato da una visione industriale
Nel corso dell'assemblea, l'ad di Unipol e di Fonsai, Carlo Cimbri, ha rimarcato come il progetto di integrazione sia un'operazione di grande consolidamento e sviluppo del settore assicurativo, che sarà sostenibile perché avrà un'adeguata dotazione patrimoniale e un'adeguata remunerazione del capitale investito dai soci per questa complessa operazione di salvataggio". Presentando il piano industriale, Cimbri ha poi snocciolato alcuni numeri del gruppo post-fusione: una raccolta premi stimata per il 2015 in circa 15,6 miliardi di euro, circa 4500 agenzie ("anche se una parte si perderanno per le disposizioni antitrust che porteranno alla dismissione di un ramo d'azienda") e circa 12 mila dipendenti con quattro poli direzionali a Bologna, Milano, Torino e Firenze. L'obiettivo sarà perseguire "uno sviluppo sostenibile, prevedendo una adeguata remunerazione del capitale che i soci hanno investito in questo salvataggio". Tra i target finanziari e industriali c'è quello di "raggiungere un'efficienza tecnica con un combined ratio del 93% al 2015, importanti sinergie di costi e ricavi per complessivi 350 milioni a regime, redditività degli investimenti al 4% e un utile previsto di 814 milioni con un solvency ratio di assoluto riguardo". "È una visione industriale - ha sottolineato Cimbri - che ci porta oggi a proporre un progetto che vada nella direzione di creare la seconda compagnia assicurativa italiana, la prima nel settore danni e la quinta nel settore vita". La mission del nuovo gruppo, ha spiegato, sarà quella di concentrarsi sull'attività core di una compagnia assicurativa, "cioè proporre sicurezza e gestire al meglio le attività affidate dagli assicurati, abbandonando diversificazioni, attivi e avventure varie che nel passato hanno caratterizzato la vita di Fonsai, e concentrarsi su quello che le compagnie in passato hanno dimostrato di saper fare e che sapranno fare ancor meglio in futuro". L'ad ha anche osservato che, grazie all'aumento di capitale, la situazione patrimoniale di Fonsai è passata da un dato negativo per 600 milioni di euro ad un più 400 milioni di euro, con una solvibilità che per Fonsai, da sola, arriva al 119%, ovvero al di sotto della soglia di prudenza del 120% prescritta dall'Ivass. Con la dotazione patrimoniale apportata da Unipol Assicurazioni di 1.6 miliardi di euro e con l'intero progetto di consolidamento delle quattro società coinvolte, al 2015, è previsto per UnipolSai un livello di solvibilità del 180 per cento. Cimbri ha poi ricordato anche la corsa dei titoli di Fonsai sia dalla chiusura dell'aumento di capitale (+80% le azioni ordinarie, +150% quelle di risparmio B, e +200% quelle di risparmio A), sia da quando sono stati definiti i concambi lo scorso 20 dicembre (+84% le ordinarie, +142% le risparmio B, +66% le risparmio A).
Il malcontento degli azionisti di risparmio
I dati snocciolati da Cimbri, tuttavia, non leniscono le ferite dei piccoli azionisti della compagnia assicurativa che, a causa degli aumenti iperdiluitivi del 2012, hanno visto praticamente azzerato il valore del loro capitale. "Voteremo no alla fusione perché sono l'ultimo passaggio di un percorso che non ha tenuto in debita considerazione gli interessi dell'azionariato diffuso: noi non riteniamo che l'unico modo possibile fosse questo", ha lamentato Paolo Fiorio, presidente del Movimento consumatori, intervenuto in assemblea in rappresentanza di oltre 300 risparmiatori. L'operazione strutturata da Unipol "è piena di elementi critici che non fanno onore alla tutela dell'azionariato diffuso né ai milioni consumatori che stanno alla base del nuovo gruppo assicurativo", ha aggiunto Fiorio ricordando che i piccoli soci hanno perso il 99% del loro capitale pre-aumento "a fronte di un recupero delle azioni post aumento molto significativo" di cui ha beneficiato Unipol. Prima di lui hanno preso la parola una decina di piccoli azionisti, tutti critici su come è stato condotto il salvataggio di Fonsai e dubbiosi su molti aspetti dell'operazione. A tornare a chiedere la semplificazione della struttura del capitale di Fonsai è poi Dario Trevisan, rappresentante degli azionisti di risparmio A dell'ex compagnia dei Ligresti, sottolineando come la disciplina statutaria della remunerazione e dei privilegi delle diverse categorie di azioni presenti "effetti gravemente distorsivi anche sull'operazione oggi all'esame. Non posso capacitarmi - ha attaccato Trevisan - di come negli incontri con gli investitori, lei dottor Cimbri debba presentarsi e definire la struttura del capitale come bizantina e irrazionale". Il rappresentante degli azionisti chiede da tempo la conversione delle azioni A in azioni di risparmio B, previo pagamento di un conguaglio. "A tutt'oggi non si è visto alcun progetto, neppure un mandato di advisory a un terzo per progetto di razionalizzazione delle categorie A e B post fusione. Anche il mercato - ha aggiunto - si attende un risultato ormai non più procrastinabile". All'attacco di Trevisan ha replicato a stretto giro lo stesso numero uno di Unipol, spiegando che per UnipolSai "una categoria di azioni unica sarebbe più moderna" rispetto all'attuale struttura del capitale, articolata in tre categorie di titoli, ma dichiarandosi disponibile a procedere in tal senso "solo attraverso una soluzione equilibrata" che non penalizzi nessuna categoria di soci. "La proposta che ci è pervenuta dagli azionisti di categoria A non è economicamente compatibile con questo principio che è di equilibrio tra le diverse categorie di azionisti" per cui "la risposta è no", ha ribadito Cimbri. Trevisan in passato aveva chiesto la conversione delle azioni di risparmio A in azioni B nel rapporto di 1 a 177, previo pagamento di un conguaglio di 13 euro. "Seguiranno processo e cause, tutto quello che vorrete fare, siamo aperti a trovare soluzioni ma subordinatamente alla compatibilità economica con gli interessi di tutte le categorie", ha chiosato Cimbri.
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