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Unipol-Fonsai, possibili fino a 2200 esuberi tra i dipendenti

Cimbri, mai come ora serve concertazione tra le parti sociali

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Costerà cara, in termini di posti di lavoro, la fusione tra Unipol e Fonsai. Secondo quanto dichiarano i sindacati, il gruppo bolognese ha annunciato esuberi per 2.200 dipendenti, che a conti fatti rappresentano più di un quarto degli 8.000 delle compagnie coinvolte nel progetto. Tuttavia, le cessioni imposte dall'Antitrust potrebbero ridurre questo impatto alla metà, a 1.040, per via della dismissione di 1,7 miliardi di euro di premi. 


Questi numeri sono emersi nella giornata di ieri, durante un incontro che ha coinvolto la dirigenza di Unipol e Fonsai e i sindacati, ai quali è stato illustrato il nuovo piano industriale e le ricadute occupazionali dell'integrazione tra il gruppo di via Stalingrado con la galassia Fonsai. Oltre agli esuberi la fusione comporterà un'importante riorganizzazione con molti trasferimenti, e uno spostamento di attività da Torino a Milano, e da Firenze a Bologna, restando le sole sedi di direzione del gruppo, secondo quanto comunicato ai sindacati.

Preoccupa i sindacati, inoltre, un passaggio della presentazione in cui Unipol si riserva, in mancanza di un accordo, di ricorrere alla legge 223 in materia di licenziamenti collettivi. "Si tratta di un'arma di ricatto assolutamente inopportuna'', spiega Giovanni Cavalcanti, segretario nazionale Fisac con responsabilità sul settore assicurativo. "Si sapeva che la fusione avrebbe comportato dei rischi - aggiunge Renato Pellegrini, responsabile assicurativo della Uilca - ma non ci aspettavamo numeri così alti".

Sia sugli esuberi che sui trasferimenti, i sindacati chiedono infatti il rispetto dei criterio della volontarietà, già previsto dal fondo di solidarietà di categoria che permetterà di accompagnare alla pensione chi ha davanti a sé non più di cinque anni di lavoro. Non rassicura in questo senso, sottolineano i rappresentanti di Uilca e Fisac, la disdetta unilaterale data da Unipol lo scorso 30 novembre all'accordo quadro che assicurava ai dipendenti una serie di garanzie nelle fasi di ristrutturazione come la non applicabilità della legge sui licenziamenti collettivi, la necessità del consenso per i trasferimenti o il mantenimento delle sedi.
Tutto è comunque rimandato al 4 febbraio quando riprenderà il confronto Unipol-sindacati. "Prima di partire con la trattativa vera e propria chiediamo un nuovo accordo quadro con le garanzie per i lavoratori", sottolinea Cavalcanti.

"Mai come in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo c'è bisogno di concertazione. Puoi anche farne a meno quando tutto va bene, anche se non è la mia opinione, ma proprio quando è tutto più complicato, grandi cambiamenti e prospettive non si disegnano senza il contributo di tutte le parti". Carlo Cimbri, ospite della conferenza Uilca a Bologna, non ha voluto commentare l'allarme lanciato dai sindacati, ma ha comunque parlato in questi termini di rapporti con le parti sociali.

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