Rivoluzione a Trieste, arriva Mario Greco
Tutto in tre giorni. Il Leone ringrazia Perissinotto per il lavoro svolto e chiama il top manager di Zurich. Passa la mozione di Mediobanca e dei soci forti. Della Valle si dimette dal cda
04/06/2012
Governance - organi sociali - Group ceo Giovanni Perissinotto da Conselice, Ravenna. Il sito internet di Generali non ha ancora cambiato una cosa che fino a metà della scorsa settimana sembrava immodificabile. O forse no. Perché già alla fine di aprile, in occasione dell'assemblea degli azionisti, Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, forte di un 3% in Generali, aveva tuonato contro Perissinotto: il titolo è deludente, il ceo fa il finanziere e non l'assicuratore, il ceo dovrebbe andarsene. All'epoca sembrava un falco solitario: oggi sappiamo che era l'avanguardia dei soci scontenti. Quelli che sabato hanno voltato le spalle a Perissinotto, il manager che in dieci anni di reggenza e in trent'anni di cursus honorum, ha diversificato più di tutti gli investimenti del Leone e ha conquistato fette di mercato a est e ovest, ampliando la ragnatela del gruppo.
Tutto in tre giorni, quindi, e in dieci voti contro. A partite dall'azionista di maggioranza relativa, Mediobanca, con il suo 13,4%, che ha proposto la mozione di sfiducia; poi Francesco Gaetano Caltagirone e Lorenzo Pellicioli della De Agostini. Con Perissinotto si sono schierati Diego Della Valle e ovviamente il finanziere Petr Kellner (croce e delizia dell'ex ceo), pronto a esercitare nel 2014 l'opzione put da 2,5 miliardi di euro, che potrebbe offuscare non poco gli orizzonti di Generali e i ritorni dei suoi azionisti. Il patron di Tod's, intercettato al termine del consiglio, aveva spiegato che questa è la democrazia", ma che licenziare Perissinotto è stato un errore grave. Tanto grave da meritare le dimissioni dello stesso Della Valle, che, ha detto, farà pervenire oggi sul tavolo del presidente Gabriele Galateri di Genola, attuale delegato dei poteri di Group ceo e dg.
Oggi inizia l'era di Mario Greco. Un comunicato di Zurich, di cui era ceo del settore General Insurance, l'ha salutato in mattinata: "Ringrazio Mario per tutto quello che ha fatto per Zurich, ha svolto un eccellente lavoro", ha detto Martin Senn, capo del colosso assicurativo svizzero. Il top manager designato dai soci del Leone ha un curriculum noto e lunghissimo, e nessuno si sogna nemmeno lontanamente di mettere in discussione la competenza del nuovo numero uno della compagnia triestina. Greco ha 52 anni, sette in meno del predecessore, arriva a Trieste da Zurich dove è approdato nell'ottobre 2007. E' un McKinsey boy, scuola di metà dei manager dell'attuale capitalismo mondale, un milanista di Napoli e un appassionato di lettura e bici. Tra il '95 e 2005, anni in cui l'attuale sistema finanziario mondiale si formava per come lo conosciamo, ha lavorato in Ras e in Eurizon. Ora la sfida più grande: riportare le Generali a livello delle altre grandi europee Axa, Allianz e la stessa Zurich. Con un piccolo particolare: il Leone è un'azienda italiana di sistema, e per questo ha oltre 50 miliardi di titoli di Stato italiani. Il che vuol dire rendimenti alti, ma alto rischio. Poi ci sono le partecipazioni (già svalutate) in Telco, la holding di controllo di Telecom e quella in Rcs (3,9%), che lo stesso Perissinotto all'assemblea di aprile aveva detto di voler dismettere. Non ne ha avuto il tempo.
Tutto in tre giorni, quindi, e in dieci voti contro. A partite dall'azionista di maggioranza relativa, Mediobanca, con il suo 13,4%, che ha proposto la mozione di sfiducia; poi Francesco Gaetano Caltagirone e Lorenzo Pellicioli della De Agostini. Con Perissinotto si sono schierati Diego Della Valle e ovviamente il finanziere Petr Kellner (croce e delizia dell'ex ceo), pronto a esercitare nel 2014 l'opzione put da 2,5 miliardi di euro, che potrebbe offuscare non poco gli orizzonti di Generali e i ritorni dei suoi azionisti. Il patron di Tod's, intercettato al termine del consiglio, aveva spiegato che questa è la democrazia", ma che licenziare Perissinotto è stato un errore grave. Tanto grave da meritare le dimissioni dello stesso Della Valle, che, ha detto, farà pervenire oggi sul tavolo del presidente Gabriele Galateri di Genola, attuale delegato dei poteri di Group ceo e dg.
Oggi inizia l'era di Mario Greco. Un comunicato di Zurich, di cui era ceo del settore General Insurance, l'ha salutato in mattinata: "Ringrazio Mario per tutto quello che ha fatto per Zurich, ha svolto un eccellente lavoro", ha detto Martin Senn, capo del colosso assicurativo svizzero. Il top manager designato dai soci del Leone ha un curriculum noto e lunghissimo, e nessuno si sogna nemmeno lontanamente di mettere in discussione la competenza del nuovo numero uno della compagnia triestina. Greco ha 52 anni, sette in meno del predecessore, arriva a Trieste da Zurich dove è approdato nell'ottobre 2007. E' un McKinsey boy, scuola di metà dei manager dell'attuale capitalismo mondale, un milanista di Napoli e un appassionato di lettura e bici. Tra il '95 e 2005, anni in cui l'attuale sistema finanziario mondiale si formava per come lo conosciamo, ha lavorato in Ras e in Eurizon. Ora la sfida più grande: riportare le Generali a livello delle altre grandi europee Axa, Allianz e la stessa Zurich. Con un piccolo particolare: il Leone è un'azienda italiana di sistema, e per questo ha oltre 50 miliardi di titoli di Stato italiani. Il che vuol dire rendimenti alti, ma alto rischio. Poi ci sono le partecipazioni (già svalutate) in Telco, la holding di controllo di Telecom e quella in Rcs (3,9%), che lo stesso Perissinotto all'assemblea di aprile aveva detto di voler dismettere. Non ne ha avuto il tempo.
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