Per la scalata Fonsai, Palladio e Sator non saranno soli
I fondi cercano partner industriali: potrebbero trovarli
Il patto di consultazione sottoscritto da Palladio e Sator il giorno di San Valentino, 14 febbraio, per siglare la loro comune intenzione di sostenere la ricapitalizzazione di Fonsai, è stato depositato al registro delle imprese. L'accordo, valido fino al 30 settembre del 2012, ma rinnovabile, prevede il diritto di prelazione, nel caso in cui uno dei due decidesse di vendere anche solo una parte della propria quota e l'eventuale creazione di una newco, in cui confluirebbero le azioni in Fonsai in modo paritetico.
L'altra caratteristica che fa rizzare le orecchie al mercato è la possibilità di aprire a terzi soggetti interessati ad aggregarsi a quell'8% non vincolato, e diviso tra i vicentini (5%) e Matteo Arpe (3%). Che da qui vi sia una possibilità concreta di una scalata ostile a Fonsai è tutto da dimostrare. Ma i due fondi stanno cercando alleanze in Italia e all'estero.
Oggi indiscrezioni di stampa riportavano di un colloquio tra la coppia veneta Meneguzzo-Drago e l'Ad di Cattolica Assicurazioni Giovan Battista Mazzucchelli: discorso però conclusosi subito con un "no grazie" da parte di Mazzucchelli a un appoggio alla nuova cordata. Cattolica non commenta una voce di mercato che comunque, visto l'ipotizzato diniego, non la riguarderebbe neanche.
Che si tratti di Cattolica Assicurazioni o di altri importanti player italiani o esteri (Axa, Allianz?), se Palladio cerca un partner industriale per accrescere il peso in Fonsai, l'operazione dei vicentini e di Arpe si configurerebbe meno finanziaria e più di sostanza per il settore. Tutti smentiscono, anzi nessuno commenta; anche se in ambienti assicurativi, secondo quanto ha potuto apprendere InsuranceTrade, era noto da tempo che Unipol non fosse la sola impresa fortemente interessata alla compagnia del gruppo Ligresti.
L'altra caratteristica che fa rizzare le orecchie al mercato è la possibilità di aprire a terzi soggetti interessati ad aggregarsi a quell'8% non vincolato, e diviso tra i vicentini (5%) e Matteo Arpe (3%). Che da qui vi sia una possibilità concreta di una scalata ostile a Fonsai è tutto da dimostrare. Ma i due fondi stanno cercando alleanze in Italia e all'estero.
Oggi indiscrezioni di stampa riportavano di un colloquio tra la coppia veneta Meneguzzo-Drago e l'Ad di Cattolica Assicurazioni Giovan Battista Mazzucchelli: discorso però conclusosi subito con un "no grazie" da parte di Mazzucchelli a un appoggio alla nuova cordata. Cattolica non commenta una voce di mercato che comunque, visto l'ipotizzato diniego, non la riguarderebbe neanche.
Che si tratti di Cattolica Assicurazioni o di altri importanti player italiani o esteri (Axa, Allianz?), se Palladio cerca un partner industriale per accrescere il peso in Fonsai, l'operazione dei vicentini e di Arpe si configurerebbe meno finanziaria e più di sostanza per il settore. Tutti smentiscono, anzi nessuno commenta; anche se in ambienti assicurativi, secondo quanto ha potuto apprendere InsuranceTrade, era noto da tempo che Unipol non fosse la sola impresa fortemente interessata alla compagnia del gruppo Ligresti.
Intanto, secondo fonti finanziarie, giovedì 23 febbraio si riunirà un consiglio di amministrazione di Fondiaria Sai in preparazione del cda del 15 marzo sul bilancio 2011. Il giorno prima, mercoledì 22, è previsto invece quello della Milano Assicurazioni, sempre riguardante temi di carattere preconsuntivo e non strettamente legati al progetto di integrazione con Unipol.
Di certo c'è che i fondi hanno irritato Mediobanca e Unicredit, che avevano architettato quello che pensavano fosse un piano perfetto con la fusione a quattro tra Unipol, Premafin, Milano Assicurazioni e Fonsai. L'ingresso delle coop nel salotto buono della finanza, con la conseguente uscita di scena dei Ligresti da Piazzetta Cuccia, è stato da subito visto come una mezza rivoluzione. Ma alla fine molti cooperatori si chiedono: è giusto che una compagnia che gestisce le risorse di migliaia di soci le impieghi in salvataggi?
Di certo c'è che i fondi hanno irritato Mediobanca e Unicredit, che avevano architettato quello che pensavano fosse un piano perfetto con la fusione a quattro tra Unipol, Premafin, Milano Assicurazioni e Fonsai. L'ingresso delle coop nel salotto buono della finanza, con la conseguente uscita di scena dei Ligresti da Piazzetta Cuccia, è stato da subito visto come una mezza rivoluzione. Ma alla fine molti cooperatori si chiedono: è giusto che una compagnia che gestisce le risorse di migliaia di soci le impieghi in salvataggi?
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