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Polizze property: dalla parte dell'assicurato

Intensità e frequenza delle catastrofi naturali stanno creando effetti a catena sul mercato assicurativo, con le capacità che si assottigliano proprio quando dovrebbero invece aumentare. Gli intermediari si trovano a dover spiegare ai clienti questo nuovo mondo, sempre più incerto

Polizze property: dalla parte dell'assicurato
Il cambiamento climatico ha determinato uno stravolgimento epocale del sistema assicurativo mondiale. Per avere contezza delle proporzioni, non sono sufficienti le raffigurazioni che ognuno di noi può immaginare per rappresentare le conseguenze dell’innalzamento degli oceani, delle alluvioni devastanti, dei tornadi e delle grandinate. È chiaro che la sensibilità verso il tema è massima. Tuttavia, il riscaldamento globale prosegue inesorabile e invertirne la rotta è compito arduo. 

Gli effetti positivi delle azioni correttive intraprese si manifesteranno fra decenni ed è verosimile sostenere che ciò determinerà scenari di profonda sofferenza per le popolazioni più povere, nonché grande complessità di gestione in termini di danni ai beni e di continuità aziendale per i paesi industrializzati. In questo contesto, il compito dell’assicuratore si complica considerando che i dati essenziali per misurare il rischio mutano di anno in anno, determinando valori di frequenza, intensità e calcolo attuariale del tutto nuovi e in aumento esponenziale rispetto alla storia assicurativa conosciuta. 

UNA FRAGILITÀ SISTEMICA 
Fin dalle prime forme di assicurazioni, si è cercato di trovare soluzioni che proteggessero l’assicurato dai casi avversi della vita. È interessante ricordare le origini del mestiere, quando l’armatore assoldava l’assicuratore per proteggere la nave col suo carico per i rischi di terra, mare e fuoco. Qui, però, la questione è profondamente diversa. Un evento catastrofico che colpisca su vasta scala regioni con tassi di industrializzazione importanti determinerebbe danni tali da mettere in ginocchio qualsiasi compagnia assicurativa non opportunamente riassicurata. 

Quanto accaduto negli ultimi anni ha messo in evidenza una fragilità sistemica che ne ha rilevato, al di là dei risarcimenti, l’inadeguatezza a far fronte in tempi accettabili all’esigenza degli assicurati, così come l’incapacità di ripristinare i rispettivi danni con provviste economiche derivanti dalle polizze. In molti casi, il dover anticipare di tasca propria somme cospicue ha fatto la differenza fra ricostruire in tempi brevi o attendere indennizzi infiniti. Tutta la filiera del sinistro, dalla denuncia per arrivare alla perizia, ha determinato un impatto considerevole attraverso una mole di lavoro non compatibile con l’esigenza dei clienti che, in molti casi, hanno dovuto fare i conti con automezzi fermi, aziende improduttive o, peggio ancora, case distrutte.

Non è dunque un problema circoscritto solo al mero calcolo attuariale di quanto fabbisogno tecnico occorre per far quadrare i conti, ma si estende sul grado di resilienza dell’intero sistema a eventi dannosi massivi e di intensità così importante. L’esperienza ci insegna che occorre prepararsi con modelli di servizio diversi e appropriati anche a calamità di tale portata. 

IL DIFFICILE COMPITO DEL DISTRIBUTORE 
Altro aspetto da non trascurare è la questione della riassicurazione. Ogni compagnia o gruppo assicurativo ha dovuto fare i conti con un incremento importante del costo della riassicurazione e con l’aumento delle franchigie a loro carico. Tutto ciò con la necessaria conseguenza di equilibrare il conto economico del business assicurativo. In altre parole, di fronte a maggiori costi di copertura riassicurativa e di remunerazione del rischio con franchigie più alte, vi è stato un ricalcolo esponenziale delle tariffe sulle aree geografiche più a rischio sul territorio nazionale. 

Tutto perfetto dal punto di vista matematico, ma con quale impatto sul cliente? Il distributore, figura che si pone a contatto con l’assicurato, deve trovare le motivazioni a tutto questo, cosa per nulla facile, non solo per i rapporti commerciali, ma per gli aspetti giuridici cui deve sottostare. In alcuni passaggi contenuti nel regolamento Ivass n. 40 del 2 agosto 2018, si stabilisce che “i distributori devono comportarsi con equità, onestà, professionalità, correttezza e trasparenza nel miglior interesse dei contraenti e degli assicurati e in modo da non recare pregiudizio”, “i distributori sono tenuti a proporre contratti coerenti con le richieste ed esigenze di copertura assicurativa e previdenziale del contraente o dell’assicurato”, “sulla base delle informazioni raccolte, i distributori, forniscono al contraente in forma chiara e comprensibile, informazioni oggettive sul prodotto, illustrandone le caratteristiche, la durata, i costi, i limiti della copertura ed ogni altro elemento utile a consentirgli di prendere una decisione informata”. 

LA PROFILAZIONE ESTREMA PORTA ALLA DESERTIFICAZIONE ASSICURATIVA 
Ripercorrendo il tema con la declinazione degli articoli di riferimento, è evidente che esiste una profonda differenza fra le esigenze degli assicurati in tema di eventi atmosferici e la realtà assicurativa. Osserviamo il proliferare di rinnovi contrattuali con penalizzazioni rispetto alle garanzie in corso che colpiscono proprio quelle coperture per le quali l’assicurato ha esigenze di essere tutelato. Sia ben chiaro, non sto dicendo che le compagnie stiano agendo in modo scorretto; è loro compito garantire le prestazioni assicurate, diversamente verrebbe meno lo scopo di assicurarsi. 

Sto evidenziando che i distributori devono sottostare a norme che li obbligano ad assumere un ruolo di protezione degli interessi dell’assicurato, come ultimo presidio a tutela dei suoi diritti riconosciuti dal regolatore attraverso i flussi informativi previsti dalla normativa Pog. Un ruolo che stride con la pratica avviata dai principali gruppi di segmentare sempre più i clienti, profilando i rischi attraverso sofisticati algoritmi dipendenti da modelli di calcolo, addestrati per ottenere il massimo profitto, facendo venir meno il principio di mutualità. Mutualità, sussidiarietà e solidarietà sono gli ingredienti per far fronte ai grossi casi avversi della vita e sono alla base della professione assicurativa. 
Ce lo insegna la storia. Non è possibile pensare di non ripartire rischi così grandi in un’ottica mutualistica. La profilazione estrema porterà alla desertificazione assicurativa nelle zone a rischio maggiore per incapacità economica degli assicurati di far fronte ai costi assicurativi. 

UNA CRISI DI MUTUALITÀ 
Oggi il rischio è la somma di venti, tornadi, alluvioni e grandine. Permettetemi una provocazione: e se domani il rischio fosse il fuoco, cosa dovremmo fare? Non fare più polizze incendio? Sia ben chiaro, non è uno scenario troppo lontano dalla realtà: in California è in atto una profonda crisi, chiamata crisi assicurativa degli incendi boschivi, per la quale ci sono ampie zone prive di copertura assicurativa, tant’è che il governo e le autorità locali stanno adottando misure per affrontare la crisi degli incendi e migliorare la gestione del rischio per influenzare le politiche assicurative future. A questo punto, la domanda: meglio non assicurati o pagare un po’ tutti di più per far fronte a una problematica che oggi riguarda solo una parte degli assicurati, ma che domani potrebbe riguardare anche altre zone? A voi la risposta.

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