Come riprendere la politica del confronto?
Il presidente del gruppo agenti Generali chiede ai sindacati degli agenti una riapertura delle trattative con la rappresentanza delle compagnie. E intanto polemizza con i vertici sindacali sulla gestione del bilancio
18/05/2012
Giorni di passione per gli intermediari italiani, soprattutto a causa delle relazioni industriali tra agenti e Ania. I temi all'ordine del giorno sono il Fondo Pensione, le norme sulla rivalsa e il rinnovato contratto nazionale dei dipendenti d'agenzia. A questi nodi, in parte storici, si aggiungono dissensi interni, soprattutto allo Sna: tra rimborsi di viaggi negli Stati Uniti e tagli di personale per far fronte a problemi di bilancio, che in tempi di governi tecnici si chiamano spending review .
E' Vincenzo Cirasola, presidente del gruppo agenti Generali e della provinciale dello Sna di Bologna, che esce allo scoperto con un appello in cui chiede a gran voce che si riapra finalmente il dialogo tra l'organismo di rappresentanza delle compagnie e i due sindacati agenti, Sna e Unapass.
Sedersi al più presto al tavolo con l'Ania per risolvere le questioni serie e importanti che gravano sulla nostra categoria - dice Cirasola - come per esempio quella della rivalsa (per le nuove generazioni) e del Fondo Pensione (per gli agenti uscenti), che si trova notevolmente ridotto, e penalizzato, con un disavanzo prospettico di circa 38 milioni di euro". In uno slogan: "sospendere la politica dello scontro e riprendere la politica del confronto".
Cirasola si sente in qualche modo portatore di un disagio che accomuna tanti altri presidenti di gruppo, presidenti provinciali e numerosi agenti non iscritti ad alcun sindacato. Soprattutto monomandatari, ovviamente. Perché il problema per Cirasola ruota sempre intorno alla mancanza di tutela per gli agenti legati a una sola compagnia. "Ho seri dubbi - fa sapere - nella ripresa delle relazioni industriali con l'Ania se perseveriamo con l'obiettivo del plurimandato, che esiste già in Italia, come libera scelta dal 2007". La legge fissa i limiti dell'attività dell'agente plurimandatario, ma anche la cultura imprenditoriale e le peculiarità del cliente italiano contribuiscono, secondo Cirasola, alla solidità del sistema.
"In Italia - ricorda - l'agente in esclusiva e le imprese sono nate insieme circa 200 anni fa, facendo buoni affari e sarebbe un grave errore cercare di distruggere il nostro sistema che è uno dei più tutelati al mondo".
Ma non c'è dubbio che il mercato debba essere rinnovato e migliorato, anche perché sennò non si spiegherebbero le difficili condizioni di redditività delle imprese. Cirasola però insiste sull'idea che non è attraverso il canale dell'intermediazione che si può cambiare la situazione: "Ho la sensazione che oggi si voglia far passare il messaggio in base al quale l'agente che sceglie di lavorare per una sola compagnia non faccia l'interesse dei clienti, e che la sua attività sia ormai vecchia e superata. Non è certo il plurimandato che può creare concorrenza in un mercato mondiale oligopolista, diviso tra circa 15 grandi gruppi finanziari".
NO AL PLURIMANDATO OBBLIGATORIO
"Sì" quindi all'apertura del mercato, ma un secco "no" al plurimandato obbligatorio, che è fumo negli occhi per Cirasola. Su questo punto lo scontro con i vertici dello Sna è aperto, soprattutto con il presidente Claudio Demozzi, plurimandatario convinto, ma che, in realtà, non ha mai spinto decisamente verso l'ipotesi dell'obbligo. Demozzi, anche in questo ultimo periodo, dopo il decreto liberalizzazioni e tutte le questioni che girano intorno al famigerato articolo 34 sulla pluri-offerta, ha sostenuto l'opportunità della collaborazione A con A. "Lo Sna - evidenzia Cirasola - invece di informarci su questioni fondamentali per la nostra professione e per la nostra redditività, si preoccupa di comunicarci che alcuni suoi rappresentanti sono andati a Washington, per costruire il Ponte sul mondo. Lo Sna c'è già andato nel dicembre del 2006 ed io ero uno dei delegati".
E poi c'è la questione del direttore dimissionato qualche settimana fa. "I vertici hanno 'cacciato via' in tronco il proprio direttore per problemi di bilancio, e adesso ci addossiamo le spese per quattro persone per un viaggio studio all'estero già fatto?" Polemiche sui costi che certo non faranno piacere a chi gestisce il bilancio del sindacato. Cirasola cita solo alcuni numeri per dare un'idea delle spese: circa 61.000 euro per la Quota di adesione a Organismi Internazionali, che si sommano a 58.000 euro per le spese di viaggio in convegni internazionali. "Quest'anno - dice Cirasola - abbiamo fatto un preventivo di altri 58.000 euro.
Auspico che questi costi portino a risultati concreti".
L'AGENTE COME LIBERO IMPRENDITORE
Il presidente del gruppo agenti Generali invita i vertici dello Sna a essere più incisivi anche in Europa, "dove il Bipar è in mano prevalentemente ai broker, sarebbe necessario, per ottenere qualcosa, sedersi a un tavolo con il presidente dell'Associazione delle Imprese Assicurative Europee che, tra l'altro, per questo triennio, è italiano". Cirasola, poi, ritorna sul modello americano, evidenziandone distorsioni, ma anche buone inclinazioni: "Negli Stati Uniti diventare un agente monomandatario, un captive, è un sogno che molti indipendent-agent vorrebbero realizzare. Ma negli Usa non esiste né il Fondo Pensione, né l'Accordo
Impresa Agenti, e gli agenti captive sono sempre di più, mentre gli indipendent sono sempre meno".
Insomma la tendenza opposta che ci si auspica prenderà il mercato italiano. Ecco perché la considerazione finale di Cirasola chiama alla risposta
l'esecutivo Sna: "Gli agenti monomandatari, che occupano l'80% del mercato italiano, non si sentono adeguatamente rappresentanti dai nostri attuali dirigenti,
che si sono forse dimenticati che l'intermediario indipendente, vale a dire colui che non deve dare conto alle strategie delle compagnie e che si sente libero
imprenditore, in Italia esiste già da circa 30 anni e si chiama broker".
E' Vincenzo Cirasola, presidente del gruppo agenti Generali e della provinciale dello Sna di Bologna, che esce allo scoperto con un appello in cui chiede a gran voce che si riapra finalmente il dialogo tra l'organismo di rappresentanza delle compagnie e i due sindacati agenti, Sna e Unapass.
Sedersi al più presto al tavolo con l'Ania per risolvere le questioni serie e importanti che gravano sulla nostra categoria - dice Cirasola - come per esempio quella della rivalsa (per le nuove generazioni) e del Fondo Pensione (per gli agenti uscenti), che si trova notevolmente ridotto, e penalizzato, con un disavanzo prospettico di circa 38 milioni di euro". In uno slogan: "sospendere la politica dello scontro e riprendere la politica del confronto".
Cirasola si sente in qualche modo portatore di un disagio che accomuna tanti altri presidenti di gruppo, presidenti provinciali e numerosi agenti non iscritti ad alcun sindacato. Soprattutto monomandatari, ovviamente. Perché il problema per Cirasola ruota sempre intorno alla mancanza di tutela per gli agenti legati a una sola compagnia. "Ho seri dubbi - fa sapere - nella ripresa delle relazioni industriali con l'Ania se perseveriamo con l'obiettivo del plurimandato, che esiste già in Italia, come libera scelta dal 2007". La legge fissa i limiti dell'attività dell'agente plurimandatario, ma anche la cultura imprenditoriale e le peculiarità del cliente italiano contribuiscono, secondo Cirasola, alla solidità del sistema.
"In Italia - ricorda - l'agente in esclusiva e le imprese sono nate insieme circa 200 anni fa, facendo buoni affari e sarebbe un grave errore cercare di distruggere il nostro sistema che è uno dei più tutelati al mondo".
Ma non c'è dubbio che il mercato debba essere rinnovato e migliorato, anche perché sennò non si spiegherebbero le difficili condizioni di redditività delle imprese. Cirasola però insiste sull'idea che non è attraverso il canale dell'intermediazione che si può cambiare la situazione: "Ho la sensazione che oggi si voglia far passare il messaggio in base al quale l'agente che sceglie di lavorare per una sola compagnia non faccia l'interesse dei clienti, e che la sua attività sia ormai vecchia e superata. Non è certo il plurimandato che può creare concorrenza in un mercato mondiale oligopolista, diviso tra circa 15 grandi gruppi finanziari".
NO AL PLURIMANDATO OBBLIGATORIO
"Sì" quindi all'apertura del mercato, ma un secco "no" al plurimandato obbligatorio, che è fumo negli occhi per Cirasola. Su questo punto lo scontro con i vertici dello Sna è aperto, soprattutto con il presidente Claudio Demozzi, plurimandatario convinto, ma che, in realtà, non ha mai spinto decisamente verso l'ipotesi dell'obbligo. Demozzi, anche in questo ultimo periodo, dopo il decreto liberalizzazioni e tutte le questioni che girano intorno al famigerato articolo 34 sulla pluri-offerta, ha sostenuto l'opportunità della collaborazione A con A. "Lo Sna - evidenzia Cirasola - invece di informarci su questioni fondamentali per la nostra professione e per la nostra redditività, si preoccupa di comunicarci che alcuni suoi rappresentanti sono andati a Washington, per costruire il Ponte sul mondo. Lo Sna c'è già andato nel dicembre del 2006 ed io ero uno dei delegati".
E poi c'è la questione del direttore dimissionato qualche settimana fa. "I vertici hanno 'cacciato via' in tronco il proprio direttore per problemi di bilancio, e adesso ci addossiamo le spese per quattro persone per un viaggio studio all'estero già fatto?" Polemiche sui costi che certo non faranno piacere a chi gestisce il bilancio del sindacato. Cirasola cita solo alcuni numeri per dare un'idea delle spese: circa 61.000 euro per la Quota di adesione a Organismi Internazionali, che si sommano a 58.000 euro per le spese di viaggio in convegni internazionali. "Quest'anno - dice Cirasola - abbiamo fatto un preventivo di altri 58.000 euro.
Auspico che questi costi portino a risultati concreti".
L'AGENTE COME LIBERO IMPRENDITORE
Il presidente del gruppo agenti Generali invita i vertici dello Sna a essere più incisivi anche in Europa, "dove il Bipar è in mano prevalentemente ai broker, sarebbe necessario, per ottenere qualcosa, sedersi a un tavolo con il presidente dell'Associazione delle Imprese Assicurative Europee che, tra l'altro, per questo triennio, è italiano". Cirasola, poi, ritorna sul modello americano, evidenziandone distorsioni, ma anche buone inclinazioni: "Negli Stati Uniti diventare un agente monomandatario, un captive, è un sogno che molti indipendent-agent vorrebbero realizzare. Ma negli Usa non esiste né il Fondo Pensione, né l'Accordo
Impresa Agenti, e gli agenti captive sono sempre di più, mentre gli indipendent sono sempre meno".
Insomma la tendenza opposta che ci si auspica prenderà il mercato italiano. Ecco perché la considerazione finale di Cirasola chiama alla risposta
l'esecutivo Sna: "Gli agenti monomandatari, che occupano l'80% del mercato italiano, non si sentono adeguatamente rappresentanti dai nostri attuali dirigenti,
che si sono forse dimenticati che l'intermediario indipendente, vale a dire colui che non deve dare conto alle strategie delle compagnie e che si sente libero
imprenditore, in Italia esiste già da circa 30 anni e si chiama broker".
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