Saporito: “Questo sindacato è antistorico..”
Il presidente dell’Associazione Agenti Unipol nelle scorse settimane ha rassegnato le proprie dimissioni dall’esecutivo nazionale dello Sna. In questa intervista esclusiva ci spiega perché, e analizza l’evoluzione del mercato, sempre più “tavolo che si regge su tre gambe: compagnie, agenti, clienti”
Dottor Saporito, non c’era strada alternativa rispetto alle dimissioni?
Direi proprio di no. Non mi pare che esistessero margini per rimanere nell’esecutivo nazionale con una parte del gruppo dirigente, sempre più “barricato” in battaglie di retroguardia, e incapace di leggere con una lente nuova le esigenze degli agenti. Una rappresentanza che non sa più cogliere e rappresentare i segnali che gli arrivano dalla base, mi scusi, ma a cosa serve? Penso alla mancata ratifica del nostro accordo con l’azienda, approvato dagli agenti Unipol a larghissima maggioranza (513 voti a favore, 6 contrari e 4 astenuti), ma anche alla precedente bocciatura di simili intese in Allianz e in Sai. Ma, più in generale, mi pare purtroppo questo modello di sindacato sia ormai incapace di stare al passo con i tempi, e di guardare al mondo che cambia.
Eppure Sna ha un numero di iscritti importante, no? Quanti sono?
Sono quasi 8.000 mila, ma su un universo di riferimento della categoria che è di 18 mila professionisti. Quindi, anche considerando gli iscritti Unapass, è evidente che la gran parte degli agenti assicurativi, e aggiungo purtroppo, non si sente rappresentata dai propri sindacati. Aggiungo, per completare il quadro, che gran parte degli iscritti allo Sna in realtà ha un tipo di partecipazione assai passiva, e che la struttura dell’organizzazione è talmente lenta, farraginosa e antistorica che esiste ancora il comitato centrale. Ha capito bene? Ma insomma …
Secondo lei il rinnovamento è troppo lento insomma…
Non c’è proprio la volontà di rinnovare, mi creda. Il che spinge tra l’altro la fascia di agenti più dinamica e orientata al futuro a guardare altrove. Ma lo sa che, in questi tre anni di partecipazione all’esecutivo nazionale, ho proposto più volte di passare alle riunioni a distanza, tramite videoconferenza. Sarebbe un risparmio straordinario, di tempo e di denaro. Ebbene, solo ultimamente sono state acquistate le attrezzature necessarie, e c’è già chi preferisce ritornare al passato!
Lei attribuisce al presidente Sna Giovanni Metti responsabilità particolari?
Lui, rappresenta la punta di un’iceberg, di un modo di pensare di quella parte del gruppo dirigente che predilige il mantenimento dello status quo, e considera le innovazioni come nemico da combattere a tutti i costi.
Ma perché è entrato nell’esecutivo nazionale?
Per provare a cambiare le cose, e portare la voce dei gruppi agenti che di fronte all’attuale deriva del sindacato sono rimasti l’unico baluardo della categoria, per chi ancora vuole guardare al futuro e giocare in attacco, non stare barricato in difesa. Lo diciamo in termini calcistici? Chi gioca per lo zero a zero, alla fine un goal lo incassa, e continua a perdere. Sia chiaro, anch’io ho delle responsabilità. Avrei potuto abbandonare nel novembre 2009 quando - senza essere stato informato né in veste di componente dell’esecutivo, né in quella di presidente di gruppo - il presidente Metti proclamò uno sciopero a sostegno dei colleghi di Aurora. Sciopero inspiegabile dal quale ho pubblicamente preso le distanze soprattutto per il metodo con il quale era stato proclamato e che mi è costata una censura! Oppure, avrei potuto dare le dimissioni nel dicembre del 2010 quando siamo arrivati ad un passo dall’avvio del percorso di unificazione con Unapass e alla fine non se fece più niente. Infine il nostro accordo, come si dice abitualmente, è stato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Dottor Saporito, lei per ora è uscito solo dall’esecutivo: si appresta ad abbandonare anche lo Sna in maniera definitiva? E magari ad aderire a Unapass?
Per ora sono ancora iscritto allo Sna e cercherò di far prevalere le nostre idee al prossimo congresso. Ma non credo che la soluzione sia fare i partigiani tra Sna e Unapass. Qui ci vuole un vero cambiamento epocale, occorre che entrambi i sindacati di categoria evolvano verso nuove forme di rappresentanza, formali e sostanziali, e in quest’ambito penso che i gruppi agenti debbano dire la propria giocando un ruolo da protagonisti e non da comprimari, come qualcuno ritiene. Si è lavorato per anni a un progetto di fusione tra le due realtà: credo che Unapass fosse già pronta al passo, purché naturalmente non si parlasse di brutale annessione del piccolo da parte del grande, ma appunto di un nuovo orizzonte per la categoria e anche in quel caso si sarebbe creato un sindacato minoritario. Ebbene, sono subentrate le solite logiche di conservazione del potere, e non se n’è fatto nulla. Intanto dentro lo Sna, come noto, negli ultimi mesi è esplosa prima l’insofferenza, poi la contestazione. C’è Il coraggio di cambiare, che fa capo a Vincenzo Cirasola e Carla Barin, gruppo che si è costituito come vera e propria corrente culturale. E poi, ecco arrivare anche gli Intermediari Uniti che, di fatto, sono nati da una frattura della giunta. Una divaricazione delle idee e dei bisogni che non trovano più la sintesi del gruppo dirigente. Tutti segnali di cambiamento necessario, non più procrastinabile.
Intanto però il mercato evolve, galoppa. Gli agenti riusciranno a restare al centro del business?
Certo che sì, dobbiamo riuscirci. E i gruppi agenti si ritrovano oggi a fare da supplenza rispetto a un sindacato che non riesce a rappresentarli. La realtà è che gli agenti, in gran parte, sanno interpretare il rinnovamento, e si rendono ben conto (le faccio naturalmente l’esempio di Unipol, perché lo conosco bene) che il mercato è un tavolo che si regge su tre gambe: compagnie, agenti, clienti. Se il tavolo è forte e bilanciato, con le tre gambe in equilibrio, tutto funziona. Se una delle gambe è più corta delle altre, tutto si rovescia, e ci rimettiamo tutti.
Fuor di metafora, ci dà qualche numero sulle agenzie Unipol?
Volentieri. Con circa 450 agenzie operative, raccogliamo 200 milioni di euro di provvigioni. Il che significa 450 mila euro medi di provvigioni. Che è parecchio più della media nazionale. E puntiamo davvero sull’innovazione, sia tecnologica sia organizzativa. Guardi, i modelli gestionali oggi sono essenziali per fare business. Dire che le agenzie non sono tutte uguali non è un’eresia, è costatare la realtà. Nel mercato ci sono agenzie che hanno ricavi per 100 mila euro di provvigioni l’anno, e altre da 1 milione di euro. Con tipologie di clientela diverse e con modelli d’impresa differenti, che necessitano, anche da parte della compagnia, di supporti differenti. Sono numeri che le dimostrano quanto il “nostro mondo” sia radicalmente cambiato. A non essersene accorto temo sia solo una parte del sindacato di categoria e di questo sono realmente dispiaciuto.
Ettore Grassano
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