È in Europa il futuro di agenti e broker
Proprio durante il semestre di presidenza italiana dell'Ue, la direttiva Imd 2 sull'intermediazione entrerà nella fase decisiva di discussione. Ma sono molti altri i temi che potranno cambiare il settore assicurativo, a partire da una sburocratizzazione del sistema grazie al digitale. Patrizia Toia, già parlamentare europea per il Pd e candidata alle prossime elezioni, spiega le prospettive per una nuova fase
21/05/2014
La politica deve saper regolare il mercato e indirizzarne lo sviluppo. Ma se la politica non agevola il fare impresa e quindi il creare ricchezza, sempre nel rispetto di regole certe e nell'interesse esclusivo della collettività, la burocrazia taglia le gambe agli operatori economici. È quello che è accaduto in questi ultimi anni e che, in parte, sta accadendo ancora, non solo in Italia ma anche in Europa, da cui molto dipende e dipenderà nel prossimo futuro. Gli interventi legislativi e regolatori nel campo delle assicurazioni si succedono in modo disordinato: lo stiamo vedendo in questi ultimi tre anni in Italia. Dall'Europa si attendono poi importanti interventi: Solvency II, la tanto attesa nuova direttiva sulla stabilità finanziaria delle assicurazioni europee, ma anche Imd 2, che proprio durante il semestre italiano di presidenza europea (inizio il primo luglio) troverà spazio nelle agende di Consiglio Europeo e Trilogo. Ecco perché è importante che la politica italiana in Europa sappia indirizzare il dibattito su questi temi.
Le regole dovrebbero essere poche e funzionali agli interessi del mercato libero e del consumatore, cui va data tutta la tutela", sottolinea in una nota l'associazione dei broker Acb. Per farlo è necessario "raggiungere un maggiore livello di dialogo e collaborazione tra le parti, nell'interesse di tutti". Ne è convinta anche Patrizia Toia, già deputata democratica del Parlamento Europeo e candidata per le prossime elezioni che si svolgeranno domenica 25 maggio.
Toia è vice presidente del gruppo Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo e in questi cinque anni, dal 2009 al 2014, ha fatto parte delle principali commissioni economiche: è stata vice presidente di Industria, ricerca ed energia e membro della commissione Sviluppo. Si è occupata, oltre che delle principali questioni legate all'agenda digitale, anche di temi assicurativi e dell'intermediazione.
Il rapporto tra cliente e intermediario deve essere salvaguardato facilitando l'accesso ai servizi di consulenza ed evitando di penalizzare chi non può permettersi il pagamento di fee elevate per ricevere servizi. Come garantire questo diritto?
Si tratta di partire dal ruolo dell'intermediario in relazione al cliente assicurato, un ruolo che deve necessariamente essere anche di consulenza. Ritengo necessario definire, insieme agli attori interessati, le regole per assicurare correttezza e trasparenza nella definizione dei costi così da porre tutti i soggetti in una condizione di parità negli obblighi di servizio.
Il valore dell'intermediazione è, e deve continuare a essere, la qualità del servizio prestato al cliente (individui, famiglie e Pmi). Qual è la sua visione della distribuzione assicurativa del nostro Paese?
L'intermediario deve caratterizzare di più la sua offerta in termini di servizio. Oggi tutto si gioca sulla polizza e l'incasso oltre che sulla relazione personale che è sempre decisiva. Non vedo grandi innovazioni di servizio. La responsabilità maggiore è delle compagnie, ma non solo. Se il mercato Usa è caratterizzato all'80% dall'offerta di servizi di ampia gestione dei rischi (mentre quello italiano lo è al 6%), capisce che parliamo di mondi diversi, e nessuno può chiamarsi fuori. Ognuno porta una certa responsabilità. Anche gli intermediari e le loro associazioni.
Attualmente manca la trasparenza del chi fa cosa: la compagnia gestisce i rischi, l'intermediario analizza i bisogni e confeziona la copertura trattando con la compagnia. Questi sono due ruoli ben definiti che devono essere remunerati in maniera distinta: la Imd2 va proprio in questa direzione: si tratterà di lavorare bene nella fase di recepimento della norma in sede nazionale, per tener conto delle diverse configurazioni fra i mercati del nord Europa e quelli del Mediterraneo.
Anche gli intermediari di più piccole dimensioni devono poter continuare a esprimere la loro capacità di fornire consulenza e servizi personalizzati, a dispetto di più grandi operatori e soggetti che, grazie alle enormi risorse economiche di cui dispongono, rischiano di cannibalizzare il mercato. Come evitare questo rischio?
L'intermediario (da solo o con altri colleghi) può mettere in campo servizi particolari, anche sotto forma di consigli, di grande valore. Ad esempio servizi di informazione organizzata e continuativa rispetto ai rischi e di prevenzione dei danni e protezione di beni e persone. Direi, anzi, che deve, alla luce delle norme. E poi, mi lasci dire che la qualità della relazione che il professionista sa stabilire con il cliente, sia professionale sia personale, ha un valore che forse si è un po' annebbiato. In questa relazione maturano l'affidabilità e la fiducia. Che devono essere reciproche. La qualità relazionale merita più di tutte di essere riconosciuta e retribuita. E non è questione di dimensione dell'operatore. Non ci sono rischi in merito: soprattutto in Italia, il valore dell'attività dell'intermediario è basato sulla fiducia e, quindi, sulla conoscenza reciproca. La presenza sul territorio è un valore inestimabile per un intermediario e i grandi intermediari non riescono a essere così capillari. Ci sarà sicuramente una evoluzione ma sarà sempre graduale permettendo a tutti di prendere le dovute misure.
L'era digitale è un vantaggio per le imprese e per il Paese. Come favorire lo sviluppo della relazione tra mondo assicurativo, intermediari e clientela?
L'era digitale è una grande occasione di innovazione, apertura e sviluppo. Consente di automatizzare le attività semplici e di concentrarci su quelle complesse e ad alto valore aggiunto. Nel nostro caso significherebbe passare a servizi per la ampia gestione dei rischi. Tutt'altra cosa rispetto alla semplice offerta di polizze per il loro trasferimento. Il mercato assicurativo europeo credo proprio che potrebbe raddoppiare i volumi, i guadagni e forse anche l'occupazione.
Il digitale è in grande ritardo in Italia proprio per la predominanza del valore sociale, la conoscenza reciproca ha sicuramente maggior valore rispetto a una pagina web. Mi auguro che le compagnie sappiano cogliere l'occasione per fare le cose al meglio e rendere tutto più semplice, sia per il consumatore sia per l'intermediario. I segnali positivi mi pare non manchino. Come può la politica favorire questi sviluppi? Parlandone in modo continuativo, non episodico; favorendo la ricerca specifica e sostenendo una fiscalità di vantaggio, ad esempio per i servizi che aiutano la prevenzione dei danni, la responsabilizzazione delle parti e la digitalizzazione dei processi.
Quali condizioni sono necessarie, in tema di digitalizzazione, per tutelare il consumatore?
Trasparenza e semplicità. Attualmente il mercato è sfavorito dall'eccesso di normative burocratiche e costose. Le regole devono essere poche, essenziali e comunicabili facilmente per permettere al consumatore di valutare e scegliere. La tutela del consumatore è tema strategico che deve affermarsi nelle relazioni di mercato.
È soprattutto questione di cultura. Certo, la politica deve saper regolare il mercato. Soprattutto indirizzarne lo sviluppo. Dobbiamo tutti (offerta e domanda) disporci a una maggior trasparenza di obiettivi e comportamenti. La digitalizzazione e la crescita di autonomie e capacità critiche tolgono spazio alle furbizie. Occorre però fare una distinzione: se da un lato la digitalizzazione favorirebbe le fasce basse di affari, dall'altra le fasce alte potrebbero approfittarne a scapito del consumatore, verrebbe meno la figura dell'intermediario e con lui le tutele.
Gli adempimenti burocratici appesantiscono il nostro Paese su più fronti. Quali interventi possono essere condotti per alleggerire l'attività degli intermediari, a favore di una relazione più vicina ai bisogni assicurativi delle famiglie italiane e delle aziende?
Non c'è dubbio sul fatto che questo mercato necessiti di una semplificazione. Penso sia fattibile solo migliorando i controlli e punendo severamente gli errori e i comportamenti scorretti. Chi investe in un sistema assicurativo, sapendo che la libertà è massima e le regole ferree, lo farebbe con molta oculatezza. Purtroppo gli interventi legislativi e regolatori in questo campo si succedono caoticamente e hanno portato solo a maggiori adempimenti burocratici, senza alcun vantaggio per il consumatore. Bisogna tornare a una maggiore concertazione chiedendo alle parti maggiore collaborazione nell'interesse di tutti: aziende, intermediari, consumatori e Stato. Credo che il momento sia maturo perché finalmente si possa ragionare insieme a livello europeo sul futuro del settore e sul ruolo che questo può avere nella vita sociale degli Italiani. Famiglie e imprese non possono fare a meno di un moderno sistema di gestione e assicurazione dei rischi. Servono una politica e una burocrazia all'altezza. La sede di questo lavoro è in Europa.
Le regole dovrebbero essere poche e funzionali agli interessi del mercato libero e del consumatore, cui va data tutta la tutela", sottolinea in una nota l'associazione dei broker Acb. Per farlo è necessario "raggiungere un maggiore livello di dialogo e collaborazione tra le parti, nell'interesse di tutti". Ne è convinta anche Patrizia Toia, già deputata democratica del Parlamento Europeo e candidata per le prossime elezioni che si svolgeranno domenica 25 maggio.
Toia è vice presidente del gruppo Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo e in questi cinque anni, dal 2009 al 2014, ha fatto parte delle principali commissioni economiche: è stata vice presidente di Industria, ricerca ed energia e membro della commissione Sviluppo. Si è occupata, oltre che delle principali questioni legate all'agenda digitale, anche di temi assicurativi e dell'intermediazione.
Il rapporto tra cliente e intermediario deve essere salvaguardato facilitando l'accesso ai servizi di consulenza ed evitando di penalizzare chi non può permettersi il pagamento di fee elevate per ricevere servizi. Come garantire questo diritto?
Si tratta di partire dal ruolo dell'intermediario in relazione al cliente assicurato, un ruolo che deve necessariamente essere anche di consulenza. Ritengo necessario definire, insieme agli attori interessati, le regole per assicurare correttezza e trasparenza nella definizione dei costi così da porre tutti i soggetti in una condizione di parità negli obblighi di servizio.
Il valore dell'intermediazione è, e deve continuare a essere, la qualità del servizio prestato al cliente (individui, famiglie e Pmi). Qual è la sua visione della distribuzione assicurativa del nostro Paese?
L'intermediario deve caratterizzare di più la sua offerta in termini di servizio. Oggi tutto si gioca sulla polizza e l'incasso oltre che sulla relazione personale che è sempre decisiva. Non vedo grandi innovazioni di servizio. La responsabilità maggiore è delle compagnie, ma non solo. Se il mercato Usa è caratterizzato all'80% dall'offerta di servizi di ampia gestione dei rischi (mentre quello italiano lo è al 6%), capisce che parliamo di mondi diversi, e nessuno può chiamarsi fuori. Ognuno porta una certa responsabilità. Anche gli intermediari e le loro associazioni.
Attualmente manca la trasparenza del chi fa cosa: la compagnia gestisce i rischi, l'intermediario analizza i bisogni e confeziona la copertura trattando con la compagnia. Questi sono due ruoli ben definiti che devono essere remunerati in maniera distinta: la Imd2 va proprio in questa direzione: si tratterà di lavorare bene nella fase di recepimento della norma in sede nazionale, per tener conto delle diverse configurazioni fra i mercati del nord Europa e quelli del Mediterraneo.
Anche gli intermediari di più piccole dimensioni devono poter continuare a esprimere la loro capacità di fornire consulenza e servizi personalizzati, a dispetto di più grandi operatori e soggetti che, grazie alle enormi risorse economiche di cui dispongono, rischiano di cannibalizzare il mercato. Come evitare questo rischio?
L'intermediario (da solo o con altri colleghi) può mettere in campo servizi particolari, anche sotto forma di consigli, di grande valore. Ad esempio servizi di informazione organizzata e continuativa rispetto ai rischi e di prevenzione dei danni e protezione di beni e persone. Direi, anzi, che deve, alla luce delle norme. E poi, mi lasci dire che la qualità della relazione che il professionista sa stabilire con il cliente, sia professionale sia personale, ha un valore che forse si è un po' annebbiato. In questa relazione maturano l'affidabilità e la fiducia. Che devono essere reciproche. La qualità relazionale merita più di tutte di essere riconosciuta e retribuita. E non è questione di dimensione dell'operatore. Non ci sono rischi in merito: soprattutto in Italia, il valore dell'attività dell'intermediario è basato sulla fiducia e, quindi, sulla conoscenza reciproca. La presenza sul territorio è un valore inestimabile per un intermediario e i grandi intermediari non riescono a essere così capillari. Ci sarà sicuramente una evoluzione ma sarà sempre graduale permettendo a tutti di prendere le dovute misure.
L'era digitale è un vantaggio per le imprese e per il Paese. Come favorire lo sviluppo della relazione tra mondo assicurativo, intermediari e clientela?
L'era digitale è una grande occasione di innovazione, apertura e sviluppo. Consente di automatizzare le attività semplici e di concentrarci su quelle complesse e ad alto valore aggiunto. Nel nostro caso significherebbe passare a servizi per la ampia gestione dei rischi. Tutt'altra cosa rispetto alla semplice offerta di polizze per il loro trasferimento. Il mercato assicurativo europeo credo proprio che potrebbe raddoppiare i volumi, i guadagni e forse anche l'occupazione.
Il digitale è in grande ritardo in Italia proprio per la predominanza del valore sociale, la conoscenza reciproca ha sicuramente maggior valore rispetto a una pagina web. Mi auguro che le compagnie sappiano cogliere l'occasione per fare le cose al meglio e rendere tutto più semplice, sia per il consumatore sia per l'intermediario. I segnali positivi mi pare non manchino. Come può la politica favorire questi sviluppi? Parlandone in modo continuativo, non episodico; favorendo la ricerca specifica e sostenendo una fiscalità di vantaggio, ad esempio per i servizi che aiutano la prevenzione dei danni, la responsabilizzazione delle parti e la digitalizzazione dei processi.
Quali condizioni sono necessarie, in tema di digitalizzazione, per tutelare il consumatore?
Trasparenza e semplicità. Attualmente il mercato è sfavorito dall'eccesso di normative burocratiche e costose. Le regole devono essere poche, essenziali e comunicabili facilmente per permettere al consumatore di valutare e scegliere. La tutela del consumatore è tema strategico che deve affermarsi nelle relazioni di mercato.
È soprattutto questione di cultura. Certo, la politica deve saper regolare il mercato. Soprattutto indirizzarne lo sviluppo. Dobbiamo tutti (offerta e domanda) disporci a una maggior trasparenza di obiettivi e comportamenti. La digitalizzazione e la crescita di autonomie e capacità critiche tolgono spazio alle furbizie. Occorre però fare una distinzione: se da un lato la digitalizzazione favorirebbe le fasce basse di affari, dall'altra le fasce alte potrebbero approfittarne a scapito del consumatore, verrebbe meno la figura dell'intermediario e con lui le tutele.
Gli adempimenti burocratici appesantiscono il nostro Paese su più fronti. Quali interventi possono essere condotti per alleggerire l'attività degli intermediari, a favore di una relazione più vicina ai bisogni assicurativi delle famiglie italiane e delle aziende?
Non c'è dubbio sul fatto che questo mercato necessiti di una semplificazione. Penso sia fattibile solo migliorando i controlli e punendo severamente gli errori e i comportamenti scorretti. Chi investe in un sistema assicurativo, sapendo che la libertà è massima e le regole ferree, lo farebbe con molta oculatezza. Purtroppo gli interventi legislativi e regolatori in questo campo si succedono caoticamente e hanno portato solo a maggiori adempimenti burocratici, senza alcun vantaggio per il consumatore. Bisogna tornare a una maggiore concertazione chiedendo alle parti maggiore collaborazione nell'interesse di tutti: aziende, intermediari, consumatori e Stato. Credo che il momento sia maturo perché finalmente si possa ragionare insieme a livello europeo sul futuro del settore e sul ruolo che questo può avere nella vita sociale degli Italiani. Famiglie e imprese non possono fare a meno di un moderno sistema di gestione e assicurazione dei rischi. Servono una politica e una burocrazia all'altezza. La sede di questo lavoro è in Europa.
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