Ania, le assicurazioni pronte a sostenere la ripresa
Nell'audizione in commissione Finanze della Camera, la presidente Farina ha parlato del ruolo del settore per far ripartire il Paese, e ha indicato gli interventi sul fronte regolamentare e fiscale che possono concorrere a un’azione più incisiva
08/07/2020
Gli impatti della pandemia sono subito apparsi molto seri anche per l’industria assicurativa ma, nonostante difficoltà, il settore ha retto, “continuando a svolgere pienamente il suo importante ruolo economico e sociale”. È quanto ha sottolineato la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, parlando in audizione presso la VI commissione Finanze della Camera, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica. Farina ha ricordato come le assicurazioni abbiano garantito, fin dai primi giorni dell’emergenza, “significative iniziative a sostegno del sistema sanitario nazionale, della Protezione Civile, delle comunità e del Paese”. Nel complesso, il discorso della presidente dell’Ania ha da un lato descritto quale può essere il ruolo del settore assicurativo per sostenere la ripresa post-Covid, e dall’altro ha indicato gli interventi sul piano regolamentare e fiscale che possono concorrere a rendere più efficace questo ruolo.
TRE AZIONI PER IL RILANCIO
Nel contesto del piano di rilancio, gli assicuratori possono giocare un ruolo centrale in primo luogo come investitori istituzionali. “La quota del risparmio degli italiani investita in forme di assicurazione vita – ha ricordato Farina – è in crescita ormai da anni”. Nel 2019, secondo i dati della Banca d’Italia, ha raggiunto il 18,2% della complessiva ricchezza finanziaria. Gli investimenti delle imprese assicuratrici, alla fine del 2019, erano pari a circa 950 miliardi di euro, corrispondenti al 53% del Pil. Il governo ha appena presentato un Piano di Rilancio costruito intorno a tre linee strategiche: modernizzazione del Paese; transizione ecologica; inclusione sociale e territoriale, parità di genere. “Queste linee strategiche richiedono un fortissimo incremento degli investimenti e riforme mirate a incrementare la competitività, l’equità e la sostenibilità sociale e ambientale”, ha osservato Farina, aggiungendo che per il successo del piano sarà cruciale “la capacità di favorire in maniera efficace l’afflusso di capitali privati sugli investimenti necessari”. “Per far ciò – ha proseguito – si potrebbe pensare all’offerta di garanzie sui progetti a più alto rischio o ad altri strumenti che permettano di conseguire condizioni e rendimenti di mercato”. Considerando due caratteristiche tipiche della struttura produttiva italiana, cioè l’elevata incidenza di Pmi che presentano una elevata quota dei debiti e la presenza di un gap infrastrutturale ancora elevato e “ben superiore a quello europeo”, Farina indica tre azioni da mettere in campo per rafforzare lo sviluppo del mercato dei capitali in Italia. In primis, occorre “migliorare le condizioni per la partecipazione ai mercati finanziari da parte degli investitori individuali”; in secondo luogo, “incoraggiare e rafforzare la partecipazione ai mercati dei capitali da parte degli investitori istituzionali”; infine, occorre rafforzare la resilienza del Paese: “famiglie e imprese più sicure e più assicurate – ha sottolineato – hanno meno necessità di risparmio precauzionale e possono allocare in maniera più efficiente le loro risorse patrimoniali”.
COLLABORAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO
Parallelamente bisogna rilanciare la previdenza integrativa, rendere più efficiente e più equa la spesa sanitaria privata delle famiglie, realizzare una partnership pubblico-privato in tema di catastrofi naturali: sono i tre temi da affrontare per aumentare il grado di protezione delle famiglie italiane. Farina, inoltre, ha fatto notare la necessità di dotarsi di un sistema efficiente di gestione assicurativa del rischio pandemico. “In proposito – ha detto – Ania ha costituito un comitato di eminenti esperti con l’obiettivo di individuare possibilità e modalità, in un’ottica di partnership pubblico-privato, di coprire anche con strumenti assicurativi alcuni effetti di eventuali future pandemie”.
IL RUOLO DEL SETTORE ASSICURATIVO
Come primari investitori istituzionali, ha ricordato la presidente dell’Ania, “le imprese assicuratrici hanno seguito nel corso degli anni, anche in coerenza con il tipo di impegni assunti nei confronti degli assicurati, un asset allocation che ha privilegiato i titoli a reddito fisso, in particolare quelli emessi dallo Stato italiano, pari, nel 2019, a 335 miliardi. Una politica che, tra l’altro,
ha contribuito ad attutire le forti turbolenze che si sono verificate nei momenti di crisi sui mercati finanziari, come ad esempio nel 2011-2012”. È ancora limitato, tuttavia, l’investimento nelle infrastrutture. Su questo punto, Farina ha ricordato come l’Ania stessa si sia fatta promotrice di “un progetto innovativo di investimento in infrastrutture italiane che ha coinvolto tutti gli attori chiave”. Dopo il primo closing di 320 milioni di euro lo scorso febbraio, è ora in corso il secondo closing con l’aspettativa di arrivare, se non superare, il target di 500 milioni.
ha contribuito ad attutire le forti turbolenze che si sono verificate nei momenti di crisi sui mercati finanziari, come ad esempio nel 2011-2012”. È ancora limitato, tuttavia, l’investimento nelle infrastrutture. Su questo punto, Farina ha ricordato come l’Ania stessa si sia fatta promotrice di “un progetto innovativo di investimento in infrastrutture italiane che ha coinvolto tutti gli attori chiave”. Dopo il primo closing di 320 milioni di euro lo scorso febbraio, è ora in corso il secondo closing con l’aspettativa di arrivare, se non superare, il target di 500 milioni.
COSA CAMBIARE SUL FRONTE REGOLAMENTARE E SU QUELLO FISCALE
Ad ogni modo, secondo l’Ania, per incoraggiare gli investimenti delle assicurazioni nelle imprese a media capitalizzazione e nelle Pmi, è necessario affrontare un tema regolamentare (per lo più di derivazione europea) e un tema fiscale. Sul primo fronte, sono necessari miglioramenti del quadro normativo europeo. Solvency II ha introdotto “principi innovativi e condivisibili”, ma questi primi anni di applicazione “hanno evidenziato alcune criticità”. Alcune regole, infatti, come il volatility adjustment, “espongono le imprese a una volatilità eccessiva della loro situazione patrimoniale e risultano incoerenti con il modello di business dell’industria”, pertanto l’Italia “ha bisogno di efficaci modifiche al meccanismo che tengano conto del fatto che l’attività assicurativa è un business di lungo termine, in grado di sopportare e riassorbire nel medio termine episodi di volatilità estrema”; parallelamente occorre “migliorare le calibrazioni dei requisiti patrimoniali per gli investimenti azionari e obbligazionari”, oggi troppo elevati. Sul secondo fronte, quello fiscale, Farina ha citato i Pir, oggetto di modifiche normative nel 2019 che hanno “provocato un significativo deflusso di risorse”. L’ultima legge di Bilancio ha ripristinato sostanzialmente la versione iniziale dei piani, mentre il decreto Rilancio ha introdotto i Pir alternativi, nuova tipologia che si aggiunge a quella in essere. “Tuttavia, per ora la normativa del settore assicurativo prevede vincoli tanto stringenti da rendere impossibile per le imprese realizzare Pir alternativi – ha detto Farina – ed è quindi opportuno, anche per ragioni di parità competitiva, adattare le norme settoriali alla disposizione generale”
L’auspicio dell’Ania è che il ripristino dei Pir originari, integrati da un vincolo di investimento in piccole imprese, e l’introduzione dei Pir alternativi “alimentino un’ulteriore crescita delle quotazioni al segmento Aim di Borsa Italiana”. Per facilitare questo processo, sarebbe molto importante sfruttare la dimensione (pari a oltre 500 miliardi di euro) del portafoglio delle polizze assicurative tradizionali, quelle in cui l’assicuratore garantisce in ogni caso il rimborso dell’investimento e che presentano, quindi, caratteristiche previdenziali di medio-lungo termine. “Se anche l’1% di questo portafoglio fosse impiegato in Pir, offrendo all’assicurato un proporzionale vantaggio fiscale, certamente i Pir garantirebbero significative nuove risorse a favore delle Pmi. In pratica – ha concluso Farina – si tratterebbe di estendere alle gestioni assicurative tradizionali le disposizioni già oggi previste a vantaggio degli enti di previdenza obbligatoria e delle forme di previdenza complementare”.
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