Ripartire dall’export
Secondo il rapporto di Sace “Open (again)” la ripartenza delle imprese italiane passerà per i mercati esteri, e al -11,3% di quest’anno subentrerà nel 2021 il dato positivo del 9,3%
L’economia italiana riparte dall’export su canali già noti e su altre strade che si mostrano potenzialmente interessanti per grandi imprese e Pmi. Sace, come “capofila” di un sistema che intende sostenere le aziende italiane alla conquista dei mercati esteri, stima per il 2020 un calo dell’11,3% delle esportazioni, il dato più basso registrato dall’anno nero 2009, e una ripresa già nel 2021 del 9,3%, un 5% medio nei due anni successivi.
I dati sono contenuti nell’ultimo Rapporto Export di Sace dal titolo Open (again), presentato in webconference con la partecipazione di Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia e delle Finanze, Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly e Alessandro Profumo, Ad di Leonardo, evento al quale sono intervenuti per Sace l’Ad Pierfrancesco Latini, il presidente Rodolfo Errore e il chief economist Alessandro Terzulli.
La situazione dell’export post-pandemia va ad innestarsi nel difficile contesto degli ultimi anni, caratterizzati da chiusure protezionistiche e da tensioni geopolitiche a livello globale che, associate agli esiti delle misure di contrasto alla pandemia, porteranno il commercio estero italiano di beni e servizi a livello del 2016, con un valore di circa 422 miliardi di euro. Il report suggerisce quelli che per Sace saranno nei prossimi anni i mercati più proficui per paese e settore merceologico, tra cui spicca l’interesse verso le tecnologie per le energie rinnovabili, il settore sanitario e farmaceutico, i sistemi per la trasformazione nell’agroalimentare, la meccanica, le infrastrutture e la moda. Destinatari delle merci tutti i principali mercati, in particolare i Paesi avanzati, l’Asia e l’area Europa Orientale e Csi.
L’e-commerce potrebbe essere una soluzione in caso di scenari incerti
Data l’elevata incertezza riguardo l’evoluzione dell’emergenza sanitaria a livello globale, lo studio di Sace simula anche due scenari di previsione alternativi e peggiorativi rispetto allo scenario base. Nel caso di un nuovo lockdown nei primi mesi del 2021 l’export italiano arriverebbe a segnare -12%, mentre nel caso di un’uscita più lenta del previsto dalle misure di restrizione economica e sociale le esportazioni potrebbero vedere una contrazione pari a -21,2%; in entrambi i casi il pieno recupero dei livelli del 2019 non si raggiungerebbe prima del 2023.
Lo studio dedica anche un approfondimento, curato dal Politecnico di Milano, alle potenzialità dei canali digitali nelle esportazioni, sia B2C che B2B. Sebbene con una crescita da alcuni anni in doppia cifra, l’export online italiano è ancora in una posizione di ritardo: il B2C online verso clienti stranieri ha segnato nel 2019 un +15% e un valore complessivo di 11,8 miliardi di euro, con prima voce di vendita il settore della moda; il B2B online rappresenta invece il 28% dell’export complessivo (circa 134 miliardi di euro) e ha il suo punto di forza nella filiera automobilistica.
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